editoriale

L'Università, i politici italiani e il Papa

di Ida Magli 
ItalianiLiberi | 17 Gennaio 2008

  Vogliamo provare ad analizzare con un minimo di obiettività quello che è successo in questi giorni? Prima di tutto l’ipocrisia e le menzogne del Governo. Nessuno può invitare il Capo di un altro Stato (il Papa è il Capo dello Stato del Vaticano) senza essersi consultato ed aver avuto il consenso del Governo; il Governo a sua volta non può aver dato il suo consenso senza essersi consultato con il Ministro degli Esteri e con quello degli Interni sulla opportunità e sulla fattibilità della visita e senza averne informato il Presidente della Repubblica. Tutto questo è normale e obbligatorio riguardo alla visita di qualsiasi Capo di Stato. Se poi questo Capo di Stato è anche il Capo della Chiesa Cattolica, la prassi diventa ancor più delicata a causa dei rapporti di difficile equilibrio fra lo Stato del Vaticano e l’Italia, della ipersensibilità storica e psicologica delle varie componenti politiche che animano il Parlamento e le Istituzioni italiane nei confronti del Papato e, certamente non ultima, la preoccupazione per garantire  la sicurezza del Visitatore. Dunque le menzogne del Governo, che si è rifugiato dietro le spalle del Rettore dell’Ateneo, manifestando la propria sorpresa e il proprio dispiacere per quanto è avvenuto, non si contano.
  L’idea di invitare il Papa a tenere la Lezione inaugurale – una lezione sulla pena di morte – in occasione dell’apertura dell’anno accademico dell’Università romana “ La Sapienza”, è stata sicuramente suggerita al Rettore dai più importanti uomini politici oggi al governo, uomini che si fanno un vanto di aver presentato all’ONU la famosa moratoria, ben sapendo che dalla bocca di un Papa la pena di morte non può non scivolare sull’aborto. Del resto la stampa aveva già orchestrato, senza alcun riferimento al Papa, tale “passaggio”, con la proposta di una analoga moratoria sull’aborto, ben vista, come è ovvio, dalla maggior parte dei cattolici e tuttavia molto difficile da gestire apertamente a causa dei diversi comportamenti sessuali di alcuni degli attuali membri della maggioranza politica e delle proposte di legge presentate dal Governo in questo campo (legalizzazione del matrimonio di coppie omosessuali, registro di matrimoni di fatto, diritto all’adozione di bambini per le coppie omosessuali); proposte accantonate di volta in volta a causa del disaccordo e delle polemiche negative che hanno suscitato.
  C’è una cosa, però, che accomuna tutte le parti in causa in questa discussione: il totale silenzio sulla  sessualità maschile. L’aborto riguarda, ovviamente, prima di tutto il comportamento sessuale dei “maschi” e il loro ruolo nella procreazione. Il silenzio di tutti, ivi inclusi il Clero, i Papi, le Donne, su questo aspetto primario dell’aborto, è sconvolgente e distruttivo dell’assetto della Società, distruttivo dell’esistenza stessa di una “società”, della sopravvivenza di un “gruppo” come tale. Inutile dire, poi, che le proposte di “moratoria” vengono avanzate da “maschi potenti” (tale termine è di per sé indicativo di ciò che sotto sta all’origine del “potere”) con motivazioni morali indubbiamente giustissime, ma che diventano non soltanto ingiuste ma grottesche quando escono dalla bocca dei maschi senza fare alcun riferimento al loro ruolo nella fecondazione. Fino a quando la procreazione e il suo rifiuto saranno caricati esclusivamente sulle spalle delle donne, come è stato fatto in tutti questi anni perfino con la esclusione della ricerca di paternità nel caso di minorenni  autorizzate all’aborto dal magistrato; con l’abitudine, anche da parte dei giornalisti, di annunziare con tranquilla coscienza che: “la polizia sta cercando la madre”, ogni volta che si ritrova un neonato abbandonato, nessuno avrà il diritto di chiedere la “moratoria sull’aborto”. Sulla sessualità maschile né Papi né  Vescovi, né Sacerdoti hanno mai aperto bocca da moltissimi anni; né quelli impegnati nel “salvataggio delle prostitute”, ed esaltati quasi come fossero Santi per la loro opera, si sono mai preoccupati di “salvare” il cliente, invece che la donna. Troppo facile, cari miei, e troppo gratificante per i sacerdoti avere a che fare soltanto con le donne, con i bambini, con i vecchi, escludendo l’unica vera battaglia: quella con i portatori di un pene potente.
  Ritornando quindi alla contestazione di alcune decine di Professori, soprattutto di Fisica, alla inaugurazione dell’anno accademico con una lezione del Papa, è necessario distinguere la difesa, non della laicità o della tolleranza, come è stato affermato, con la solita faciloneria di linguaggio e ignoranza dei concetti da parte di giornalisti e di politici, ma della scienza. La ricerca scientifica non è questione di “laicità” (Galileo, tanto per rimanere al personaggio cui si è riferito anche il Papa, era un fedele credente, come del resto la grande maggioranza degli scienziati italiani) ma di libertà del dubbio. Lo scienziato è colui che sa di dover continuamente superare le conoscenze che possiede nel momento stesso in cui le raggiunge; colui che è felice soltanto quando è in grado di dimostrare l’errore nella teoria raggiunta in quanto è sicuro che esiste sempre qualcosa che gli permetterà di superarlo, andando avanti nella conoscenza. L’errore è l’utile gradino per spostarsi verso il successivo utile gradino, attraverso l’accumularsi di sperimentazioni e di ipotesi. Insomma fare scienza significa, al contrario di quello che di solito si pensa, essere sicuri di non essere sicuri; significa avere un campo sconfinato di ricerca di conoscenze davanti a sé senza mai assolutizzare    
ciò che già si conosce. E’ naturale, quindi, che siano stati proprio i Professori di Fisica a protestare per la lezione di un Papa all’Università in quanto un Papa non è un qualsiasi “credente” il quale, come abbiamo già detto, può, con maggiori o minori difficoltà di coscienza, essere un ottimo scienziato (nel caso di Galileo, la sua condanna era dovuta all’aver dimostrato errate le affermazioni dell’Antico Testamento sul rapporto della Terra con il Sole), ma proprio perché è “Papa”, ossia è costretto dal suo ruolo a difendere le verità di fede, o meglio quella che lo stesso Ratzinger nel suo discorso chiama la “verità”.
  Dunque chiamare un Papa, non a fare una qualsiasi conferenza in un’aula universitaria, ma ad aprire
l’anno accademico dell’Università degli Studi, è un gravissimo errore concettuale, sicuramente suggerito e concordato con il Vaticano dai politici, strumentalizzando il Papa per dare forza ai loro scopi. Che si gridi adesso alla intolleranza, alla mancanza di libertà democratica, chiamando i fedeli a veglie di preghiera, ad adunate in piazza S. Pietro, è perfino ridicolo da parte di una Chiesa che ha impedito per secoli la libertà di parola a tutti, che non conosce la democrazia neanche da lontano e che ha avuto la condanna a morte nel suo Codice e l’ha applicata fino all’ultimo Ottocento.

  Una cosa, però, bisogna aggiungere. La storia della Chiesa e quella dello Stato Pontificio sono piene di leggi e di sentenze terribili perché è stato seguito l’Antico Testamento e non Gesù. I Vangeli rappresentano la rivolta di Gesù contro la Legge mosaica. Anche il processo a Galileo è dovuto all’Antico Testamento, alle affermazioni del Genesi, di cui non v’è traccia nelle parole di Gesù. I credenti che anche adesso difendono e amano la Chiesa, pensano a Gesù, conoscono e amano i Vangeli; scapperebbero inorriditi se conoscessero il Deuteronomio, il Levitico e le sue crudeli affermazioni.
La Chiesa attui oggi quello che avrebbe dovuto fare fin dall’inizio: accantoni l’Antico Testamento e si affidi soltanto ai Vangeli. Il fascino di Gesù è l’unico che possa conquistare il cuore dell’uomo moderno.

Roma, 17 Gennaio 2008

 
  



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 Fino a quando la procreazione e il suo rifiuto saranno caricati esclusivamente sulle spalle delle donne, come è stato fatto in tutti questi anni perfino con la esclusione della ricerca di paternità nel caso di minorenni  autorizzate all’aborto dal magistrato; con l’abitudine, anche da parte dei giornalisti, di annunziare con tranquilla coscienza che: “la polizia sta cercando la madre”, ogni volta che si ritrova un neonato abbandonato, nessuno avrà il diritto di chiedere la “moratoria sull’aborto”. Sulla sessualità maschile né Papi né  Vescovi, né Sacerdoti hanno mai aperto bocca da moltissimi anni
               
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