editoriale

Dopo il referendum irlandese sul
Trattato di Lisbona

di Christopher Booker
Daily Telegraph | 15 Giugno 2008

  L'esito sensazionale del referendum irlandese ha smascherato uno dei più vergognosi inganni mai attuati nella storia della politica.
Sette anni fa i leader europei decisero che, come compimento del loro grande "progetto", avrebbero redatto una Costituzione per l'Europa.
Dopo aver allargato progressivamente il proprio potere per quasi 50 anni, spesso con il sotterfugio e l'inganno, l'Unione europea era pronta a emergere sul palcoscenico del mondo nelle sue vere vesti, di onnipotente governo sovranazionale.
Con la Dichiarazione di Laeken del 2002, piena di riferimenti alla "democrazia" e alla necessità di portare "l'Europa più vicina alla sua gente", fu allestita una convenzione, che per 18 mesi si dedicò a redigere la costituzione, strettamente sorvegliata in ogni suo punto dal presidente, Valéry Giscard d'Estaing. Per altri 18 mesi ne furono raffinati i dettagli, per poi mandarla alla ratifica da parte di compiacenti parlamenti nazionali o dei referendum che alcuni governi erano stati costretti loro malgrado a concedere. 
Poi venne quel momento scioccante del 2005 in cui la Costituzione fu rigettata dagli elettori di Francia e Olanda. I leader dell'UE, attoniti, non sapevano più che pesci pigliare.
Allora, l'estate scorsa, intrapresero un piano audacissimo. Avrebbero riorganizzato i contenuti della costituzione in modo da renderla praticamente incomprensibile, omettendo ogni riferimento al concetto di costituzione, e l'avrebbero imposta ai vari parlamenti evitando accuratamente di passare per altri referendum - tranne che nell'unico paese la cui stessa costituzione lo prevedeva tassativamente: l'Irlanda.

Almeno la maggior parte dei leader dell'UE sono stati abbastanza onesti da ammettere che il nuovo trattato e la vecchia costituzione erano esattamente la stessa cosa. Solo il Primo Ministro britannico Gordon Brown, per giustificare l'aver tradito la promessa elettorale di tenere un referendum, ha fatto finta che i due documenti fossero in qualche modo molto diversi. Era così deciso a ottenere la ratifica del trattato che non ha nemmeno concesso al Parlamento il tempo necessario di discuterne sul serio. [....]

Poi è venuto il referendum irlandese, l'unico dettaglio che i politici dell'UE non erano riusciti a sistemare. Così, all'ultimo momento, una piccolissima parte dei popoli d'Europa ha avuto ancora una volta la possibilità di farsi sentire, cosa negata a tutti gli altri. E ancora una volta i leader sono rimasti attoniti - ma questa volta si erano preparati.

Nei prossimi giorni assisteremo allo spettacolo degradante dei politici intenti a proclamare delle formule predisposte in anticipo al fine di ignorare il verdetto irlandese e imporre comunque agli europei la loro costituzione-comunque-la-si-chiami. Così il progetto europeo si rivelerà per quello che è sempre stato: un possente sistema di potere statalista, gestito dall'alto, con grande disprezzo dei popoli che governa.

Ma almeno potremo ricordare questo voto da parte della gente d'Irlanda, ultimo glorioso gesto della morente democrazia europea, prima che sia stata cancellata del tutto ad opera del più sottile e audace colpo di stato si sia mai attuato nella storia.


The Daily Telegraph
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