editoriale

Gli errori della Chiesa

di Ida Magli

il Giornale | 2 Settembre 2008


  Un campeggio musulmano nel convento francescano di S. Giacomo della Marca forse non è che un piccolo episodio fra i tanti che testimonia la rinuncia della Chiesa a far vivere il Vangelo. I Francescani vantano il loro spirito di carità (oggi si chiama “accoglienza”, “dialogo”) ma sanno benissimo che lo spirito di carità non converte i musulmani al cristianesimo e che fra poco il Vangelo morirà a causa della morte dei suoi “portatori”. Questa è la durissima verità cui devono riflettere oggi i Religiosi, francescani e non francescani, cui devono riflettere tutti i cristiani, sia i politici che i semplici sudditi, ma soprattutto deve riflettere la Chiesa: o ci si impegna a predicare il Vangelo oppure lo spirito di carità dei Francescani contribuirà a farlo sparire più presto.
Il cristianesimo è in grave crisi. Il cattolicesimo in particolare mostra ferite profonde, sia a livello di credenti, sia e ancor più nelle sue strutture portanti, quelle strutture che fin quasi dalle origini hanno permesso alla Chiesa di radicarsi in Europa e di farsi conoscere ed apprezzare in tutto il mondo. Parlo, ovviamente, degli Ordini religiosi, dai Benedettini ai Francescani, ai Domenicani, ai Gesuiti, che vedono oggi i loro noviziati quasi del tutto deserti; parlo del clero diocesano che, non soltanto è sempre meno numeroso, ma è privo di mordente, ripiegato stancamente su parole logorate dall’uso e vuote di contenuto. Parlo delle Suore, un tempo braccio forte delle attività della Chiesa, presenti in tutti i centri nevralgici della società, dalle scuole agli ospedali, in ogni Continente ed oggi costrette a trovare le adepte in India, nelle Filippine, in Africa per non chiudere i loro istituti. Le cifre sono impressionanti: nei quaranta anni del dopo Concilio i religiosi sono passati complessivamente da 329.799 a 214.903 con un calo del 34,83%. I frati minori
(francescani appunto) erano nel 1965 27.009 e sono scesi nel 2005 a 15.794 con un calo del 41,52%. I Gesuiti erano, sempre nel 1965, 36.038 e sono diventati nel 2005 19.850.
Le religiose, che sono sempre state 4 volte di più dei religiosi ( questo è un dato costante della storia della Chiesa) sono passate nello stesso periodo da 961.264 a 633.675 con un calo del 34,07% ( le cifre sono tratte dall’articolo di A. Pardilla nella rivista “Testimoni” del dicembre 2007).
Da che cosa è provocata questa crisi? E’ troppo facile addebitarla ai costumi dell’Occidente, alla emancipazione delle donne, al consumismo e alla dissipazione della vita moderna. I costumi non erano più morigerati ai tempi delle lotte iconoclastiche quando tuttavia i frati non esitavano ad impegnarsi in prima persona contro l’Imperatore per difendere il diritto alle immagini. La moralità non era migliore nei primi secoli dopo il Mille quando per difendere il Vangelo sono scesi in campo S. Bernardo, S. Francesco, S. Domenico. Per quanto allora fossero spesso gli stessi Papi occasione di scandalo, essi però credevano profondamente nella forza assoluta di Gesù, nella salvezza proveniente dal Vangelo, nel dovere della Chiesa di salvaguardare la novità incomparabile del suo messaggio. La fragilità degli uomini era una cosa, la fede un’altra.
Dunque, oggi, la Chiesa deve guardare prima di tutto a se stessa e chiedersi quali siano i motivi veri del distacco dei credenti, un distacco che è incominciato con il Concilio Vaticano II, quindi proprio nel momento in cui si è deciso di dare impulso al dialogo con le altre confessioni religiose. Deve chiedersi perciò se questi motivi non si trovino principalmente nel suo aver rinunciato a predicare la specificità del Vangelo, la rottura compiuta da Gesù con l’Antico Testamento, con lo spirito dell’Antico Testamento. L’equivoco terribile del nostro tempo – un equivoco che ha pervaso tutti gli aspetti della cultura e della vita sociale – è che bisogna essere uguali per non farsi la guerra. Questo significa che non crediamo affatto al messaggio d’amore di Gesù, visto che invece è proprio mantenendo le differenze che dimostriamo di saperci amare. D’altra parte certamente non sono i conciliaboli teologici o liturgici a poterci avvicinare ai credenti nell’Antico Testamento  e quindi nel Corano. La cultura discesa da Roma e dal Vangelo è quella che ha informato di sé la lingua, il diritto, l’architettura, la scultura, la pittura, la musica delle nazioni d’Europa ed è questo che conta nella vita dei popoli: lo spirito con il quale hanno incarnato la propria religione. Il Corano vieta le rappresentazioni, vieta le immagini. Questo significa che non appena i musulmani saranno spiritualmente la maggioranza (in Italia manca poco perché non è tanto questione di numero quanto questione di forza propulsiva) quasi tutta la nostra cultura dovrà essere cancellata. I francescani odiano forse l’Italia?

Ida Magli
31 Agosto 2008


 
 
 
 LA NOTIZIA

Ancona - Monsignor Vecerrica: «Scelta autonoma»

Campeggio islamico
nel convento

Il vescovo: «Io non c'entro»


I frati minori di San Giacomo della Marca aprono le porte all'Ucoii: vanno accolti

ROMA — Il campeggio annuale dell'Ucoii dentro il convento «La Pace» dei frati francescani minori di Sassoferrato, in provincia di Ancona. Incontri, dibattiti, preghiere, cene al tramonto dopo il digiuno (questa volta campeggio e Ramadan coincidono) per cinque giorni, dal 6 al 10 settembre, «fianco a fianco» con i «fratelli cristiani». I frati minori aprono le porte della loro casa ai musulmani di una associazione considerata ideologicamente tra le meno moderate dell'Islam italiano e padre Vincenzo Brocanelli, ministro provinciale di San Giacomo della Marca non nega di aver messo in conto qualche polemica. Ma non è preoccupato. Dice di essere «sereno». Di aver «avvertito le autorità italiane e il vescovo di Fabriano Giancarlo Vecerrica». Spiega che dire sì all'Ucoii «si concilia perfettamente con lo spirito che pervade il nostro ordine, che è quello dell'accoglienza, dell'apertura, del dialogo». Padre Vincenzo, 65 anni, sta lì da maggio, sono soltanto pochi mesi. Per anni ha vissuto in Algeria, Marocco e Turchia, vicino alle comunità musulmane. Dice che «sì, il vescovo mi ha ricordato che il segretario della Conferenza episcopale italiana, Giuseppe Betori, ha invitato i cattolici ad usare la massima prudenza nel "prestare" chiese e locali parrocchiali a gruppi non cattolici». Ma aggiunge che «la prudenza non può mai diventare esclusione».

Il vescovo di Fabriano però non è sembrato particolarmente entusiasta di questa iniziativa dei francescani. Al Corriere dice, con voce pacata: «Brocanelli è il superiore dei frati minori, il ministro provinciale. Lui ha piena autorità e io non voglio interferire. Ho saputo di questo campeggio nel convento perché l'Ucoii mi ha invitato ma io ho fatto sapere che non potevo andare. E non andrò. Il giorno dopo ho parlato con padre Vincenzo, ci siamo detti quello che dovevamo dirci. Hanno i loro criteri, io non intervengo». Del resto, i musulmani potranno utilizzare gli spazi laici, le aule e le camere del convento, non i luoghi sacri. Le chiese non possono essere concesse per riti di altri culti. E naturalmente i vertici dell'Ucoii sono soddisfatti. Ma la parlamentare del Pdl Souad Sbai, presidente delle associazioni marocchine in Italia, vede in questa storia una manovra dell'Ucoii per farsi «belli» agli occhi di buona parte del mondo cattolico. «Diciamo che i francescani, come tanti "buonisti" in Italia, sono caduti nella loro trappola — polemizza Sbai —. Ma non si illudano, il miracolo non accadrà. Io li conosco bene, non mi fido, queste persone sono ferme su posizioni integraliste, non hanno voluto firmare la Carta dei Valori, non fanno parte del tavolo aperto al ministero dell'Interno. Sono poligami, rifiutano l'uguaglianza tra uomo e donna e i diritti delle persone». Il presidente dell'Ucoii, Mohammed Nour Dachan, risponde stizzito al telefono. Dice d'un fiato: «Mi meraviglio che c'è ancora chi pensa che le religioni non si possano incontrare ma solo scontrare», e poi riattacca. Ma il portavoce, l'imam di Firenze Elzir Izzedin si presta docile alle domande, poi risponde: «Con i frati minori di Sassoferrato abbiamo un ottimo rapporto. Non è questa la dimostrazione che il dialogo tra comunità islamica e cristiana può esserci?».
Mariolina Iossa
31 agosto 2008




 
 
 

 

 
 
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