editoriale

Camorra, pezzi di Stato
e grandi opere

di Ida Magli 
ItalianiLiberi | 9 Marzo 2008

  Tanto fragore in questa campagna elettorale ma nessuna informazione. Il silenzio sui temi veramente importanti è totale. Non parlano i politici, né di destra né di sinistra; non parlano i giornalisti, né di destra né di sinistra; non parlano gli studiosi, i tecnici del sapere, non chiamati da nessuno a dire il proprio parere, tanto meno a “rappresentare” in Parlamento le competenze indispensabili a far vivere una società complessa e difficile come quella contemporanea. Il sapere disturberebbe troppo nell’assurdo palcoscenico del più stupido, più irrazionale sistema di governo al quale i partiti hanno ridotto la democrazia. Le vedove, i figli, le figlie di chi è stato ucciso diventano per questo stesso fatto capaci di dirigere la vita di sessanta milioni di persone; un operaio lo diventa in quanto per sua fortuna sopravvissuto ad un terribile incidente; le mogli, i figli, le figlie di potenti e noti politici ereditano la carica all’avvicinarsi della vecchiaia dei padri… le competenze in qualsiasi campo, da quello militare a quello scolastico, da quello sanitario a quello giuridico, scenderanno su di loro per grazia divina, più o meno come succedeva ai Re nei grandi regni del passato. Il Presidente della Repubblica ha richiamato tutti a non delegittimare le Istituzioni; ma non è forse questo meccanismo a delegittimarle? Non è forse quello che abbiamo sotto gli occhi in questi giorni, non un “teatrino”, ma un grottesco, mostruoso, immenso teatro della politica?

    Berlusconi assicura che si faranno “grandi opere”: centrali nucleari, il ponte sullo stretto di Messina, la linea ferroviaria ad alta velocità (TAV) che collegherà Torino a Lione con un tunnel sotto le Alpi. Né Veltroni né gli altri partiti di opposizione hanno commentato in nessun modo questa affermazione di Berlusconi: sanno che sono cose che non piacciono ai propri elettori ma si rallegrano del fatto che se ne assuma l’impegno Berlusconi dato che si tratta di opere volute e in parte finanziate dall’Unione europea. Contro la TAV hanno manifestato a lungo gli abitanti del posto i quali giustamente trovano assurdo sconvolgere il territorio con una terribile violenza alla montagna per un scopo che non riguarda in nessun modo gli interessi dell’Italia. Di fatto l’Unione europea ha ridotto l’Italia a un “corridoio” (il progetto si chiama così) che collega tutto il continente fino all’Africa perché vuole, distruggendo i confini naturali oltre a quelli politici, fingere che l’Europa è un solo Stato, senza divisioni di nessun genere. Dato che distruggere la storia, la lingua, il carattere dei popoli si è rivelato fino ad ora praticamente impossibile, ci si accanisce a distruggere i territori, i paesaggi, le divisioni create dalla natura con le montagne e con i mari. La Svezia e la Danimarca, la Francia e l’Inghilterra hanno già obbedito a questa volontà distruttrice senza ricavarne nessun vantaggio salvo appunto aver impiegato enormi capitali per cancellare la bellezza di un paesaggio riflesso nella propria storia, nella propria poesia. I versi di Shakespeare si ergono solenni e immortali, nella fragilità della parola,  contro l’immensa massa di cemento di un tunnel che li ha negati ed infranti. Mai più gli Inglesi potranno riconoscersi nella meravigliosa passione del loro poeta: “Questo altro Eden, questa indomita fortezza costruita dalla natura contro la guerra, le epidemie; questa preziosa gemma chiusa nel mare lucente, questi uomini beati, questa magnifica terra, questo reame, questa Inghilterra.

Il ponte sullo stretto distruggerà la bellezza, la storia della Sicilia e, insieme a questa, quella dell’Italia. Perché, ovviamente, non ha senso, se non per diventare appunto un “corridoio”, costruire un mostruoso ponte che non ha quasi nulla da trasportare. Solo in quanto è un’ isola la Sicilia affascina e giustifica il suo carattere. Ma c’è qualcosa di diverso e di spaventosamente grave, al di là delle osservazioni culturali, che impedisce la costruzione in Italia di opere “a rischio”, come sarebbero tutte quelle cui si riferisce Berlusconi: la criminalità organizzata. E’ la criminalità organizzata che ha fatto accumulare per anni i rifiuti in Campania, come documentato dal rapporto della commissione antimafia intitolato “Camorra, pezzi di Stato, rifiuti“. Di questo rapporto, che sicuramente si trova nelle mani di tutti i parlamentari oltre che del Governo, nessuno sembra voler tenere conto, tanto meno perseguire i politici, i “pezzi di Stato” di cui parla. Noi pubblichiamo qui accanto, per informare meglio i nostri lettori, un articolo che lo commenta apparso sul quotidiano Rinascita, ma il nostro scopo in questo momento è soprattutto quello di mettere in guardia i paladini delle grandi opere dal realizzare una qualsiasi opera già di per sé definita “a rischio” dai fisici e dagli ingegneri dato che non è possibile garantirne la sicurezza. Né è pensabile che la criminalità indietreggerebbe di fronte a simili enormi affari, al cui confronto  i rifiuti campani non sono neanche inezie. Ma se lo Stato ha taciuto per tanti anni e si è lasciato corrompere dalla camorra non soltanto in Campania, ma, come risulta dall’inchiesta dell’antimafia, anche al nord, attraverso il consorzio “Milano Pulita”, chi può garantire la sicurezza agli Italiani costruendo centrali nucleari, scavando sotto le Alpi, basando fondamenta nel più profondo Mediterraneo?

Ida Magli

Roma, 9 Marzo 2008

  




 
 
  

 

 
 
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