editoriale

Trapianti e corpi santi

di Ida Magli 
ItalianiLiberi | 25 Aprile 2008

  Che cosa succederebbe se si scoprisse che nel corpo di padre Pio c’è il cuore di un altro? Oppure, cosa succederebbe se si scoprisse che un rene di padre Pio è stato trapiantato nel corpo di un altro? Come si farebbe a venerarlo? La devozione per il “corpo” di un santo, esplosa in questi giorni intorno alla salma di padre Pio, è stata come minimo incoraggiata e approvata dalle autorità ecclesiastiche con la pubblicità data all’esumazione e ai preparativi per esporla allo sguardo del pubblico. Si tratta di una devozione però che, a parte gli eccessi odierni dovuti in massima parte all’amplificazione suggestiva della
informazione di massa, è esistita fin dai primi tempi della storia del cristianesimo ed è proprio da questa devozione che è nato il culto delle reliquie e la santità dello spazio, il santuario, che le custodisce. Ma il motivo di fondo di questa devozione è inerente ad una delle affermazioni più
entusiasmanti della dottrina cristiana, la promessa della resurrezione del corpo, una promessa che non ha mai fatto nessuna altra religione. Del resto nessuna altra religione avrebbe potuto farla perché soltanto nel cristianesimo gli uomini sono chiamati ad essere come Dio in Gesù, “alter Christus” dice S.Paolo, e il corpo di Gesù è santo, è risorto, e i fedeli fanno propria la sua santità e
divinità attraverso il rito della comunione. La proclamazione stessa che fa il sacerdote durante la
Messa trasformando l’ostia nel corpo di Gesù: “Questo è il mio corpo” non avrebbe senso se il corpo non fosse tutta la persona.

  Anche se accantoniamo i dogmi cattolici (intorno ai quali si sono scatenate le aspre dispute del Protestantesimo, in parte dovute proprio allo sfruttamento economico delle reliquie) rimane il fatto che tutti gli esseri umani hanno sempre sentito di essere tutt’uno con il proprio corpo. La paura della morte nasce da lì. La fiducia nell’eternità del corpo di padre Pio nasce da lì. Per questo sono state inventate innumerevoli tecniche per “gestire” i cadaveri. Ed è in base a queste tecniche che gli archeologi e gli antropologi hanno potuto ipotizzare l’esistenza di un culto, di una religione, di una credenza nella vita dell’al di là fin dai tempi preistorici. Come spiegarsi altrimenti, tanto per fare un solo esempio, il ritrovamento di ossa umane pitturate con ocra rossa risalenti al paleolitico?
  La Chiesa ha commesso un tragico errore approvando e dando il massimo incitamento ai trapianti perché in pratica ha annullato il significato concreto e trascendente del corpo, il significato della unicità della persona, in quanto la “persona” è tale perché è tutt’uno con il suo corpo. Di fatto la Chiesa ha annullato il significato della morte. Ha tolto così le basi stesse dalle quali sono nate le religioni; ma ha tolto soprattutto le basi del cristianesimo, del messaggio di Gesù incentrato sul valore dell’individuo. Per questo gli individui sono uguali, sono Soggetti: perché sono unici. In quanto “unici” non sono interscambiabili. La tecnica dei trapianti nasce invece dal concetto marxista dell’uguaglianza. La spaventosa uguaglianza marxista nella quale siamo precipitati nega infatti la soggettività, l’assoluta differenza della unicità. Con i trapianti si va perfino contro la barriera posta dalla natura nel salvaguardare con l’unicità del DNA l’unicità dell’individuo.
  Possibile che non ci sia nessun cattolico che si accorga dell’orrore dei trapianti? Che non ne veda l’intracannibalismo? Che non abbia neanche un sussulto di fronte agli oltre 9.000 bambini scomparsi in Italia? (si tratta di un dato che è stato diffuso in questi giorni). Qualcuno si sarà smarrito; qualcuno avrà avuto un incidente; ma la maggior parte sono finiti nel traffico sessuale e nel traffico di organi. Per il traffico di organi, però, che per i bambini significa assassinio, non si riesce a suscitare un minimo di interesse. Non c’è stato ancora in Italia (almeno che io sappia) neanche un processo per questo reato; e l’informazione viene messa subito a tacere.
Vediamo se succede anche oggi. Io aspetto.

Ida Magli

Roma, 25 Aprile 2008

  




 
 
  

 

 
 
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