editoriale
Sesso e Potere
di Ida Magli il Giornale | 07/05/2009
I
conti con il femminismo non sono ancora chiusi. Anzi, a dire la verità,
forse gli uomini, i maschi, non li hanno neppure aperti. Il femminismo
ha comportato un cambiamento totale del ruolo delle donne; ma i maschi
l’hanno accettato passivamente, lo hanno subìto, o addirittura lo hanno
esaltato in eccesso, senza rendersi conto che il cambiamento del ruolo
delle donne comportava di necessità il cambiamento anche del ruolo
maschile. Di fatto, nella maggioranza dei casi, si è lasciato che le
cose «si aggiustassero da sole»; oppure si è fatto ricorso alla
magistratura, lasciando però ancora nel vuoto e nel silenzio il
contenuto del ruolo dei maschi. Una società, però, non può vivere
senza che sia ben chiaro il rapporto fra i sessi. Col passare del
tempo, infatti, ha ripreso vigore, accanto all’immagine nuova della
donna indipendente, sicura di sé, professionista affermata in tutti i
campi, la vecchia immagine della donna intenta ad attrarre sessualmente
e a servirsi più del suo fascino che delle sue capacità per raggiungere
il successo. La verità è che i maschi non sanno più, non chi sia «la
Donna», in quanto ritengono di conoscerla anche troppo bene, ma cosa
sia rimasto alla mascolinità al di là del lasciarsi attrarre
sessualmente. La battaglia vera fra i sessi dunque si svolge nel
silenzio di un macroscopico non-detto, nell’astio impotente di chi ha
subìto una profonda ingiustizia e si vede oggi costretto a gareggiare
in società anche con le donne, oppure nel ritrarsi maschile nel mondo
omosessuale, un ritrarsi che, malgrado le apparenze, si concretizza in
un vero e proprio rifiuto della donna. I mezzi d’informazione di
massa sono lo specchio di questa situazione d’incertezza. Al tempo
stesso, però, vi contribuiscono aumentando di continuo il livello dello
scontro perché la Donna è Parola, strumento di comunicazione fra i
maschi e mattone di fondazione del gruppo, di ogni gruppo, di ogni
società. Lo sanno bene gli asceti, i mistici, i monaci: rinunciare alla
donna-parola significa instaurare il Silenzio. Il grande frastuono nel
quale siamo immersi non riempie minimamente il vuoto di significati e
di contenuti che ci affligge e non può che aumentare mano a mano che si
sbiadisce l’immagine simbolica della Donna senza che nessuna altra
immagine riesca a prenderne il posto. Dunque, non meravigliamoci:
malgrado il femminismo e la parità, non appena appare all’orizzonte un
maschio potente, si è costretti ancora ad accapigliarsi sul ruolo
sessuale delle donne che gli girano intorno. E alla ragazza di turno,
come la diciottenne Noemi di Casoria, stampa e opinione pubblica non
risparmiano nulla. La ragazzina viene trasfigurata nella vecchia
«malafemmina» napoletana. Lo si è visto in questi giorni anche per
quanto riguarda i rapporti di Berlusconi con le numerose donne presenti
nel partito e chiamate a far parte delle liste per le prossime
elezioni. Di fatto lo scontro avviene per un motivo profondamente
nascosto ma importantissimo: il legame fra l’uomo di successo politico
e i suoi elettori è un legame «sponsale», sessuato al livello che
dicevamo poco fa, ossia di fondazione del gruppo; qualsiasi donna
appaia nel suo orizzonte assume le vesti sia di conferma di questo
rapporto sia di temibile rivale. Naturalmente non è mai la moglie che
svolge questo ruolo agli occhi del popolo perché la moglie appartiene
già alla società, non gliela contende. (Da questo punto di vista è
certamente un abbaglio la gelosia della moglie di Berlusconi). Dunque
il problema non sono le donne, ma il rapporto dell’uomo di governo con
i cittadini che oggi, nel caso di Berlusconi, è più che mai fondato
sulla fiducia individuale in quanto gli italiani non vedono nessun
altro in grado di prendere in mano una situazione così difficile. Per
lo stesso motivo, anche se non ne sono consapevoli, i mezzi
d’informazione cercano tutte le occasioni per accrescere il materiale
di curiosità e di interesse in questo campo, cosa che non sono soliti
fare con i personaggi dell’opposizione. Qui, però, c’è da notare un
fatto un po’ fuori dalla norma. In Italia un rapporto «sponsale» con un
uomo politico di sinistra si è verificato soltanto con Berlinguer. Se
ne è avuta una testimonianza indimenticabile nel momento della sua
morte. I funerali di Berlinguer hanno creato un momento di estrema
sacralità, coinvolgendo in un silenzio irreale il «suo» popolo, quello
che lo amava con una profondità che soltanto in modo sessuato si può
raggiungere. Come mai le donne presenti nei partiti di sinistra non
suscitano né interessi né pettegolezzi intorno ai loro rapporti
«mondani»? Purtroppo bisogna riconoscerlo: nessun maschio, per quanto
in alto nel potere della sinistra, è in grado di creare un rapporto di
fiducia personale con i cittadini, neanche con i suoi elettori, nel
senso «sponsale» di cui parlavamo. Di conseguenza le donne non gli
«servono». Non si tratta - penso che sia chiaro - né dell’età, né della
bellezza, né del carisma: la sinistra è vuota di uomini in grado di
«legare», non i singoli elettori, che pure ha in abbondanza, ma un
gruppo, perché non «ama», anche nei loro difetti, quelli che governa,
ma cerca di educarli, di indottrinarli, di plasmarli. Esistono sempre
emozioni ed affetti che vanno al di là della logica nei fatti umani:
malgrado i suoi concerti, le sue adunanze, i suoi intellettuali, la
sinistra quasi sempre se ne dimentica.
Ida Magli Roma, 7 Maggio 2009
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