editoriale
L'Impero euro-americano alle porte
di Ida Magli ItalianiLiberi | 02/04/2009
Ci
arrivano molti consensi da parte di coloro che leggono il sito degli
Italiani Liberi, richieste di adesione al nostro movimento, domande su
che cosa fare per opporsi al tradimento dei politici che sono tutti
d’accordo nel voler cancellare l’identità italiana, eliminare
l’indipendenza e l’unità dell’Italia, mescolare gli Italiani con gli
stranieri così da raggiungere quella società multietnica che è imposta
dai sommi capi d’America e d’Europa. Io non posso fare altro, per
rispondere a queste richieste, che esporre ancora una volta i motivi
per i quali non ci si può salvare dal destino di morte che i governanti
hanno prefissato se non opponendosi all’unificazione europea, uscendo
politicamente dall’UE, e al tempo stesso ribadire che per riuscirci
sarebbero necessarie forze economiche e organizzative che gli Italiani
Liberi non possiedono. Abbiamo di fronte, infatti, una enorme montagna:
la volontà univoca di tutti i partiti, sia italiani che europei, sia di
destra che di sinistra, stimolati, spalleggiati e alimentati
finanziariamente dall’America; e ciò che rende il compito ancora più
difficile è il fatto che quasi nessuno dei cittadini, sia in Italia che
negli altri paesi, sa bene quello che sta succedendo, data l’assoluta
complicità dei giornalisti nel mantenere il silenzio. Io so che
per molti è difficile rendersi conto che la causa fondamentale di tutti
i mali dai quali siamo oppressi, è la messa in atto da parte dei
politici degli strumenti indispensabili alla realizzazione concreta del
progetto di unificazione europea; progetto che era rimasto in
precedenza quasi del tutto sulla carta a causa della temuta ingerenza
dell’Unione Sovietica. Cercherò di fare il punto della situazione nel
modo più semplice possibile, invitando i lettori a guardare i fatti
così come stanno sotto i loro occhi. Possiamo considerare il giorno
della domenica 29 marzo 2009 una data conclusiva del lungo percorso che
è stato necessario per prepararsi all’eliminazione della Nazione
Italiana. Berlusconi ha detto solennemente, infatti, a chiusura del
congresso del Popolo della Libertà, che la fusione dei vari partiti del
centro-destra serviva, confluendo nel Partito Popolare Europeo, a farne
il gruppo più forte di tutto il Parlamento di Strasburgo. Si tratta
della pura verità; non c’è che prenderne atto. Tutte le operazioni
politiche sono finalizzate al raggiungimento della maggiore capacità
direttiva nell’Impero europeo. Naturalmente le parole di Berlusconi sul
partito Popolare Europeo sono apparse a tutti come una logica e
benvenuta conseguenza e non come lo scopo primario della fusione; ma
questo tipo di inganno è quello solito, collaudatissimo, messo in atto
ogni giorno da tutti i politici, da tutti i dirigenti dei partiti: far
credere ai sudditi che ciò che viene fatto, anche a livello europeo,
riguardi l’Italia, gli interessi dell’Italia, lasciando l’Europa e
l’America appena visibili sullo sfondo, mentre è vero il contrario.
L’Italia è soltanto il corpo del quale i politici si sono serviti e si
servono per costruire un impero transatlantico, un corpo che stanno
forgiando pezzo per pezzo sul modello delle forme americane in modo che
possa sommarsi e unificarsi politicamente agli Stati Uniti d’America.
Quali sono queste forme? Quelle che, nel progetto ideato dai politici,
lo renderanno analogo all’America: un unico territorio senza confini
così da cancellare gli Stati, rendere sempre più importanti ed autonome
le Regioni, a partire dal federalismo fiscale, in modo da diventare ciò
che in America sono gli Stati ( non per nulla i presidenti si sono
autoproclamati Governatori); con l’afflusso di immigrati ottenere la
molteplicità di razze, di religioni, di costumi che caratterizzano
l’America, e con l’imposizione di un’unica costituzione, un’unica
moneta, un unico mercato, un’unica polizia, un unico esercito, un’unica
identità, diventare lo Stato Europeo. Gli strumenti strettamente
politici sono già stati creati da tempo a forza di trattati. Nel
1993-94 il Trattato di Maastricht ha imposto le regole economiche e
finanziarie e fissato le premesse per la moneta unica e per la
cosiddetta ”armonizzazione “ delle polizie, dei codici giuridici, dei
programmi scolastici, culturali, sanitari,ecc.; nel 1995 è stata
firmata la Nuova Agenda Transatlantica (NAT) allo scopo di formare un
unico blocco fra Unione europea e Stati Uniti a livello politico,
economico e militare ( il centro propulsore del progetto è il
Transatlantic Policy Network), finanziato da importanti multinazionali
americane ed europee, quali Michelin, Boeing, IBM, Microsoft, Deustche
Bank e molte altre. Secondo le raccomandazioni emanate proprio in
questi giorni dal Parlamento Europeo il mercato transatlantico
unificato dovrebbe cominciare a funzionare a partire dal 2015. Il
blocco unificato politico e militare invece ha subìto qualche pausa
negli anni scorsi, ma nessuno dubita che, con il simpatico impulso dato
dal cambio della guardia alla Casa Bianca, si giungerà presto a
metterlo a regime.
A questo punto saranno parecchi, fra i
lettori, a pensare: cosa c’è di male nel cercare di diventare più forti
unendosi all’America, tanto più trovandosi a competere con un mondo
globalizzato? Ebbene, la risposta è molto semplice: tutto questo
disegno è privo di realtà. E stato ideato senza tenere conto né della
storia che sta alle spalle dell’America e dell’Europa, né di quello che
è effettivamente il “modello” americano e che gli uomini italiani,
francesi, tedeschi, spagnoli, ecc. dovrebbero condividere e mettere in
atto. Io invito coloro che mi stanno leggendo a ripensare per un
momento a qualcuno dei telefilm che le varie reti televisive ci
propongono in lunghissime serie da decine d’anni: i “gialli”, i
“polizieschi”, le “soap opera” quali L’Ispettore Tibbs, Ranger Walcher Le strade della California, Colombo… Sono
gli Americani a raccontare se stessi in questi prodotti di consumo
televisivo, non siamo noi ad inventarceli, o a raccontarli in base ai
nostri viaggi, ai nostri studi, alla nostra sensibilità, i nostri
pregiudizi. La vita quotidiana in terra d’America è fatta di scontri
continui fra bianchi, neri, gialli, messicani, cinesi, femmine, maschi,
gang giovanili in gara a chi uccide di più, poliziotti corrotti o
giustizieri in proprio, sceriffi in competizione con la polizia
federale, alti menager e politici pronti a tutto per raggiungere i
propri scopi, immigrati clandestini avviati alla prostituzione e
all’espianto degli organi, barboni come brandelli di esseri umani
addormentati sui marciapiedi, traffico di droga costellato di omicidi…
Il paradiso della società multietnica che i nostri politici
continuamente ci predicano, non esiste e non può esistere. L’America ne
è la prova incontestabile proprio perché è nata con questa
caratteristica. I primi emigranti inglesi sono sbarcati sulla costa
americana ( la Virginia) nel 1607. I primi negri vi giunsero pochi anni
dopo, nel 1620, trasportati da una nave olandese che faceva commercio
di schiavi. Da allora sono arrivati in America individui di ogni razza,
religione, cultura. Ma, malgrado l’immensità del territorio e le sue
enormi ricchezze, malgrado l’origine di immigrati comune a tutti e
l’uso della stessa lingua, l’unico modello culturale che ha potuto
svilupparsi è stato quello materiale del mercato, del commercio, del
culto del denaro e della volontà di accrescerlo abbattendo qualsiasi
barriera che ostacoli la circolazione delle merci. Da qui tutta la
storia dell’America, la sua volontà di predominio praticamente fino
all’attuale crisi economica. E’ inutile soffermarsi su ciò che è
evidente: l’Europa deve uccidersi per tentare di somigliarle. La
ricchezza dell’Europa sta nella intelligenza, nella creatività, nella
produzione di lingue, di pensiero, di arte, di musica, di diritto, di
scienza. Ridotta al modello del mercato, senza identità di nazioni, di
patrie, di civiltà, l’Europa sarà, come già oggi dimostra di essere,
debolissima, poverissima. La democrazia sarà quella odierna di pura
formalità elettorale, nella quale non conosciamo né il nome, né la
lingua di coloro che ci governano. La libertà, poi, è soltanto
apparente poiché sono stati predisposti tutti gli strumenti affinché
nessuno possa ribellarsi. Il mandato di cattura europeo, che sarà
esteso all’ordinamento giudiziario americano; l’archivio comune di
tutte le impronte digitali; il controllo sui conti correnti e il
divieto di circolazione del denaro contante, sono sufficienti ad
impedire ogni velleità di opposizione. Senza denaro e senza segretezza
è naturalmente impossibile organizzare neanche la più piccola azione di
disturbo; per questo la disputa sui paradisi fiscali riguarda
esclusivamente l’Europa, lasciando indisturbati quelli americani e
quello israeliano: è soltanto in Europa che il possesso segreto di
denaro potrebbe permettere qualche ribellione alla perdita della patria. Così
stanno le cose. Ma sebbene il quadro sia atroce, dobbiamo continuare a
sorvegliare gli avvenimenti con il massimo di attenzione, sforzarci di
raggiungere con l’informazione e aprire gli occhi a tutti coloro che
ancora non sanno e non si rendono conto di quale sia il progetto dei
politici e tenerci pronti per quando giungerà il momento (questo è
sicuro) in cui sarà possibile agire.
Ida Magli Roma, 2 Aprile 2009
| L'Empire euro-américain est aux portes (pdf)
traduzione di Espérance, lettrice che ha voluto generosamente collaborare alla nostra opera
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