eDITORIALE
Auguri politicamente scorretti
di Ida Magli Il Giornale | 24/12/2009
Voglio
cominciare i miei auguri di Natale mandando una maledizione. Sia
maledetto colui che ha ideato il «politicamente corretto» e che lo ha
imposto ai popoli d'Occidente. Nessun tiranno è mai stato peggiore di
lui; nessun torturatore era ancora mai apparso nella storia d’Europa
che, con feroce legge del contrappasso, costringesse a «bloccare» il
pensiero proprio coloro la cui civiltà si è costruita cercando di
avvicinarsi sempre di più all'essenza, alla verità del pensare. Nulla,
d'altra parte, stride di più con ciò che festeggiano i cristiani, che
la finzione del politicamente corretto visto che questa è davvero
l'unica cosa che Gesù ha condannato: l'ipocrisia, la finzione; il non
testimoniare la verità, non affermarla, non riconoscerla. Non si tratta
soltanto dei cristiani, dei credenti, ma di tutti: la forza delle
parole di Gesù è diventata tessuto della civiltà italiana ed europea in
quanto già i Romani si fondavano sulla corrispondenza fra il proprio
«essere» e la propria parola, una corrispondenza che ogni uomo sente
come «giusta», come «bella». Oggi, dunque, gli auguri di Natale
bisogna farli a coloro che più ne hanno bisogno: quelli che vogliono
far vivere la propria civiltà e che non si piegano alle forme un po'
facili del festeggiamento ai bambini, ai nonni (accomunati
all'infanzia), ai «poveri», magari in Africa o in India... Perché non è
questo il Natale. La forza del Natale è la sua individualità. È nato
quel tal bambino, non «il bambino». È l'individuo che nasce. Mai come
oggi questa individualità è stata a rischio: l'universalismo e
l'uguaglianza della globalizzazione premono in tutti i modi affinché
gli individui muoiano per far posto a uomini tutti simili, che si
vestono, che mangiano, che parlano, che pregano, che pensano in maniera
identica. I governanti lavorano spasmodicamente a questo scopo, aiutati
dall'imperversare della pubblicità, dalla massa di prodotti
standardizzati, dai cosiddetti «format» delle trasmissioni televisive;
ma aiutati soprattutto dalla negatività, ormai introiettata, di ciò che
è «diverso». Eliminare il concetto di diverso e al tempo stesso
uniformare le credenze, i costumi, le religioni, le nazionalità, è
indispensabile per giungere a governare in modo univoco il mondo
intero, così come si propongono i politici che già da molti anni vanno
predisponendo le varie Organizzazioni a hoc. Se queste (l'Onu, per
esempio) non sono quasi mai riuscite fino a oggi a raggiungere il
proprio scopo, il motivo, agli occhi dei governanti, è proprio la
diversità fra i popoli. Naturalmente sono le religioni il maggiore
ostacolo, e fra queste, soprattutto il Cristianesimo, proprio per il
suo aver posto l'accento sul valore dell'individuo, di ogni individuo,
ossia della «persona». Di qui l'assalto al Cristianesimo, l'assalto al
Natale, tanto più che la Chiesa sembra, almeno in parte, essere stata
anch'essa soggiogata dal politicamente corretto, dal timore della
diversità, dal desiderio di avvicinarsi, tramite l'Antico Testamento,
all'Ebraismo e all'Islamismo. Nessuno mette in dubbio la buona fede di
questo comportamento, ma ai laici spetta il grave compito di
correggerlo in quanto, fin dall'inizio, la storia cristiana è stata
contraddistinta dalla ricorrente vittoria di coloro che predicavano
l'assoluta novità di Gesù nei confronti dei nostalgici della Sinagoga.
Oggi a questi nostalgici si sono aggiunti quelli che ripetono il
vecchio adagio della non esistenza storica del personaggio Gesù, come
se potesse esistere qualcosa nel mondo dell'umano che non sia
attribuibile a un individuo, anche quando non ne conosciamo il nome,
anche se non sappiamo nulla di lui. Il «mito» non parla: è un individuo
che l'ha fatto parlare. La «gente», la «tradizione», la «collettività»
non parlano: è un individuo che parla e le fa parlare. Qualcuno ha
detto: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno».
Certamente è stato un uomo a pronunciare queste parole, un uomo
straordinario che ha consegnato alla storia, al mondo degli uomini, il
pensiero più nuovo, più profondo e più denso di com-passione che sia
mai stato espresso. L'augurio che facciamo a tutti noi è di essere felici di appartenere a una civiltà chiamata a difenderlo.
Ida Magli 20 dicembre 2009
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