Adesso
li conosciamo bene tutti i nostri parlamentari, governanti e non
governanti. Abbiamo l’ultima definitiva prova che l’unico loro
interesse è quello che li riguarda come persone: cosa fare per se
stessi oggi; cosa fare per se stessi in vista del proprio futuro. Non
esistono finzioni in quanto perfino le parole che adoperano escono
dalla loro bocca e giungono alle nostre orecchie vuote del significato
apparente e piene del significato reale: “dobbiamo far passare i
giorni mancanti al raggiungimento della nostra pensione… dobbiamo
trovare il trucco per rimanere al governo anche senza avere la
maggioranza… dobbiamo metterci d’accordo con gli uomini più forti per
avere domani il loro appoggio nel diventare presidenti della
repubblica… dobbiamo tenerci buono il presidente della repubblica per
non far sciogliere le camere… dobbiamo trovare una legge elettorale che
impedisca al popolo di avere il minimo potere esprimendo una
preferenza…” Insomma il vero, assoluto conflitto di interessi è quello tra i sudditi e i detentori del potere. Analizziamo
adesso, in brevissima sintesi, i più gravi problemi attuali. Il primo,
quello che riguarda le nostre tasche, dipende dallo sciagurato progetto
dell’euro che ha dimezzato di colpo il potere d’acquisto degli Italiani
e che è governato dai banchieri di Francoforte. Questi, come si è visto
in tutti questi anni e ancora ieri di fronte alla catastrofe delle
Borse, sono ossessionati dalla fobia tedesca per l’inflazione e dal
principio della stabilità della moneta, che è iscritta nella
Costituzione tedesca. Incuranti del fatto che i vari paesi dell’Unione
hanno bisogni di mercato e capacità produttive del tutto diverse l’uno
dall’altro, mantengono invariati i tassi di interesse con danni
spropositati all’economia dell’Europa. Per giunta “parlano”, e
parlano con sicumera da imbecilli, nei momenti più delicati, come ha
fatto puntualmente l’ineffabile banchiere Trichet (giunto alla Banca
Centrale Europea per premio alla sua carriera, costellata di processi
di carattere finanziario dai quali è uscito per il rotto della cuffia)
dando il trionfale annuncio che non avrebbe toccato i tassi, dopo che
la Banca Federale Americana li aveva abbassati di quasi un punto
risollevando le Borse di tutto il mondo. L’immediata conseguenza di
tale sproloquio è stata la ricaduta delle Borse europee nel più
profondo rosso. Chi chiede i danni a uomini di questo tipo? I
nostri politici, forse, che percepiscono dall’UE per se stessi e per i
propri parenti, amici, compagni di partito, stipendi favolosi senza
quasi muoversi dalla loro poltrona? Si parla tanto di “riforme” in
Italia. La prima riforma che dobbiamo imporre (se si vuole almeno
attenuare la dittatura della democrazia) è la presenza in Parlamento di
candidati eletti fra i propri iscritti dalle associazioni dei
lavoratori (operai edili, tessili, metalmeccanici, ecc.), artigiani di
ogni genere, commercianti, agricoltori, insegnanti, medici, ingegneri,
attori, cantanti... Insomma lavoratori essi stessi e rappresentanti
veri, concreti, scelti dai propri compagni e non “mediatori della
rappresentanza” come accade oggi attraverso i partiti. (Immagino che si
griderà subito allo scandalo del “corporativismo”: ebbene, se il
termine non piace, cambiamolo, ma è certo che se si grida allo scandalo
è perché è contrario agli interessi dei politici. Non dimentichiamocelo
mai: il conflitto vero è fra i loro interessi e i nostri) Il
secondo problema da affrontare subito è la condizione di assoluta
schiavitù cui siamo stati ridotti. La “schiavitù” è consegna del
proprio corpo. Noi siamo apparentemente liberi di pensare e di
parlare soltanto perché i politici non hanno bisogno né di
censura né di tortura per sapere tutto quello che facciamo
attraverso i mille sistemi di controllo che hanno instaurato a poco a
poco. Le intercettazioni telefoniche, tanto per fare un solo esempio,
sono un sistema incivile, da spionaggio di guerra, e noi ne chiediamo
l’immediata abolizione. Per tutti. Sospetti di crimini o meno. Chiediamo
anche che la tassazione avvenga, non soltanto ridotta al massimo, ma
anche e soprattutto in forma indiretta, in modo da salvaguardare in
assoluto la vita privata del cittadino. Vogliamo l’eliminazione del
sostituto d’imposta. Vogliamo ridurre il più possibile le prestazioni
dello Stato al singolo individuo, lasciandogli il compito di provvedere
ai bisogni della vita collettiva. Vogliamo che coloro che provvedono ai
bisogni della vita collettiva rispondano della loro amministrazione,
sia civilmente che penalmente. I rappresentanti della singole
Associazioni chiederanno l’incriminazione e i danni relativi alle
eventuali Jervolino, agli eventuali Bassolino, agli innumerevoli
amministratori e politici incapaci, come succede a qualsiasi
lavoratore. Vogliamo che sia preclusa la carriera politica ai militari
e ai magistrati in modo che i diversi “poteri” siano davvero
indipendenti (senza il facile trucco del dare le dimissioni e darsi
alla politica dopo essere diventati famosi con i processi). Vogliamo
che i soldi che guadagniamo rimangano nelle nostre tasche. Decideremo
noi se partecipare al mantenimento di una Chiesa, di un giornale, di
un’attività artistica, senza passare attraverso lo Stato. Lo stesso
vogliamo che avvenga per l’età in cui smettere di lavorare e per
l’accantonamento di una pensione. Il federalismo non è la soluzione a
questo tipo di problemi, perché comunque delega il potere ai politici.
Vogliamo circoscrivere il più possibile questo potere. Insomma
bisogna capovolgere i principi comunisti che hanno distrutto in questi
anni la coscienza della responsabilità personale e di conseguenza
l’energia e la forza dei cittadini come “uomini”. Naturalmente adesso
abbiamo il cappio al collo della Unione Europea a rendere ancora più
difficile la liberazione dal potere. Ma l’Unione Europea si regge su un
castello di carta. I Paesi sono diversi e rimangono diversi perché sono
costituiti dai popoli e dal carattere, dalla storia dei popoli. Il
Trattato di Maastricht è così stupido e privo di principio di realtà
che basterebbe conoscerlo per aver voglia di strapparlo o di mettersi a
ridere. Faccio un esempio di questi giorni. L’UE ha minacciato per due
volte l’Italia di farle pagare una grossa multa a causa dei “rifiuti”
campani e del mancato rispetto delle normative per l’ambiente. A parte
il fatto che non abbiamo bisogno dell’Europa per sapere cosa siano i
rifiuti e che sono soltanto i nostri politici a subire i rimbrotti
degli stranieri strisciando in terra come vermi, è chiaro che se
avessimo i soldi della multa ci converrebbe impiegarli per far smaltire
i rifiuti in Germania. Non sappiamo invece cosa faccia l’Europa dei
nostri soldi. Ma la cosa più divertente sarebbe stare a vedere,
mancando per la seconda volta agli obblighi comunitari, cosa farebbe
l’UE, la quale, in base a Maastricht, dovrebbe farci uscire
dall’Unione. E’ possibile secondo voi? Dove li fissa i confini
l’Europa, se l’Italia se ne va per conto suo? E che fa l’Europa:
cambia confini ogni volta che un paese o l’altro dei ventitre che
per ora la formano, viene meno agli impegni di Maastricht? E’
stato detto che gli Italiani non hanno più valori, che la società è in
briciole. Non è vero: sono i detentori del potere che non hanno più
valori, che si sforzano di ridurre la società in briciole per poterne
fare quello che vogliono. Per questo il dio dell’unione europea è
il mercato; i suoi “valori” si valutano in denaro.
Roma, 24 Gennaio 2008
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