eDITORIALE
LA MOSCHEA CONTESTATA L'America rivendichi il diritto alla sacralità di Ground Zero I
morti delle Torri Gemelle appartengono a tutto l'Occidente. Gli Stati
Uniti devono alzare la voce contro i tentativi di cancellare la memoria
dell'attacco. di Ida Magli il Giornale | 05/08/2010
Sembra
un po’ strano, almeno a prima vista, che tocchi all’Europa cominciare
un nuovo ciclo storico: difendere l’America dai suoi stessi errori.
Eppure questo momento è arrivato. Ci siamo accorti delle debolezze, e
delle conseguenti gravissime ripercussioni negative, del sistema
americano di gestione delle “differenze” – differenze etniche,
religiose, culturali – perché dalla fine della seconda guerra mondiale
le abbiamo adottate anche noi, e la legislazione europea, con le sue
norme antirazzismo, antixenofobia, ne è piena.
Fino a
qualche anno fa quasi tutti abbiamo pensato, soprattutto in Italia, che
i gravi problemi che ci siamo trovati ad affrontare tutti i giorni per
rispettare questa legislazione, copiata dall’America, fossero dovuti al
fatto che siamo troppi in un territorio immensamente più piccolo di
quello americano, ma soprattutto che è colpa nostra se siamo
insofferenti davanti alla pressione di religioni e di costumi diversi
dai nostri. Siccome tuttavia non è nello spirito delle nazioni europee
fermarsi alle situazioni empiriche, la filosofia, la psicologia,
l’antropologia hanno già da parecchio tempo ricominciato a riflettere
in profondità sui significati delle diverse civiltà, sugli itinerari
della storia, su che cosa conti davvero per gli uomini, per il loro
“essere nel mondo”, di là da un tranquillo tran tran quotidiano. E’
questa coscienza che finalmente sta dando di nuovo valore di vita ai
popoli d’Europa, schiacciati dal lungo periodo di smarrimento del
secondo dopoguerra, ed è questa coscienza che adesso può e deve parlare
anche all’America per esortarla ad alzare alta la voce contro qualsiasi
tentativo di sopraffare e cancellare la memoria dell’attacco e dei
morti a Ground Zero.
Sono morti che appartengono a tutto l’Occidente, a tutto il mondo
civile, e dunque all’Europa, all’Italia soprattutto, culla dei maggiori
giuristi, di coloro che per primi hanno elaborato le norme del diritto
anche nei confronti dei nemici, sia in pace sia in guerra. L’attacco
alle Torri Gemelle ha segnato l’irruzione in questa civiltà di una
mentalità, di un mondo che le è alieno e, per quanto dispiaccia dirlo,
quest’assoluta differenza culturale si dimostra anche nell’aver ideato
di costruire una moschea in un luogo che i musulmani dovrebbero essere
i primi a rispettare. Il fatto stesso di voler collocare proprio lì un
edificio simbolo della loro presenza testimonia, più che della loro
insensibilità nei confronti del dolore dell’America, di un’implicita ma
ben chiara volontà di predominio e di vittoria.
In quale altro modo, del resto, interpretare questa pretesa? E’ in base
a questa più che evidente constatazione che gli americani devono
rivendicare il loro diritto alla “sacralità” di Ground Zero, e
naturalmente di tutto lo spazio che lo circonda, in base alle regole
non scritte del Sacro che vigono da sempre, in ogni tempo e in ogni
cultura. Si tratta di regole, del resto, che i musulmani, fedelissimi
ai precetti della purità e della contaminazione, conoscono molto bene.
L’Italia però ha qualcos’altro da aggiungere, nell’esortare gli
americani a non cedere: gli italiani sono andati fin dall’inizio a
fianco degli americani a combattere contro il terrorismo, colpiti forse
più che gli altri popoli d’Europa dall’orrore di un assalto così
proditorio contro civili innocenti. Molti italiani sono ancora presenti
in tante zone di questa guerra così difficile e penosa, e molti dei
nostri ragazzi vi sono morti. Noi non permetteremo che la loro memoria
sia offesa, per nessun motivo, e non permetteremo neanche all’America
di dimenticarsi che ha il dovere di difenderla. Ida Magli Roma, 4/8/2010 © IL GIORNALE
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