eDITORIALE

E ora l'Islam
diventa il simbolo
del Continente

di Ida Magli
Il Giornale | 21/04/2010



  Parlare di ciò che ha deciso il Consiglio d’Europa fa uno strano effetto: viene subito alla mente, infatti, il pensiero che un'istituzione dal nome così pomposo e impegnativo quasi certamente gli italiani non sanno neanche che esiste e tanto meno che cosa ci stia a fare. Frutto di una vaga idea europeista della Francia e dell’Inghilterra appena uscite dalla guerra (risale al 1949) e composto dai ministri degli Esteri e da parlamentari indicati da quasi tutti gli Stati d’Europa, anche non appartenenti all’UE, il Consiglio d’Europa è uno dei tanti organismi internazionali che esistono quasi soltanto sulla carta e che assorbono montagne di denaro pur essendo privi di compiti precisi. Proprio per questo, però, ogni tanto il Consiglio d’Europa si ricorda di dover certificare la propria esistenza in vita e si affaccia sulla scena del mondo con qualche iniziativa sui generis. Questa volta si tratta di un concorso per la più bella moschea d’Europa. Bisogna riconoscere che in fatto di sensibilità per i problemi che maggiormente angustiano i popoli di cui si occupa e che provvedono con abbondanza al suo finanziamento, il Consiglio d’Europa non si lascia battere da nessuno. C’è forse un paese, oggi, in Europa, che non consideri la costruzione delle moschee come uno dei problemi più difficili da affrontare? Ebbene il Consiglio d’Europa ha deciso ( ma saremmo curiosi di sapere da parte di quale Stato è venuto il suggerimento) di mettere il suo peso sulla bilancia. Vi faccio vedere io, cari cittadini d’Europa, come si risolve questo problema; anzi vi dico chiaro e tondo che se avete anche il più piccolo dubbio, avete torto, torto marcio. Le moschee non soltanto si devono fare, ma non c’è un motivo al mondo per considerarle aliene all’impronta cristiana del paesaggio europeo, come qualcuno si è permesso di dire, e il concorso per la più bella ne è la prova: da oggi in poi sarà ufficialmente l’impronta islamica a caratterizzare la nuova Europa.

   Si tratta, dunque, di una pesante quanto astuta intromissione nel malessere di tanti cittadini nei confronti dell’eccessiva presenza musulmana, un malessere molto difficile da esprimere a causa di fattori psicologici e culturali più che politici. Fattori, quindi, non quantificabili in maniera concreta, ma che angosciano in profondità, tanto più che non trovano quasi mai né appoggio né riscontro nei leader politici e religiosi. L’Italia è, sotto questo aspetto, la nazione più tormentata. Gli italiani amano moltissimo il paesaggio punteggiato di campanili, la propria storia cadenzata sulle feste cattoliche, l’arte cristiana in tutte le sue forme, dalla musica alla pittura all’architettura. La severità con la quale rimproverano i tanti difetti della Chiesa non è segno di poco rispetto, ma al contrario, il segno di ciò che gli italiani hanno sempre desiderato che la Chiesa fosse, convinti, quasi più che la Chiesa stessa, della necessità della sua trascendenza. Oggi si sentono abbandonati, traditi dalle continue esortazioni all’accoglienza degli immigrati, in grande maggioranza musulmani, proprio perché si tratta di una presenza che non incide soltanto sul piano religioso, ma su tutta la civiltà italiana, sulla sua sensibilità al bello, alla “rappresentazione” artistica della narrazione evangelica, di quel Gesù che è stato tanto “poeta” da farsi amare, in quanto poeta, anche dai più grandi atei d’Europa.

Noi non vogliamo finanziare con le nostre tasse il concorso indetto dal Consiglio d’Europa.

Ida Magli 

20 aprile 2010


 
 















 
 
 
 

 

 
 
www.italianiliberi.it  posta@italianiliberi.it