eDITORIALE
Liberiamoci dallo strapotere insostenibile dei banchieri
di Ida Magli Il Giornale | 10/05/2010
O
adesso o mai più. Che cosa aspettiamo a liberarci della sovranità dei
banchieri, della rete fittissima dei loro interessi con i quali ci
hanno avvolto stritolandoci? Perfino Angela Merkel ha perso il
controllo, di fronte alla catastrofe finanziaria di questi giorni, e ha
denunciato ad alta voce quello che qualcuno si azzardava appena a
pensare dentro di sé: “I mercati stanno avviando una battaglia contro i
politici”. Nessuno, però, ha osato commentare quest’affermazione, di
per sé esplosiva e destabilizzante; ma soprattutto incomprensibile per
la maggioranza dei cittadini. Incomprensibile perché ci hanno sempre
lasciato credere che fossero i politici a detenere il massimo potere.
Invece sono i banchieri, giacché fabbricano la moneta, mentre i
politici sono loro soci negli interessi, ossia nel prezzo, fissato dai
banchieri stessi, che paghiamo per farci “prestare” il denaro (il
famoso “debito pubblico”). A questo si riferisce dunque la Merkel: è
scoppiato un conflitto fra soci, una battaglia fra banchieri e
politici, battaglia che è stata combattuta distruggendo in poche ore i
nostri risparmi (le borse europee hanno perso 260 miliardi in tre
sedute) e della quale sicuramente abbiamo visto soltanto il primo atto,
ma che deve indurci a togliere immediatamente le armi, ossia i nostri
soldi, dalle mani dei combattenti.
Come dicevamo, perciò, è giunto il momento per i popoli di ribellarsi a
una situazione che, se non fosse così drammatica, si potrebbe definire
surreale. E’, infatti, talmente assurdo che siano i banchieri a creare
la moneta e a “prestarcela”, che non c’è nessuna spiegazione logica, e
tanto meno storica o economica, che possa giustificare una dipendenza
del genere. La Costituzione italiana parla chiaro: la “sovranità”
appartiene al popolo, ed è potere esclusivo del sovrano battere moneta.
E’ ovvio, poi, che siamo noi a dare valore al denaro nel momento stesso
in cui lo accettiamo e lo mettiamo in circolazione. Se fino ad oggi i
politici si sono associati ai banchieri, delegando loro il potere di
creare il denaro e di “prestarlo” allo Stato, riducendoci così tutti
quanti a “debitori”, è giunta l'ora di smetterla. E’ chiaro a tutti che
la libertà, l’indipendenza di cui ci vantiamo e che i nostri politici
esaltano ogni giorno come nostra massima conquista, sono e rimarranno
sempre un’illusione fino a quando saranno i banchieri, i veri padroni
degli Stati. Naturalmente è stato l’eccesso d’ingordigia di
banchieri ed economisti (trasformatisi in leader politici com’è
successo in Italia con i vari Prodi, Ciampi, Amato) a inventare e a
imporre, con l’unificazione europea, quella tanto celebrata moneta
unica che oggi ha fatto deflagrare il sistema. La maggior parte delle
valute dei singoli Stati erano più deboli del marco tedesco, preso come
punto di riferimento per l’euro, e il meccanismo dei vasi comunicanti
ha fatto il resto. Ci hanno predicato per anni che l’ingresso nell’euro
era l’unica salvezza dal possibile “default”, che l’appartenenza
all’eurozona sarebbe stata un sicuro paracadute, ma non esiste nessun
caso in letteratura che dimostri come legarsi a una valuta forte
protegga gli Stati dall’insolvenza. Per giunta avevamo sotto gli occhi
il disastro dell’Argentina, provocato proprio dall’essersi legata alla
forza del dollaro. Fatto sta che lo spettro dell’insolvenza aleggia su
molti paesi dell’euro proprio perché sono entrati nell’euro. A questo
proposito, anzi, sarà bene che nessuno si faccia illusioni: né la
Grecia né nessun altro dei Paesi che fossero costretti a ricorrere a un
esoso prestito dell’UE, sarà mai in grado di restituirlo, per cui sarà
sottoposto in eterno ai “brutali” sacrifici (così sono stati definiti
dagli stessi caritatevoli prestatori) richiesti per concederlo.
E’ questo uno dei motivi più pressanti che devono indurci a cambiare
del tutto il modello economico e il sistema finanziario sul quale siamo
fondati. Riappropriarsi della sovranità monetaria significa alleggerire
di gran parte del suo peso il debito pubblico che oggi ci impedisce
qualsiasi volo e non comporta l’uscita dall’Unione Europea, ma soltanto
la liberazione dagli assurdi, o meglio, per chi li guardi con occhio
oggettivo, paranoici, vincoli del trattato di Maastricht. Ida Magli 8 maggio 2010
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