eDITORIALE
AVVERTENZA IMPORTANTE PER I LETTORI
Riflessioni attuali su Banche e Banchieri
di Ida Magli ItalianiLiberi | 27/01/2010
Ringrazio tutti coloro (e sono molti) che mi hanno scritto compiacendosi della pubblicazione su di quotidiano politico (Il Giornale)
del mio articolo sulla questione della sovranità monetaria. Il silenzio
da parte di tutti gli organi d’informazione, su un argomento
determinante per l’indipendenza politica ed economica della Nazione
come questo, è sempre stato così assoluto che l’apparizione di un solo
articolo ha suscitato meraviglia e addirittura entusiasmo da parte dei
lettori, sia di quelli che ignoravano del tutto il problema, sia e
soprattutto di quelli che si battono da anni in questo campo ma che
sanno bene che il silenzio dei giornalisti rappresenta la prova
sostanziale dell’impossibilità di uscire dalla prigione. Ebbene io
prego tutti di non scrivere a me ma al Direttore Vittorio Feltri; di
inondarlo di lettere, o nella rubrica apposita del sito web del
Giornale, o in quella del quotidiano a stampa, oppure nelle rubriche
riservate ai Lettori di altri organi di informazione perché, senza
l’interesse e l’appoggio forte, esplicito, il più numeroso possibile
dei Lettori, lo sforzo che è stato fatto per uscire allo scoperto non
servirà a nulla. Nessuno ci tornerà più sopra o, diciamo meglio, a
nessuno sarà più permesso tornarci sopra. Si tratta di una battaglia
davvero all’ultimo sangue, alla quale, però, tutti possono partecipare
purché non si lasci spazio al silenzio neanche per un giorno. Banche,
Banche, Banche: dobbiamo parlare sempre di Banche.
Faccio un esempio: coloro che abitano a Roma, non si sa per quale
misteriosa ragione devono pagare la tassa per i rifiuti attraverso le
agenzie della Banca Popolare di Sondrio. Viene logico domandarsi:
Sondrio? Perché Sondrio? Il giro di denaro dei contribuenti del Comune
di Roma è senza dubbio imponente, ma non sappiamo chi siano coloro che
ci guadagnano visto che non conosciamo i nomi degli azionisti della
Banca Popolare di Sondrio. Perché mai non dovrebbero essere i cittadini
di Roma? Insomma si torna al problema principale: perché le Istituzioni
- comunali, provinciali, regionali, nazionali - si servono di banche? E
nel caso fosse utile servirsi di banche, perché debbono essere
“private”? Perché i cittadini non debbono sapere chi ci guadagna e non
essere eventualmente essi stessi a guadagnarci? Perché lo Stato non può
possedere una sua banca? (Lo ripetiamo nel caso qualcuno ancora non lo
sapesse: la Banca d’Italia non è la “Banca d’Italia” in quanto
appartiene ad azionisti privati; dovremmo anzi proporci anche il
compito di farle cambiare il nome per non indurre in errore i
cittadini). Quello che per ora si può cominciare a fare è mettere in
pubblico il nome delle banche di cui si servono gli Amministratori dei
Comuni nei quali abitano i lettori di questo sito e di altri siti
interessati alla questione monetaria. Certamente saranno molti i
cittadini che, come si sorprendono gli abitanti di Roma di dover pagare
la tassa per i rifiuti alla Banca di Sondrio, si sorprenderanno delle
stranissime scelte, o predilezioni bancarie, dei propri amministratori.
E’ probabile che ne vedremo delle belle e che, incrociando i dati,
riusciremo forse a capire quali interessi possano avere oltre che Roma
a Sondrio anche, chissà, Palermo a Trieste. Marco della Luna, uno degli autori del bellissimo saggio intitolato “Euroschiavi”
(Arianna ed.), si occupa con il suo Centro Studi Monetario proprio di
questo tipo di accertamento: chi siano gli azionisti delle Banche.
Contiamo sul suo aiuto, anche se la questione principale rimane la
mancanza di sovranità monetaria dell’Italia. A dire la verità questa
mancanza, naturalmente decisa a suo tempo da “maschi”, appare alle
donne addirittura assurda, anzi comica, in quanto nessuno al mondo sa
meglio delle donne come la loro minorità sociale, la difficoltà
insuperabile a diventare “libere”, quali che fossero i loro meriti e i
loro sforzi, ha attraversato pietrificata secoli e secoli solo e
soltanto per questo motivo: non avevano denaro proprio e non se lo
potevano procurare lavorando (per questo le prostitute si vantavano di
essere libere a fronte delle donne “per bene”: guadagnavano dei soldi).
Si può chiacchierare oggi quanto si vuole esaltando la dichiarazione
dei diritti dell’Uomo, l’uguaglianza di tutti gli individui, quale che
sia il sesso, la religione, ecc. ecc., ma è stato il lavoro retribuito,
o meglio, è stato soltanto poter possedere in proprio del denaro a
rendere le donne libere e indipendenti.
Come può, dunque, una Nazione essere “libera” se non è padrona dei
soldi con i quali vive? La cosa più grottesca, poi, è la
“giustificazione” che viene invocata per tale stato di cose: i politici
non saprebbero regolare nel modo giusto il flusso del denaro da
immettere nel mercato se fossero liberi di crearlo. Non vogliamo
neanche evocare le terribili crisi economiche che si sono succedute nel
tempo, provocate con il loro comportamento dagli abilissimi banchieri
messi al posto dei politici proprio, a sentir loro, perché questo non
accadesse. Rispondere con questa evocazione sarebbe come avallare una
tale presa in giro dei cittadini. Nel momento in cui ai politici
abbiamo devoluto, in nostra rappresentanza, il potere di fare le leggi,
abbiamo devoluto tutto, assolutamente tutto quello che ci riguarda. Ben
più che la quantità di denaro necessaria al mercato: il nostro
territorio, il rapporto con amici e nemici, guerra, tassazione,
diritto, educazione dei nostri figli. La costituzione italiana afferma
che la sovranità appartiene al popolo. Quindi anche quella monetaria.
Si tratta di studiare un modo per riappropriarsene. Esistono già
diverse proposte in proposito. Ritengo che rivolgersi ai magistrati per
delle cause singole, come indicato da alcuni studiosi del problema, sia
un sistema, per quanto giusto in teoria, troppo lento e poco efficace a
livello di consapevolezza collettiva in quanto, anche quando le cause
si concludono con una vittoria del cittadino, sussiste pur sempre il
silenzio dei mezzi d’informazione che le sprofonda nel nulla. Io mi
auguro che si formi un Partito, nel quale convergano, superando piccole
differenze di punti di vista, tutti i movimenti già esistenti, un
Partito che si presenti all’opinione pubblica con l’unica etichetta
della battaglia contro i Banchieri per riappropriarsi della sovranità
monetaria. E’ questo l’unico modo, dato che vi sono obbligati per
legge, per costringere i giornalisti a parlarne e per poter discutere
apertamente di problemi di cui la maggioranza dei cittadini è
all’oscuro. So che è difficile rinunciare a ciò che contraddistingue un
gruppo dall’altro, ma nessuna battaglia è “per l’Italia” più di questa.
E- ne sono sicura- non soltanto per l’Italia. Diversi paesi (in questi
giorni si è spesso alluso alla Grecia, che però, piccola e povera
com’è, non ha avuto il coraggio di mettersi contro l’UE) non desiderano
altro che avere un buon motivo per rinunciare all’euro e allontanarsi
anche così a poco a poco da quel Impero in fallimento che è l’Unione
Europea. Il
progetto ultimo dei banchieri - una sola moneta in tutto il mondo, un
solo governo in tutto il mondo – è con tutta evidenza un progetto privo
di realtà. E’ questo che dobbiamo gridare a viso aperto: i grandi
Banchieri che ci guidano sono dei folli giocolieri privi di principio
di realtà, pronti a gettare al vento vite, valori, affetti di tutto il
pianeta così come ne hanno gettato al vento le ricchezze nell’ultima
crisi. I loro sogni di potere globale sono vuoti tanto quanto i
“salsicciotti” con i quali hanno riempito le Borse di tutto il mondo.
Denunciarli è un dovere assoluto, fermarli è un dovere assoluto.
Ida Magli 27 gennaio 2010
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