eDITORIALE
Ma che cosa vuole Fini?
di Ida Magli Il Giornale | 24/04/2010
Ma
che cosa vuole Fini? Sono ormai molti mesi che questa domanda rimbalza
da un giornale all’altro, da un dibattito politico all’altro, senza che
nessuno riesca a fornire una risposta soddisfacente. Si è stancato di
un ruolo troppo statico agli occhi del pubblico? Non vuole apparire
dipendente dalla supremazia di Berlusconi? Non sopporta il successo
della Lega nelle regioni del Nord? Cerca di accreditarsi presso la
Sinistra pensando al futuro post-berlusconiano? Tutti gli interrogativi
sono leciti perché in realtà la risposta è impossibile da trovare se
non ci si convince che tutto ciò che viene detto e fatto va in scena al
solo scopo di porre le premesse di un oscuro progetto. “Oscuro” per due
motivi: perché è composto di due parti, una in contraddizione con
l’altra, e perché lo scopo finale quasi certamente non si realizzerà
nel modo voluto.
La prima parte è di pura apparenza, ma
indispensabile per accecare gli italiani ingannandoli in modo crudele,
sbandierando l’amore per l’Italia, una rinnovata passione della Destra
per l’identità della Nazione: “Quello che è stato definito il terzo Giubileo della patria non è soltanto una ricorrenza… ma qualcosa di più e di diverso: è un appuntamento con la nostra storia, che ci costringe… comunque a fare i conti con il “noi “ italiano.” Questa citazione, compresi i corsivi, è tratta dall’editoriale di Gianfranco Fini, intitolato “Un appuntamento per sentirci nazione”, che apre l’ultimo numero della rivista della Fondazione “Fare futuro”,
il laboratorio di pensiero “finiano” di cui tanto si è parlato in
questi giorni. Tutta la rivista, però, e non soltanto il suo
editoriale, è dedicata all’esaltazione dell’Unità d’Italia, con una
serie di articoli che vanno dal positivo ricordo del Concordato con la
Santa Sede ad una riflessione sulla necessità che la scuola: «Sia il
luogo dove si riscopre l’identità attraverso lo studio approfondito
della storia… dove ci si deve ridare un “senso” come paese… dove si
riscopre una missione storica nell’essere “Italia”».
Potrà sembrare sorprendente, visto che Gianfranco Fini ha partecipato
all’elaborazione della “Costituzione europea”, che non ci sia neanche
un riferimento, in questo progetto, all’Unione Europea, ma è proprio
questo silenzio a fornire la principale prova della seconda parte,
ossia il suo vero scopo: attraverso la transizione dell’unificazione
europea, attraverso la distruzione delle nazioni e degli stati,
appartenere finalmente al gruppo di fiducia dell’élite mondialista.
Come è possibile, infatti, conservare il silenzio su tutto quello che è
stato fatto e che si sta facendo quotidianamente in Europa per
distruggere la sovranità della nazione? Non è di questi giorni la
cancellazione della lingua italiana? L’eliminazione dell’Arma dei
Carabinieri incorporati nella Gendarmeria europea? Lo strapotere
europeo dei banchieri? La passione per la patria di cui Fini si è fatto
assertore è in assoluta contraddizione con quella unione europea che è
nata per distruggere le patrie. Per questo tace. Si comprende bene,
da questo punto di vista, come mai siano in tanti a vedere in
Gianfranco Fini un possibile leader della Sinistra: sia la Sinistra che
Fini appaiono privi di logica politica, sembrano incapaci di parlare di
una qualsiasi cosa che non sia la battaglia contro Berlusconi proprio
perché non possono dire apertamente ai cittadini che si stanno
preparando alla fine della nazione, che hanno abbracciato quel
mondialismo che credono sia ormai alle porte. Con una differenza,
però, che è giusto riconoscere: la Sinistra non inganna volutamente gli
italiani. Le sue scelte sono chiare: ha chiamato a proprio leader un
uomo dell’élite finanziaria come Prodi; si è fatta rappresentare alla
ultime elezioni da un’altra appartenente all’élite come Emma Bonino. Il
mondialismo, però, malgrado il forsennato impegno dell’alta finanza,
difficilmente si realizzerà. Costruito a tavolino, è privo di
radici e, come si vede anche dalle ribellioni di questi giorni in
Grecia, non è con le Agenzie di rating e con le Goldman Sachs che si
scaldano i cuori dei popoli. Ida Magli 22 aprile 2010
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