VIENNA
- Un buco nero i cui contorni cominciano a delinearsi. In
apparenza il traffico d'organi è una branca minore nella
giungla globale della tratta di esseri umani che per le
Nazioni Unite vale quasi 32 miliardi di dollari all'anno. Ma è in
crescita fortissima. Come quello a scopo sessuale, inganna i più
poveri, persone disperate, indebitate o economicamente prive di
supporti, spesso analfabete o mentalmente ritardate, che popolano le
baraccopoli di fango e lamiera del mondo. E li convince a risolvere i
problemi di sopravvivenza vendendo a un malato una parte di sé. Ma
spesso la menomazione mette ai margini e non viene neppure
retribuita secondo le promesse. Per la prima volta si
squarcia il velo sul traffico mondiale di organi. Ieri a Vienna, alla
conferenza globale sul traffico di esseri umani, una sessione è
stata dedicata a un tema su cui finora le informazioni erano
frammentate. Benché proibito dal trattato Onu contro
la tratta, il mercato degli organi da espianto non è illegale in
molti Paesi. Le cifre ascoltate a Vienna tratteggiano alcune
linee di un affare immondo e redditizio, quello del
rene, il trapianto clandestino probabilmente più diffuso.
Una clinica che effettua un trapianto illegale può incassare fino
a 120mila dollari, sostengono le Ong che combattono questo tipo di
tratta, come le americane Cofs e Organs Watch o l'asiatica Ecpat. Considerato
che l'Organizzazione mondiale della Sanità stima che il 10% dei
66mila trapianti di rene effettuati nel 2007 fossero illegali,
solo questo mercato nero ha un potenziale di quasi un
miliardo di dollari. Nessuno è invece oggi in grado di rispondere
alle domande inquietanti sull'entità del traffico di minori, causa della
sparizione di centinaia di bambini ogni anno nelle Filippine, in
Brasile e nelle lande più misere ai confini orientali dell'Unione
europea, in Moldavia. Non c'è un'unica
organizzazione mafiosa a gestire il traffico. Oltre ai trafficanti e ai
procacciatori di donatori, a volte operatori di
associazioni o sindacalisti, la rete criminale è composta
da camici bianchi senza scrupoli, manager ospedalieri e
traduttori. In rapidissima crescita grazie al
miglioramento delle tecniche di trapianto, la crescente
domanda di organi (33% all'anno) si scontra con un'offerta di
donatori che aumenta solo del due per cento. Per evitare lunghe
liste d'attesa si ricorre alla scorciatoia cinica del bio serbatoio dei
Paesi in via di sviluppo per commissionare un rene o un occhio o,
nei casi che prevedono la morte di chi dona, un fegato o un cuore
nuovo. Che costano meno: reperire un rene negli Usa costa 40mila
dollari, il mercato illegale del sud est asiatico procura
l'organo a duemila dollari. Come funziona il meccanismo
criminale? I 120mila dollari del prezzo "chiavi in mano
comprendono il procacciatore, l'ospitalità alberghiera per il
paziente, il ricovero e l'operazione, il pagamento dei medici,
dei traduttori e del donatore. I vantaggi? Il malato arriva in fretta
all'operazione senza spese perché copre le spese con la
propria assicurazione. L'organizzazione divide l'incasso in
parti diverse. La fetta più grossa va ai trafficanti, ai medici che
effettuano espianti e trapianti e alle strutture ospedaliere compiacenti. Al donatore viene promesso il 10%, ma riceve al massimo tremila dollari. Non è raro, stando alla polizia, che la rete comprenda gli assicuratori.
«I Paesi con il maggior numero di donatori di reni spiega
la statunitense Debra Budiani, direttrice di
Cofs sono quelli con il maggior numero di
baraccopoli. Il Brasile, le Filippine, l'India, il
Pakistan e, in Europa, la Moldova. Gli Stati dove c'è
maggiore richiesta sono Israele, Giappone, Sudafrica e Usa. Ma in
India e Pakistan cresce lo stigma per i donatori, che restano
invalidi con la grande cicatrice sul fianco ed emarginati negli
slums». Nelle Filippine, dove si praticano tremila trapianti illegali all'anno,
la decisione del governo di consentire il turismo dei trapianti
ha suscitato una campagna accesa. Due settimane fa, davanti a una
situazione che sta aggravandosi, la Conferenza episcopale ha
ricordato che il corpo umano non è in vendita. Ma a Manila i
malati giapponesi e gli arabi degli Emirati continuano a pagare i
reni sani a peso d'oro. «Serve una campagna che porti a
misure che scoraggino la domanda propone Maria Abueva,
responsabile di Ecpat come la sospensione del
rimborso delle polizze a chi sceglie le vie illegali e la condanna dei
medici compiacenti. Dobbiamo informare i donatori. L'operazione gli
asporta il futuro». Gli organi e i tessuti sono la miniera del futuro
per i trafficanti. Se non si interviene in tempo il biotech assicura
una crescita rampante al mercato parallelo per ricavare
staminali e materiale genetico necessari per le cure dei
più Le organizzazioni dividono i proventi dei trapianti con medici, cliniche di lusso e traduttori.
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trapianti La storia «Affari» in Nepal: 2.000 euro per un rene
di Stefano Vecchia
Avvenire | 15 Febbraio 2008 BANGKOK
- Appena conclusa la vicenda del dottor Kumar, arrestato per aver
sottoposto a espianto illegale almeno 500 persone attirate con il
miraggio di poche rupie. Poco più di 2.000 euro, questo
il costo (diviso a metà tra il mediatore e il donatore) di
un rene in Nepal. Un "affare" per i procacciatori di questo bene
prezioso, l'ultima, disperata risorsa per chi è avvolto nella rete
della povertà spesso aggravata dai debiti; salvezza
insperata per migliaia di pazienti facoltosi che arrivano in
India da ogni parte del mondo per recuperare la speranza.
Ovviamente la donazione di reni in Nepal è illegale, con l'unica
eccezione di congiunti. Ma il miraggio di poche rupie oppure di un
fazzoletto di terra è troppo allettante e così a centinaia, i
contadini impoveriti prendono la strada del confine per cedere un loro
rene da impiantare su stranieri facoltosi. Il 6 Febbraio,
proprio in Nepal, si è conclusa la fuga di colui che la polizia indiana
considera la mente del maggiore tra i racket di trapianto di rene
finora scoperti. Il dottor Amit Kumar è stato arrestato in un
lussuoso albergo tra la natura incontaminata del parco nazionale
di Chitwan. Per il 40enne chirurgo, che utilizzava le strutture di una
lussuosa clinica di Gurgaon sobborgo rampante di Delhi, il
Nepal doveva essere un rifugio sicuro o forse solo un luogo di
transito per sfuggire alla caccia delle autorità indiane
che a Gennaio avevano scoperto un traffico milionario (in dollari)
di organi. Altre sei persone sono state finora arrestate in
India, tra cui il fratello. Al medico indiano faceva capo
un'organizzazione che va acquisendo dimensioni sempre più sconcertanti.
«Si ritiene avevano comunicato pochi giorni fa dall'Interpol,
incaricata della cattura che negli ultimi otto anni circa 500 persone
siano state sottoposte a espianto dal dottor Kumar e i loro reni
trapiantati su pazienti stranieri in sale operatorie non
autorizzate». Alla polizia Kumar ha sostenuto la correttezza del
suo operato di chirurgo attivo da 15 anni, ma addirittura ha
portato a 3.000 la cifra dei suoi trapianti. «Fare trapianti è il mio
lavoro», ha dichiarato Kumar, aggiungendo che al suo ospedale
arrivavano richiedenti da Stati Uniti, Canada e diversi Paesi europei. Ha tuttavia negato l'entità delle cifre contestategli.
La scoperta del racket del dottor Kumar ha risollevato la cortina di
silenzio su un problema drammatico. La situazione in India, come
nel confinante Pakistan, appare fuori controllo, aggravata se possibile
dai casi accertati di vendita di reni da parta di capifamiglia
impoveriti nelle aree colpite dallo tsunami del 26 dicembre
2004, diventa sempre più evidente che il traffico non preda
soltanto sulle necessità, ma fa anche uso dell coercizione. Testimonianze raccolte dalla polizia indiana raccontano di immigrati
nelle città in cerca di lavoro rapiti, narcotizzati ed espiantati
senza il loro consenso. Per le autorità, a ciascun donatore
consenziente o meno vengono consegnate 40mila rupie
(circa 1.000 dollari). Briciole, rispetto ai 50mila dollari per ciascun
rene che i responsabili degli interventi illegali percepirebbero dalla
loro clientela internazionale. Il racket degli organi si avvale
anche della «collaborazione» di medici compiacenti. Powered by TECNAVIA / HIT-MPCopyright (c) Avvenire.
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