eDITORIALE
Perché il calcio non si addice all'Europa di Ida Magli il Giornale (link) | 27/06/2010
Non
uccidetemi, vi prego. Caro Direttore, cari Lettori, invoco la vostra
«tolleranza». Lo so, lo so: le vicende della Nazionale sono state
sviscerate sotto tutti gli aspetti possibili dai massimi competenti del
gioco calcistico, dai giornalisti, dai politici, dai tifosi, per cui
sembrerebbe che non ci fosse nient'altro da aggiungere; ma esistono dei
motivi di fondo che nessuno ha affrontato (almeno che io sappia) e che
purtroppo spetta proprio a me cercare di spiegare. Per
prima cosa la «logica». Ogni sistema culturale, in quanto creato
dall'uomo, si basa su associazioni logiche che si sostengono a vicenda
e che danno forma significativa alle istituzioni, ai modi di vita, ai
valori, della società che vi si riferisce. Perché richiamo l'attenzione
su principi così ovvi? Perché dalla fine della seconda guerra mondiale
ad oggi, in Europa, in Italia, si è ripetuto innumerevoli volte che le
nazioni debbono morire; la costruzione dell'Unione Europea è stata
realizzata infatti in funzione prima di tutto dell'abbattimento delle
nazioni, delle patrie, togliendo i confini, creando uno Stato
sovranazionale, costringendo i cittadini a rinunciare a poco a poco
alla propria identità di nazione per far posto a un Parlamento e a un
Governo più forte e superiore a quelli nazionali. Al tempo stesso si è
predicato in forma ossessiva che l'Italia, l'Europa persegue la «pace»,
una pace che non è soltanto il contrario della guerra, ma un modo di
essere e di vivere che coinvolge e plasma ogni comportamento con la
non- aggressività, la fratellanza con tutti coloro che arrivano sul
territorio e che non devono mai essere considerati né stranieri, né
nemici.
Il linguaggio è stato anch'esso plasmato in funzione della
non-aggressività e la legge del «politicamente corretto» costringe a
reprimere qualsiasi impulso ostile anche verbale. Insomma: l'Europa ha
abolito la lotta sotto ogni forma, e ha assunto, anche con i suoi
simboli - il celeste da «figlie di Maria»e il cerchio concluso delle
dodici stelle della bandiera - l'immagine della «femminilità»
disponibile e aperta all'accoglienza, cancellando ogni traccia di
virilità (di ogni Stato che vuole aderire all'Ue, si dice che vuole
«entrare» in Europa).
Il gioco del calcio è con tutta evidenza un gioco di gruppo fondato su
significati «virili» e di lotta «primaria». L’uso del piede con
«evitazione» (fallo) della mano, ci porta simbolicamente a tempi
lontanissimi di vita dell'umanità, nei quali il «gruppo» era
esclusivamente maschile, e il gioco che imponeva di non usare la mano
«rappresentava» la primitiva lotta fra maschi, quella per il possesso
delle donne: il gol come penetrazione della porta. Per questo, perché
permette di rivivere inconsapevolmente fasi primarie e fondative della
Specie, ossia comuni a tutti i gruppi umani, il calcio entusiasma i
maschi in ogni luogo come nessun altro sport. O meglio: il calcio non è
uno sport. È la ripetizione di un rito di fondazione la cui storia è
per i maschi «coestensiva alla vita».
Ma quali aspetti della fondazione primaria oggi possono essere
riattivati in Europa? I maschi non hanno più alcun potere legittimo di
appropriazione sulle donne. La virilità è svilita (tutti questi
termini, che derivano dalla vis, sono diventati inutili) al punto che,
anzi che vantarsene, bisogna vergognarsene. Il principio della lotta è
stato abolito, sostituito dalla delega alle istituzioni di potere di
qualsiasi pretesa, e dall'impegno del cittadino a non arrabbiarsi mai e
a non reagire mai, in nessun caso, con la violenza a una violenza.
L'Europa, insomma, è votata alla sconfitta (inclusa, checché se ne
dica, quella economica). Il calcio, dunque, non è adatto all'Europa, è
politicamente scorretto. Il dramma di questi giorni, le clamorose
sconfitte che hanno coinvolto non soltanto l'Italia, ma anche altre
nazioni «virili» d'Europa come la Francia, dimostrano che il simbolico
è sempre anche concreto e che laddove manca questa corrispondenza, il
simbolico necessariamente viene meno. Probabilmente all'Europa converrà
per il futuro cancellarsi dai tornei di calcio. © IL GIORNALE ON LINE S.R.L. - Via G. Negri 4 - 20123 Milano - P.IVA 05524110961
|
|