eDITORIALE
Basta coi bavagli di Stato - l'Italia voti sui minareti
di Ida Magli Il Giornale | 02/12/2009
I tranquillissimi
Svizzeri hanno all’improvviso messo a soqquadro l’Europa intera. Dalle
reazioni sorprese, quando non addirittura scandalizzate e irose, da
parte delle Istituzioni UE, di fronte al risultato negativo del
referendum sui minareti, i cittadini hanno finalmente la prova di ciò
che sospettavano ormai da lungo tempo: per i politici la democrazia è
il migliore dei governi possibili fin quando i sudditi tacciono. Gli
Svizzeri, però, hanno parlato e il loro “no” ai minareti è venuto a
sconvolgere quel disegno di omogeneizzazione-dissoluzione delle
culture, dei costumi, delle religioni che discende inevitabilmente
dalla Carta dei Diritti Umani. Di questa Carta, imposta come il massimo
dei beni, nessuno discute, come se fosse scesa dal Cielo e dettata da
un Dio, più o meno come il Decalogo, mentre in realtà è strumento
disgregatore del concetto stesso di Società, di Nazione, di Popolo. E’
logico che siano stati i cittadini ad accorgersene: la somma di singoli
individui, ognuno fornito di propri diritti, non forma, non può
formare, né una società né un popolo, mentre è questo il bisogno
primario di ogni essere umano: avere un gruppo intorno a sé;
nascere in un gruppo che parla una stessa lingua, che invoca uno stesso
Dio, che custodisce una stessa storia.
Naturalmente in Italia le reazioni al referendum svizzero sono state
subito applicate alla nostra situazione con lo schieramento che ormai
conosciamo a memoria. Da una parte quello dei fautori
dell’omogeneizzazione, che auspicano un mondo interdipendente e tutto
uguale e che hanno subito bollato come ingiusto il verdetto svizzero.
Dall’altra parte la Lega, che ha proposto un referendum simile per gli
Italiani, eventualmente a carattere regionale dato che la Costituzione
non permette altri referendum se non quelli abrogativi. Certamente i
politici, se vogliono, qualche escamotage sono in grado di trovarlo; e
dato che da lungo tempo si parla di una revisione della Costituzione,
bisognerà rivedere subito il meccanismo dei referendum, tanto limitato
da far supporre che si abbia paura della voce dei cittadini. E’
venuto il momento, però, a parte la questione dei referendum, di
mettere le carte in tavola per quanto riguarda l’immigrazione perché i
problemi che si sono accumulati negli ultimi anni e il bavaglio che è
stato imposto ai cittadini, accusandoli di razzismo ogni volta che
hanno tentato di manifestare il proprio disagio, necessitano di un vero
e realistico chiarimento.
I motivi del disagio verso la presenza islamica sono moltissimi e più
che noti. Se ne è discusso per anni, elencando le differenze religiose,
culturali, giuridiche, incompatibili con la vita italiana, senza
ricavarne nulla perché i governanti queste differenze le conoscono
benissimo ed è il motivo per il quale l’immigrazione la vogliono e la
favoriscono. Vogliono distruggere, mescolando i popoli, la cultura
europea, e in primis quella “diversa” per definizione: la cultura
italiana. Dobbiamo convincerci che gran parte di coloro che guidano il
nostro destino perseguono un progetto che include la nostra fine perché
include la fine delle differenze fra i popoli.
Purtroppo non siamo aiutati neanche dalla Chiesa, dato che una parte
del clero si è lasciata coinvolgere nel progetto dell’uguaglianza
reciproca. Infatti la Chiesa non ha mancato di unire la sua protesta a
quella delle istituzioni europee per il risultato del referendum
svizzero. Anche in questo caso, però, è inutile discutere: non
convinceremmo nessuno. Gesù lo difenderemo noi. Le cattedrali, i
campanili, il gregoriano, gli affreschi di Giotto, li difenderemo noi.
Non è la prima volta che in Italia tocca ai laici salvare Gesù dagli
errori del clero. Faremo come hanno fatto i primi predicatori popolari;
faremo come Francesco. Andremo per le strade, rifiutando le
compromissioni mondialiste, a ripetere l’insegnamento di Gesù: “la
vostra parola sia: sì, sì, no, no”. Una sola, dunque.
Ida Magli 1 dicembre 2009
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