eDITORIALE
Il Lazio e i compiti di una donna
di Ida Magli Italiani Liberi | 08/04/2010
Al
governo della regione Lazio è stata eletta una persona piena di energia
e dalla quale tutti si aspettano, anche in base alla sua esperienza di
sindacalista, la messa in ordine dei tanti problemi concreti, quali
quello della sanità e del suo enorme debito, abbandonati da
troppo tempo al loro destino. Un’aspettativa, questa, fondata
soprattutto sul fatto che si tratta di una “donna”. Dunque, una specie
di padrona di casa e di madre di famiglia all’ennesima potenza: pulita,
assennata, diligente, risoluta, ordinata, economa. Ebbene, non è così e
non deve essere così. A Renata Polverini spetta il compito di ridare
un’immagine positiva, culturale, “alta”, alla Regione Lazio,
ribellandosi al ruolo benefico, pratico, non creativo assegnato
alle donne, e sconfiggendo anche la diffusa, e ben motivata
convinzione, che la Destra sia sorda agli aspetti intellettuali e
artistici della politica. E’ la “provincia” che ha dato il maggior
numero di voti alla Polverini? Chi mette l’accento su questo dato,
quasi a volerne sminuire il valore, non sa che è questo, invece,
il suo maggiore titolo di merito in quanto è la popolazione della
provincia che custodisce, in innumerevoli monumenti, ciò che è più
prezioso per il mondo intero: le straordinarie opere degli antichissimi
uomini che ci hanno preceduto, dalla civiltà dei Ciclopi a quella
Etrusca, Latina, Romana; opere che testimoniano,fra l’altro, con le
incredibili capacità ingegneristiche e artistiche messe in atto, da
quanto lontano provengano quelle stesse capacità per le quali gli
italiani sono stati sempre famosi. Volendo citare anche soltanto pochi
nomi dell’immenso patrimonio archeologico del Lazio, non si sa quali
scegliere: dalle mura poligonali di Arpino, di Ferentino, di Alatri,
talmente stupefacenti da suscitare la sola reazione di un silenzio
sbigottito, alle imponenti e “misteriose” opere idrauliche intorno al
lago di Albano cui è legato il ricordo della vittoria dei Romani sulla
città di Veio; dalla struttura megalitica dell’Acropoli di Circei, a un
sito unico al mondo, quello della città di Norba con la sua ineffabile
Porta Maggiore… Si dirà che questi monumenti sono ben noti e che non
è attraverso l’archeologia che si può dare slancio all’economia del
Lazio. Invece è proprio questo che i cittadini laziali chiedono alla
Polverini: di ridonare alla Regione la sua prima ricchezza, l’immagine
di valore che le compete tramite ciò che possiede di più alto e di più
prezioso della sua civiltà, dopo il terribile trauma di
un’amministrazione che l’ha rappresentata agli occhi di tutto il mondo
con i lineamenti più turpi del vizio e della corruzione (è per questo
che ha vinto la Polverini, checché ne dica la Sinistra: ha il volto
pulito, non corromperà mai i carabinieri della sua scorta). Si tratta,
non di organizzare i cosiddetti “eventi”, quali le mostre, le gite
turistiche, gli anniversari e così via, come fatti singoli, ma di farli
scaturire da un “contesto”, vissuto, amato, studiato; creando quasi un
“tessuto” sempre presente agli occhi di coloro che si occupano dei vari
aspetti della vita della Regione in modo da diffonderne una conoscenza
approfondita a tutti i livelli. Sarà sufficiente mettere a frutto le
vaste competenze che già esistono nelle Università italiane e al tempo
stesso sollecitare l’interesse degli studenti per le discipline
necessarie alla tutela dei beni culturali. Questo è, infatti, un punto
fondamentale: bisogna essere italiani (maschi o femmine, Signora
Polverini, purché siano i migliori) per capire e interpretare al meglio
le civiltà antiche presenti nel territorio, e in particolare la
“Romanità”, il cui spirito è difficilissimo da cogliere per gli
stranieri. E’ chiaro che questa è la funzione principale dell’Italia
nel mondo: non “essere” un museo delle origini europee, ma conoscerle,
amarle e farle apprezzare nel momento stesso in cui le custodisce. La
regione Lazio, oltre Roma, ne può diventare l’antesignana visto che nel
suo territorio sono presenti tutti i fattori, tutti i dati
indispensabili per concretizzare il modello di questo modo di
conservare e di far vivere la storia.
Ida Magli 2 aprile 2010
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