Che
cosa succederebbe se si scoprisse che nel corpo di padre Pio c’è il
cuore di un altro? Oppure, cosa succederebbe se si scoprisse che un
rene di padre Pio è stato trapiantato nel corpo di un altro? Come si
farebbe a venerarlo? La devozione per il “corpo” di un santo, esplosa
in questi giorni intorno alla salma di padre Pio, è stata come
minimo incoraggiata e approvata dalle autorità ecclesiastiche con la
pubblicità data all’esumazione e ai preparativi per esporla allo
sguardo del pubblico. Si tratta di una devozione però che, a parte
gli eccessi odierni dovuti in massima parte all’amplificazione
suggestiva della informazione di massa, è esistita fin dai primi
tempi della storia del cristianesimo ed è proprio da questa devozione
che è nato il culto delle reliquie e la santità dello spazio, il
santuario, che le custodisce. Ma il motivo di fondo di questa devozione
è inerente ad una delle affermazioni più entusiasmanti della
dottrina cristiana, la promessa della resurrezione del corpo, una
promessa che non ha mai fatto nessuna altra religione. Del resto
nessuna altra religione avrebbe potuto farla perché soltanto nel
cristianesimo gli uomini sono chiamati ad essere come Dio in Gesù,
“alter Christus” dice S.Paolo, e il corpo di Gesù è santo, è risorto, e
i fedeli fanno propria la sua santità e divinità attraverso il rito della comunione. La proclamazione stessa che fa il sacerdote durante la Messa trasformando l’ostia nel corpo di Gesù: “Questo è il mio corpo” non avrebbe senso se il corpo non fosse tutta la persona.
Anche se accantoniamo i dogmi cattolici (intorno ai quali si sono
scatenate le aspre dispute del Protestantesimo, in parte dovute proprio
allo sfruttamento economico delle reliquie) rimane il fatto che tutti
gli esseri umani hanno sempre sentito di essere tutt’uno con il proprio
corpo. La paura della morte nasce da lì. La fiducia nell’eternità del
corpo di padre Pio nasce da lì. Per questo sono state inventate
innumerevoli tecniche per “gestire” i cadaveri. Ed è in base a queste
tecniche che gli archeologi e gli antropologi hanno potuto ipotizzare
l’esistenza di un culto, di una religione, di una credenza nella vita
dell’al di là fin dai tempi preistorici. Come spiegarsi altrimenti,
tanto per fare un solo esempio, il ritrovamento di ossa umane pitturate
con ocra rossa risalenti al paleolitico? La Chiesa ha
commesso un tragico errore approvando e dando il massimo incitamento ai
trapianti perché in pratica ha annullato il significato concreto e
trascendente del corpo, il significato della unicità della
persona, in quanto la “persona” è tale perché è tutt’uno con il suo
corpo. Di fatto la Chiesa ha annullato il significato della morte. Ha
tolto così le basi stesse dalle quali sono nate le religioni; ma ha
tolto soprattutto le basi del cristianesimo, del messaggio di Gesù
incentrato sul valore dell’individuo. Per questo gli individui sono
uguali, sono Soggetti: perché sono unici. In quanto “unici” non sono
interscambiabili. La tecnica dei trapianti nasce invece dal concetto
marxista dell’uguaglianza. La spaventosa uguaglianza marxista nella
quale siamo precipitati nega infatti la soggettività, l’assoluta
differenza della unicità. Con i trapianti si va perfino contro la
barriera posta dalla natura nel salvaguardare con l’unicità del DNA
l’unicità dell’individuo. Possibile che non ci sia
nessun cattolico che si accorga dell’orrore dei trapianti? Che non ne
veda l’intracannibalismo? Che non abbia neanche un sussulto di
fronte agli oltre 9.000 bambini scomparsi in Italia? (si tratta di un
dato che è stato diffuso in questi giorni). Qualcuno si sarà smarrito;
qualcuno avrà avuto un incidente; ma la maggior parte sono finiti nel
traffico sessuale e nel traffico di organi. Per il traffico di
organi, però, che per i bambini significa assassinio, non si riesce a
suscitare un minimo di interesse. Non c’è stato ancora in Italia
(almeno che io sappia) neanche un processo per questo reato; e
l’informazione viene messa subito a tacere. Vediamo se succede anche oggi. Io aspetto. Ida Magli Roma, 25 Aprile 2008
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