editoriale
Elezioni europee
di Ida Magli ItalianiLiberi | 05/06/2009
AI LETTORI
Le
prossime elezioni per il “parlamento europeo” rappresentano un momento
determinante verso il governo mondiale. Verrà ratificata
definitivamente una Costituzione (il nome di “trattato di Lisbona” è
truffaldino come tutti i nomi dati dai detentori del potere agli
organismi che devono portare all’unificazione del governo europeo) che
obbligherà tutti i cittadini degli Stati europei ad obbedire a leggi
che politici e governanti hanno tenuto ben nascoste. Non si pensi che
il periodo della propaganda elettorale in Germania, o in Francia, o in
Inghilterra sia stato diverso che in Italia: dei problemi posti
dall’unificazione non ha parlato nessuno. I motivi sono
principalmente due. Uno riguarda i politici stessi: il loro unico
interesse è occupare i posti, inventati appositamente per invogliarli a
costruire sulla propria testa, oltre che sulla testa dei sudditi, una
cerchia di potere superiore. Nessuno eliminerà formalmente né i
parlamenti nazionali né quello europeo, ma si svuoteranno a poco a poco
di qualsiasi funzione effettiva, come già adesso succede quando, con
assoluto sprezzo del ridicolo, i singoli ministri rinviano con grande
fracasso a Bruxelles le decisioni sull’immigrazione, o sui confini, o
sull’aumento delle quote latte…Di fatto neanche i politici in carica, o
quelli che si preparano ad essere eletti, sanno nulla del funzionamento
delle istituzioni europee (sugli oltre settecento signori che paghiamo
per toglierci il gusto di appartenere ad un Impero, non è molto lontano
dal vero supporre che soltanto due o tre abbiano letto il trattato di
Lisbona) e comunque nella novella torre di Babele dove si parlano 27
lingue diverse, è dato per scontato che la maggioranza passi il tempo
occupandosi degli affari propri, mentre quelli venduti alle mille lobbies e multinazionali che si affollano a Bruxelles approvano la vendita dell’aranciata senza arancia.
Il
secondo motivo riguarda l’avanzato progetto di Governo Mondiale di cui
la riduzione dell’Europa ad un unico soggetto costituisce il passo
determinante. Era l’Europa, infatti, costituita da tante Nazioni, da
tanti Stati, formatisi attraverso il lungo itinerario storico di
consapevolezza della propria identità civile, culturale, linguistica,
letteraria, artistica, giuridica, filosofica, religiosa, economica, il
maggiore ostacolo. Adesso, è quasi fatta. Un ultimo sforzo: queste
elezioni. Non perché possano cambiare qualche cosa all’inutilità del
parlamento europeo, o far recedere dalla meta prefissata della
mondializzazione i veri detentori del potere, ma perché una forte
astensione dal voto permetterebbe ai cittadini di fermarsi un momento a
riflettere sul suo significato, e a quei pochi governi ( come per
esempio l’Irlanda, la Repubblica Ceca o la Polonia) che nutrono qualche
dubbio sulla ratifica del trattato di Lisbona, di motivarne il rinvio. Prima
di invitarli a non votare, prego i Lettori di riflettere sul fatto che
nei confronti dell’unificazione europea i cittadini non possiedono
alcun potere. Non votare non costituisce, infatti, un potere, in quanto
i Governanti si sono messi al sicuro, assegnando la necessità del
quorum soltanto ai referendum, ossia all’unico istituto con il quale,
malvolentieri, hanno delegato un potere ai cittadini, sperando appunto
nella non partecipazione. Le elezioni europee sarebbero valide anche se
i votanti fossero soltanto l’uno per cento degli aventi diritto.
Tuttavia, non votare significa per il cittadino non riconoscere la
validità del parlamento europeo, e per i governanti un ammonimento a
procedere con cautela nel raggiungimento dei propri scopi. Non so se
qualcuno si è accorto del tipo di propaganda per le elezioni preparato
dall’Unione europea, e che ci è stato ripetuto in questi giorni
innumerevoli volte dandoci istruzioni sul da farsi: il discorsetto
finisce con la severa asserzione che “ votare è un diritto e un dovere
civico”. Ebbene qui è presente tutto lo spirito della Dittatura di
Bruxelles: sei libero soltanto se fai quello che hai l’obbligo di fare.
E’ evidente che un “diritto” non è un diritto se è un “dovere”; ma non
dobbiamo meravigliarci: le contraddizioni logiche sono il pane con il
quale sono stati alimentati durante gli anni della costruzione europea
le centinaia di milioni di cittadini-sudditi che dovevano imparare a
“pensare” quello che pensano i governanti.
Cosa pensano dunque i
governanti? Le stesse cose che hanno pensato e che continuano a pensare
i grandi Banchieri, gli esponenti dell’Alta Finanza che hanno portato
il mondo all’attuale bancarotta. Non per nulla i posti chiave
dell’Unione europea sono occupati da economisti e banchieri, gli stessi
che hanno fatto parte per anni delle grandi banche internazionali oggi
fallite, o che sono state salvate dal fallimento dai rispettivi governi
tramite i nostri soldi. Questi catastrofici fallimenti avrebbero dovuto
indurre a riflettere sulla impossibilità di salvarsi in un sistema
allargato a tutto il mondo e privo di una valvola, di un interruttore,
di una qualsiasi diga, di una barriera, di un sia pur piccolo sacchetto
di sabbia, quale nessun ingegnere si sognerebbe mai di costruire.
Invece, niente. Si va avanti verso il Governo Mondiale come se nulla
fosse perché di fatto i progettisti sono dei veri e propri folli, tanto
folli quanto quelli che hanno inventato i cosiddetti “titoli tossici”
con i quali hanno ucciso i capitali di Borsa. Si tratta di un tipo di
follia che la Storia, anche recente, ben conosce e dalla quale forse
saremmo ancora in tempo a salvarci se fossimo decisi a opporvi
resistenza, a non lasciarci spogliare, oltre che dei nostri pochi soldi
che sono già andati in fumo, della nostra patria, della nostra lingua,
della nostra civiltà, della nostra libertà. Alcuni sistemi per
tenerci in catene sono già stati attivati. La “corretta informazione”,
in base alla quale si possono pensare e si possono dire soltanto le
cose che le apposite Commissioni europee ritengono “corrette”; il
“mandato di arresto europeo” in base al quale il cittadino può essere
incriminato, arrestato e chiamato a rispondere dell’eventuale crimine
da un giudice di ognuno dei 27 Stati dell’UE, sono soltanto alcuni
esempi della Dittatura che ci attende. La posta in gioco è una sola:
annientare l’Individuo, giunto finalmente ad affermarsi come Soggetto,
come Io, privandolo di tutti i riferimenti personali nei quali è
radicata la sua identità, quali il proprio territorio, la propria
patria, la propria lingua, i propri costumi, per immergerlo nella
Democrazia Universale, ossia nel potere dei pochi che
governeranno il mondo.
Ida Magli
5 giugno 2009
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