Ancora
una volta gli Italiani sono riusciti a salvarsi. E’ una costante della
loro storia, quella per la quale è nato il mito dello “Stellone
d’Italia”. Nessun popolo è stato governato sempre come gli italiani,
nella loro lunga storia, da despoti utopisti, da traditori, da
vigliacchi, da ladri, e nessun popolo è stato capace come gli
italiani di salvarsi sempre all’ultimo minuto, con uno scatto
improvviso di ribellione, di realismo, di volontà di vita. Questa
volta, poi, sembrava quasi impossibile. Al governo erano giunti
finalmente tutti i più “puri della democrazia” e sarebbe stato molto
difficile percepire il pericolo mortale che portavano con sé se non
fosse giunto chiarissimo ai cittadini-sudditi, proprio per il fatto che
si era concentrata nel gruppo di Prodi l’essenza dello spirito
comunista, il significato e il peso del dispotismo utopico. Un
dispotismo che all’improvviso ha tradotto in termini concreti le
affermazioni di principio ripetute da tanti anni, quelle dell’assoluta
uguaglianza, che in teoria erano sembrate sempre quanto mai belle e
giuste. Lo spirito del comunismo si è diffuso nell’aria attraverso ogni
parola, attraverso ogni decisione che veniva presa dai membri del
governo perché essi ne erano “portatori” nella loro personalità, ne
erano psicologicamente intrisi. Credo che non esista nessuna altra
spiegazione del senso di incubo creato in così poco tempo dal gruppo
prodiano, un incubo che ha spinto gli italiani a un soprassalto
disperato, a tentare di liberarsene con ogni mezzo a disposizione: ci
si è accorti di stare precipitando nella patologia. Qualsiasi società,
infatti, diventa patologica se i governanti non la guidano con il
distacco oggettivante della ragione ma con l’immediatezza delle proprie
pulsioni psicologiche. Del resto è da questa immediatezza che è
stato alimentato in forma macroscopica il dispotismo intrinseco alla
ideologia comunista ovunque esso si è installato .
Non è vero ciò che è stato ripetuto tante volte in questi giorni, ossia
che il comunismo non è più presente in parlamento. L’operazione
compiuta da Veltroni assemblando in un nuovo partito la maggior parte
delle sinistre, le ha salvate da una totale débâcle. Ma si tratta
di una operazione di facciata, sulla quale è bene non farsi illusioni.
Non è stato detto, infatti, da quale idea, da quale teoria politica
siano sostenute, contentandosi della loro etichetta di “sinistra”. Ma
di fatto che cosa di sinistra? Socialisti, forse? Il socialismo porta
sempre all’assolutezza della dittatura. E’ sufficiente la storia a
dimostrarlo. Né può sfuggirvi in quanto il principio dell’uguaglianza
contraddice la ragione mettendo in essere la necessità di distruggere ”l’altro”, il concetto stesso di “altro”,
nel momento in cui cancella le differenze. Perdendo l’Altro si perde
anche l’Io. Tanto l’Io dell’individuo quanto l’Io del gruppo. E’ il
motivo più profondo e nascosto del senso di morte provocato dal governo
Prodi: stavamo perdendo l’Io. E’ questa, del resto, la causa vera
della crisi attuale del pensiero e della cultura occidentale; una crisi
che è cominciata nell’ Ottocento con il marxismo e che è giunta fino a
noi attraverso le terribili distruzioni e le atroci sofferenze
che ha provocato. Né si pensi che si possa fare a meno di riflettere in
profondità su questa storia; di riflettervi non con l’analisi politica,
come generalmente è stato fatto, ma filosoficamente, mettendo in atto
tutti gli strumenti cognitivi che possediamo. Da questo punto di vista
quello che ci attende è un grave compito culturale al quale non può
sottrarsi il nuovo governo, malgrado l’impellenza dei problemi
concreti. L’Italia non può vivere, non può “crescere” occupandosi
soltanto di economia. Abbiamo urgente bisogno di rimetterci a creare
“pensiero”. Abbiamo urgente bisogno di rimettere in moto l’intelligenza
della ricerca, di cui il genio italiano è stato sempre ricchissimo,
facendo riemergere dal nascondimento nel quale sono stati costretti,
gli studiosi, gli intellettuali e ridando fiducia, mezzi e potere
selettivo alle Università. (E’ giunta l’ora di togliere l’impronta
comunista anche ai Ministeri separando dalla Scuola l’Università, che
deve essere guidata da una persona di alto livello culturale, ed
eliminando l’umiliante razzismo delle “pari opportunità”).
Dunque è stato prima di tutto il principio di realtà a spingere gli
italiani a votare in massa per il centro destra; è come se avessero
gridato: “non vogliamo morire”. Si spera in Berlusconi imprenditore,
nelle facce tranquille che lo circondano perché si vuole essere
governati da qualcuno che adempia all’unico dovere di chi governa:
occuparsi dei problemi quotidiani di un popolo, del suo territorio,
della sua identità, del futuro dei suoi figli. Ed è stato lo stesso
principio di realtà a spingere gli italiani ad abbracciare il ruvido
buon senso leghista, un buon senso che appare adesso, una volta
sfuggiti alla morsa dell’angoscia sessuo-esistenziale dei vari
Arcobaleni, un approdo sicuro per tutelare i nostri interessi. Che
siano stati gli elettori di sinistra, poi, a votare per la Lega è il
dato più felice di queste elezioni, il segnale più “italiano”: neanche
chi sta a sinistra vuole morire. Ida Magli Roma, 17 Aprile 2008
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