eDITORIALE
Rom: conflitto Francia-Ue di Ida Magli il Giornale | 16.09.2010
Il
“diverbio” fra la Francia e l’Unione Europea, provocato dal rimpatrio
di gruppi di rom irregolari effettuato dal governo francese, sta
diventando sempre più infuocato. Reazioni stizzite da parte della
Francia, un “grande Stato” che non vuol sentirsi redarguire da nessuno,
tanto meno dall’UE, e accuse appena velate da parte dell’UE di
“disobbedienza” alle maggiori virtù del grande Sovrastato. Oltre al
conflitto di autorità, aleggia poi intorno alla questione
dell’immigrazione rom, in maniera più o meno esplicita, una vaga accusa
di razzismo; meccanismo psicologico che si continua ad adoperare per
mettere in penitenza gli Stati europei come se gli anni, le generazioni
e i sentimenti non fossero mai passati. A questo meccanismo psicologico
sarà bene dare il suo vero nome: è un ricatto che nessuno intende più
accettare. I problemi dati dall’immigrazione nell’occidente europeo
sono reali e gravissimi e molti cittadini si domandano come mai l’UE
sia capace soltanto di protestare e non di dare qualche suggerimento,
di aiutare a trovare delle soluzioni.
Convinciamoci, però, che dall’UE è impossibile aspettarsi soluzioni;
anzi dobbiamo augurarci che non ce ne fornisca mai perché sarebbero
comunque contro i nostri interessi e a favore degli immigrati. Insomma
dobbiamo deciderci a guardare in faccia la realtà: l’immigrazione è
voluta, sollecitata, aiutata, spinta dall’UE, non per le virtù di
solidarietà, di bontà, di accoglienza di cui si vanta e che sono
soltanto argomenti di facciata, per giunta poco credibili da parte di
uno Stato. Fino alla nascita dell’UE, infatti, la storia non aveva mai
conosciuto Stati “virtuosi”.
L’’unificazione europea è nata per eliminare gli Stati, le Nazioni.
Tutto quello che era possibile fare a tavolino a questo scopo i
politici l’hanno già fatto: istituzioni sovranazionali, moneta comune,
cittadinanza, eliminazione dei confini e così via. Ma sono i popoli che
creano le Nazioni, gli Stati, non il contrario. E’ questa la dura
realtà (dura per loro) di cui i politici, i banchieri soprattutto, non
hanno voluto tener conto nel progettare l’unificazione europea.
Dato che l’unico sistema, o almeno il sistema più efficace per
disintegrare i popoli è l’immigrazione, la presenza massiccia di
stranieri, di persone diverse per lingua, per costumi, per religione,
l’UE ha programmato l’immigrazione. Adesso, però, è stato raggiunto un
punto limite che i governanti dei singoli Stati da una parte, e i
governanti dell’UE dall’altra, non sanno come risolvere perché non
avevano mai detto chiaramente ai cittadini qual era la meta finale: la
fine delle Nazioni, dei singoli Stati. Fra l’altro poi, questa non è
neanche la vera meta: l’unificazione europea è una tappa, quella
principale ma soltanto tappa, di quella mondializzazione cui aspirano
banchieri ed economisti già da molti anni.
Ci
troviamo, quindi, fra due fuochi, così come ci si trovano i partiti di
Sinistra. Il “vuoto” di idee, e di uomini, che li contraddistingue e
che li tenta a richiamare in aiuto il loro esperto in mondialismo,
Romano Prodi, dipende da questo: non osano dire ai loro seguaci di
entusiasmarsi per gli stessi ideali dei banchieri, ossia per l’UE e per
la mondializzazione, ma cos’altro possono fare? Io avrei una proposta:
mettano le carte in tavola e aiutino tutti a discutere a viso aperto di
questo che è adesso l’unico vero dilemma che abbiamo di fronte: salvare
lo Stato oppure andare avanti verso la mondializzazione.
Ida Magli Roma 15/9/2010
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"L'unificazione europea e' nata per eliminare gli stati e l'immigrazione e' il suo strumento"
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