editoriale

L'orgoglio dei Romani

di Ida Magli 
ItalianiLiberi | 01 Maggio 2008

  Cosa è successo veramente a Roma? Non sembra che i commentatori ufficiali, i giornalisti, i politici stessi si rendano conto dei motivi profondi che hanno fatto scattare la ribellione dei Romani.
No, non sono state le innumerevoli buche nell’asfalto o l’ingorgo inestricabile del traffico; non sono state le truffe e le rapine quotidiane e neanche l’intollerabile aumento della violenza degli immigrati, le vere cause del drastico volta faccia dei Romani nei confronti dell’amministrazione di sinistra. Certo le difficoltà quotidiane hanno influito, e hanno influito soprattutto perché anch’esse segnalavano, al di là del loro significato concreto, il disprezzo verso la dignità della popolazione, in totale contrasto con la propagandata immagine di una città di accoglienza mondiale. Ma non sono stati questi i motivi veri del macroscopico grido di esultanza dei Romani. Il grido che si è levato all’acclamazione di Alemanno sindaco era il grido di chi si è liberato di una cappa di piombo, il grido di chi si era sentito mancare l’aria a poco a poco e che all’improvviso si ritrova a respirare l’ossigeno della verità.
Non esiste libertà, infatti, laddove non esiste verità. E’ questo che ha fatto ovunque il comunismo fino ad oggi: ha tolto la libertà più con le menzogne che con i carri armati. Ha falsificato la storia. Ha impedito agli Italiani di celebrare e di riconoscersi nel proprio passato sminuendo quello remoto della civiltà latina, rinchiuso nel disprezzo per i Romani conquistatori di imperi. (Per questo è salita  subito al balcone del Campidoglio da dove  Alemanno si affacciava la questione della “teca” sull’Ara Pacis: è un pugno nell’occhio per i Romani, il progetto di chi l’ha ideata disprezzandola).  Ma ha impedito agli Italiani anche di celebrare e di riconoscersi nella storia  del Risorgimento e in quella della prima guerra mondiale, vista esclusivamente come il prodromo del fascismo. E, infine, non ha soltanto falsificato la storia del fascismo e della seconda guerra mondiale, ma ha impedito addirittura che questa storia venisse fatta, impedendone la vista con l’ingombro macroscopico della lotta partigiana. Percorrere l’itinerario del proprio passato ha per un popolo la stessa funzione fortificatrice e liberante  che ha per un individuo conoscere la storia della propria infanzia. Se si obbliga un popolo a riconoscersi in una storia falsa, lo si avvia verso la patologia del non senso. Una patologia dalla quale non c’è altro scampo che la ribellione.
E’ nella natura del comunismo falsificare la storia, piegarla ai propri scopi in quanto non le assegna altra funzione che quella di servire alla costruzione del mondo marxista. Ha fatto così ovunque ha attecchito e anche là dove alla fine, è stato sbalzato via dai moti dei popoli, come è successo in Russia, si è rifiutato di cercare nell’analisi storica i motivi della sconfitta. In Italia l’itinerario della falsificazione è durato fino ad oggi, imponendo con violenza agli Italiani di credere in una storia allucinatoria: che la seconda guerra mondiale l’abbiano combattuta poche migliaia di partigiani. La storia vera, dunque, è ancora tutta da fare e i cittadini di Roma ne hanno sentito la mancanza più di tutti gli altri perché Roma è stata sempre al centro della storia dell’Italia e lo era durante il fascismo tanto quanto lo è oggi. Dunque la vittoria del centro destra a Roma non può essere assimilata a quella delle altre città. Così come non ha senso attribuire alla scelta di un candidato sbagliato la sconfitta della sinistra. Un altro candidato avrebbe forse perso con minore distacco, ma avrebbe perso.
La “presa di Roma” segnala la ribellione degli Italiani alla propria scomparsa; l’inizio (almeno lo speriamo) della ribellione a quella altra scomparsa predisposta dai comunisti che è l’impossibile omologazione europea.

Ida Magli

Roma, 01 Maggio 2008





 
 
  

 

 
 
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