L'esito
sensazionale del referendum irlandese ha smascherato uno dei più
vergognosi inganni mai attuati nella storia della politica. Sette
anni fa i leader europei decisero che, come compimento del loro grande
"progetto", avrebbero redatto una Costituzione per l'Europa. Dopo
aver allargato progressivamente il proprio potere per quasi 50 anni,
spesso con il sotterfugio e l'inganno, l'Unione europea era pronta a
emergere sul palcoscenico del mondo nelle sue vere vesti, di
onnipotente governo sovranazionale. Con la Dichiarazione di Laeken
del 2002, piena di riferimenti alla "democrazia" e alla necessità di
portare "l'Europa più vicina alla sua gente", fu allestita una
convenzione, che per 18 mesi si dedicò a redigere la costituzione,
strettamente sorvegliata in ogni suo punto dal presidente, Valéry
Giscard d'Estaing. Per altri 18 mesi ne furono raffinati i dettagli,
per poi mandarla alla ratifica da parte di compiacenti parlamenti
nazionali o dei referendum che alcuni governi erano stati costretti
loro malgrado a concedere. Poi venne quel momento scioccante
del 2005 in cui la Costituzione fu rigettata dagli elettori di Francia
e Olanda. I leader dell'UE, attoniti, non sapevano più che pesci
pigliare. Allora, l'estate scorsa, intrapresero un piano
audacissimo. Avrebbero riorganizzato i contenuti della costituzione in
modo da renderla praticamente incomprensibile, omettendo ogni
riferimento al concetto di costituzione, e l'avrebbero imposta ai vari
parlamenti evitando accuratamente di passare per altri referendum -
tranne che nell'unico paese la cui stessa costituzione lo prevedeva
tassativamente: l'Irlanda.
Almeno la maggior parte dei leader
dell'UE sono stati abbastanza onesti da ammettere che il nuovo trattato
e la vecchia costituzione erano esattamente la stessa cosa. Solo il
Primo Ministro britannico Gordon Brown, per giustificare l'aver tradito
la promessa elettorale di tenere un referendum, ha fatto finta che i
due documenti fossero in qualche modo molto diversi. Era così deciso a
ottenere la ratifica del trattato che non ha nemmeno concesso al
Parlamento il tempo necessario di discuterne sul serio. [....]
Poi
è venuto il referendum irlandese, l'unico dettaglio che i politici
dell'UE non erano riusciti a sistemare. Così, all'ultimo momento, una
piccolissima parte dei popoli d'Europa ha avuto ancora una volta la
possibilità di farsi sentire, cosa negata a tutti gli altri. E ancora
una volta i leader sono rimasti attoniti - ma questa volta si erano
preparati.
Nei prossimi giorni assisteremo allo spettacolo
degradante dei politici intenti a proclamare delle formule predisposte
in anticipo al fine di ignorare il verdetto irlandese e imporre
comunque agli europei la loro costituzione-comunque-la-si-chiami. Così
il progetto europeo si rivelerà per quello che è sempre stato: un
possente sistema di potere statalista, gestito dall'alto, con grande
disprezzo dei popoli che governa.
Ma almeno potremo ricordare
questo voto da parte della gente d'Irlanda, ultimo glorioso gesto della
morente democrazia europea, prima che sia stata cancellata del tutto ad
opera del più sottile e audace colpo di stato si sia mai attuato nella
storia.
The Daily Telegraph http://www.telegraph.co.uk/opinion/main.jhtml?xml=/opinion/2008/06/15/do1502.xml
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