Gentile Presidente,
se mi rivolgo a lei con una semplice lettera da cittadino italiano al
Presidente della Repubblica, è perché non posso e non voglio lasciare
nulla di intentato, davanti alla mia coscienza e alla sua, davanti ai
miei concittadini di oggi e davanti a quelli di domani e alla Storia. Lei
è il custode della Costituzione ma anche un magistrato. Dunque sa, e
può capire meglio di molti altri, quale dialettica ci sia fra forma e
contenuto, lettera e spirito, nell’amministrazione della giustizia
nella verità, e che è la “finzione” il loro maggiore pericolo. Il
trattato di Maastricht è questa finzione . Non “politica estera” ma
trasformazione radicale dell’assetto di vita degli italiani, ossia il
tradimento della Costituzione. La perdita di tutti i punti fermi
politici dai quali i cittadini credono, attraverso la Costituzione, di
essere tutelati e ai quali obbediscono. La perdita della libertà, della
democrazia, del territorio, della patria, della lingua… In
altri paesi dell’Unione si stanno presentando eccezioni alle Corti
Costituzionali. Io ho fatto, viceversa, parlando, incontrando gran
parte di coloro che dirigono il nostro paese, un’esperienza terribile,
dalla quale ho tratto questa conclusione: in Italia c’è oggi lo stesso
muro di silenzio, di ottusità, di esaltazione di simboli privi di
realtà che ha fatto dire ai tedeschi, dopo la guerra, che essi “ non
sapevano”. Per questo le scrivo questa lettera: perché nessuno possa dire domani che “non sapeva”. Grazie Ida Magli Roma, 2 Aprile 1998 |