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Povera Europa ferma ai cetrioli
di Massimiliano Lussana
ilGiornale | 26 Giugno 2008 Bisogna
ammetterlo: l’Unione Europea dimostra inequivocabilmente di sapersi
evolvere. E sta rendendosi protagonista in questi giorni di una vera e
propria rivoluzione copernicana, passando dai litigi per introdurre le
direttive sul raggio di curvatura dei cetrioli, sulla possibilità di
indossare le camicie da notte anche di giorno (Direttiva 548 del 28
gennaio 1989 e successive sentenze della Corte Europea di giustizia,
per i precisini) e sulle caratteristiche dell’asparago perfetto, ai
litigi per abolire quelle stesse direttive. Insomma, pare che la
lezione irlandese, ancora una volta, non abbia insegnato nulla ai
burocrati di Strasburgo e Bruxelles. Così come, in precedenza, non
avevano insegnato nulla tutti i voti negativi all’Europa che sono
arrivati praticamente ogni volta che i popoli hanno potuto esprimersi
liberamente su questioni legate all’Unione. Circostanza praticamente
sconosciuta in Italia, dove si fanno referendum su tutto, ma non sulla
nuova moneta o su una nuova Costituzione, cioè le due maggiori
limitazioni di sovranità immaginabili in natura. L’ultima svolta
dell’euroburocrazia funziona così: la Commissione - dopo lunghi
dibattiti - aveva individuato solo dieci tipi di prodotti agricoli che
avrebbero dovuto essere definiti e classificati con tutti i crismi,
dalle mele in giù, firmando una liberalizzazione per tutti gli altri
tipi di frutta e verdura prima regolamentati. Niente più regole assurde
su aglio, carciofi, porri e cetrioli, addirittura qualche apertura sui
«lupini dolci» che - come ha specificato un’apposita direttiva - «sono
quelli non amari». Un sogno per tutti i cittadini europei abituati
dall’Unione a incubi matematici («nei mazzi di asparagi, la differenza
fra il più grosso e il più piccolo non deve superare gli 8
millimetri»), geometrici («il taglio di base» degli stessi asparagi
deve essere «il più perpendicolare possibile all’asse longitudinale») o
paratrigonometrici («la massima curvatura del cetriolo di prima classe
può essere di 20 millimetri ogni dieci centimetri di lunghezza»). Un
sogno che, però, purtroppo è presto naufragato. La Germania, a cui si
sono subito aggiunte Francia, Spagna e Ungheria, ha bocciato la
deregulation dei cetrioli. E sembra che pure altri Paesi siano pronti a
inserirsi nella fronda, anche se non è ancora nota la posizione
dell’Italia. Certamente contraria alla direttiva che limita la quantità
di gel nei capelli, almeno a giudicare dalla tricologia del peraltro
ottimo ministro Luca Zaia. Insomma, nessuna liberalizzazione,
nessuna lenzuolata in versione europea. Anzi, al posto dei lenzuoli, su
questa Europa - non sull’Europa dei popoli, si badi bene - non resta
che stendere un pietoso velo. Sempre che non abbiano fatto anche la
direttiva sulle dimensioni e sui colori dei pietosi veli.
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