eDITORIALE
Il Corano a scuola
di Ida Magli Il Giornale | 18/10/2009
L’ultima
proposta che viene dal presidente della Camera (presentata dal
Segretario della fondazione Farefuturo, Adolfo Urso) è l’insegnamento
della religione islamica nelle scuole di Stato. Con i soldi dei
cittadini, dunque, costretti così a diventare sostenitori di un «dio»
in cui non credono. Sulla questione del «credere» o non credere, da
parte degli italiani, in una religione da insegnare nelle scuole
pubbliche, tornerò fra poco; quello che mi colpisce subito, invece,
davanti a questa proposta, è un’altra cosa, una cosa di cui eravamo in
molti a essere certi già da lungo tempo, ma alla quale non volevamo
credere. Invece, è così, è proprio vero: il signor Gianfranco Fini odia
gli italiani. Odia l’Italia, la sua cultura, la sua storia, la sua
arte, il suo territorio, la sua poesia: tutto. Non passa giorno che dal
presidente della Camera non giunga qualche idea, qualche proposta,
qualche affermazione che non confermi questo odio, manifestando
addirittura una specie di ansia, di fretta, nel voler cancellare al più
presto i segni dell’esistenza degli italiani. Egli ripete presso a poco
ogni quarantotto ore che è indispensabile dare la cittadinanza italiana
agli immigrati, di volta in volta o perché sono nati in territorio
italiano o perché vi si sono stabiliti da cinque anni o perché hanno un
lavoro o perché conoscono la lingua... Mi dispiace non conoscere altri
buoni motivi per regalare la cittadinanza agli stranieri, da suggerire
a chi coltiva un così profondo disprezzo per l’italianità; ma
soprattutto mi dispiace che la nostra tanto osannata Costituzione non
preveda la condanna dei politici in caso di «tradimento» del popolo
italiano, non potendo forse i costituenti immaginare altro tradimento
che quello militare. Condannare a morte la propria patria senza sparare
neanche un colpo, è senza dubbio una novità. Secondo le ultime
statistiche, gli immigrati in Italia sono poco più di 4 milioni. Per
quanto questa cifra possa essere inferiore alla realtà, non tutti gli
immigrati sono musulmani (vi sono cattolici, ortodossi, buddisti ecc.),
per cui si tratta di una piccolissima minoranza alla quale si dà un
rilievo eccessivo. I motivi li conosciamo bene: l’islamismo è una
«religione-cultura» totale, che implica una forma mentis di assoluta
dipendenza da Allah, un determinato sistema di vita, un’etica, un
rapporto maschio-femmina, un rapporto con i credenti di altre religioni
(gli «infedeli») del tutto diversi dal nostro, sia che si qualifichi il
nostro come «occidentale-laico» sia che lo si qualifichi come
«cristiano». Per questo la presenza di una piccola minoranza è così
rumorosa ed esplosiva: la loro diversità stride in continuazione, in
ogni cosa che fanno, che dicono, che vogliono. Insegnare l’islamismo
nelle scuole pubbliche significherebbe che abbiamo deciso di insegnare
ai nostri figli che è vero ciò in cui noi non crediamo; e che è vero
ciò che è contro la nostra storia, la nostra civiltà, la nostra etica.
Insomma, significa che vogliamo che i nostri figli non credano in
nulla. Molti italiani, nel dirsi «laici», ritengono di dichiararsi
anche non credenti, non cristiani. Ciò non toglie, però, che è
impossibile non includere il cristianesimo nella storia italiana visto
che sarebbe incomprensibile, non soltanto la storia politica, ma anche
quella morale, letteraria, artistica. In fondo, le difficoltà religiose
degli italiani si incentrano sulla Chiesa e sui suoi precetti, più che
su Gesù e il Vangelo. E il cristianesimo è prima di tutto questo: Gesù
e il Vangelo. Il presidente della Camera, così come le sinistre, che
si sono subito dichiarate d’accordo con la sua proposta, manifestano in
questo modo il loro disprezzo per le religioni, e si comportano come se
le diversità delle religioni potessero essere trattate, più o meno, con
il sistema che essi chiamano «pluralismo» nell’informazione o nelle
idee partitiche. È indispensabile richiamarli alla realtà: gli italiani
non vogliono morire, tanto meno scavarsi la fossa con le proprie mani
facilitando il radicarsi dell’islamismo nel proprio territorio.
Ida Magli Roma - 17 Ottobre 2009
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"Tra gli immigrati, i musulmani sono una minoranza cui si dà rilievo eccessivo" |