Noi
non ne possiamo più. E con «noi» intendo riferirmi a
tutti quelli che erano in piazza nella grande riunione di Roma, o la
seguivano in televisione, oppure ancora quelli che, pur silenziosi,
hanno aspettato, sperato, creduto, dal primo insediamento del governo
Prodi, che ogni momento fosse quello buono per farlo cadere.
Noi siamo essere umani e la nostra pazienza è esaurita. Non
sopportiamo di essere presi in giro da quelli che ci governano; ma
soprattutto non sopportiamo di non essere presi in considerazione da
quelli cui avevamo affidato l'unica speranza della salvezza dell'Italia
dal comunismo. Perché di questo si tratta con l'attuale governo:
del comunismo; in tutte le decisioni che ha già preso e in
quelle che si appresta a prendere. Il controllo dello Stato su ogni
movimento di denaro, addirittura con la quasi totale eliminazione dei
pagamenti in contanti e la riduzione delle banche ad organi
parastatali, non è, come si suole dire, una forma di
«Stato di polizia», ma è lo Stato comunista in
quanto è il comunismo che di per sé ha sempre governato e
non può governare se non come Stato di polizia, fuori dalla
democrazia. Quando mai, però, nella Russia sovietica sono state
ufficialmente eliminate le elezioni? Si votava per il partito unico, ma
si votava. Ebbene, non lo vede la Casa delle libertà che siamo
astutamente avviati verso il partito unico? La Lega l'ha capito e ha
deciso di votare no in tutte le occasioni, anche in quelle che, come le
missioni all'estero, in una democrazia normale sarebbe potuto apparire
giusto votare all'unisono con il governo. Ma quella italiana non
è già più una democrazia normale.
Tutte le opposizioni debbono votare sempre no, e lo debbono fare per
gli italiani, compresi i militari i quali sono perfettamente in grado
di capire che per salvare l'Italia non bastano le mezze misure, i
patteggiamenti traditori, lo spettacolo osceno di persone che dicono
una cosa e ne votano un'altra, che si appellano alla libertà di
coscienza per sé ma la negano ai cittadini. Siamo disgustati al
punto che, se non ci sarà concesso di andare al più
presto a nuove elezioni, perderemo la fiducia in qualsiasi forma di
politica, così come l'hanno già persa i tanti giovani.
Non lo vedono che i giovani girano a vuoto fino al punto di ammazzare e
di ammazzarsi con l'unica arma che possiedono, l'automobile? I politici
che hanno fatto una legge per condannare la violenza negli stadi,
pensano davvero che combattere per la propria squadra sia
«stupido» oltre che illegittimo? Ma per che cosa debbono
combattere questi giovani, in che cosa si possono identificare se non
gli è stato messo davanti altro valore che il calcio? La scuola
obbligatoria fino ai diciotto anni è una follia, ma tanto
più è una follia in quanto è priva di insegnanti
maschi, di qualsiasi personalità cui i maschi possano fare
riferimento. La «competitività» di cui tanto si
parla è forse soltanto quella nella quale si dibattono i
mercati?
Berlusconi non aspetti neanche un minuto a provocare la caduta del
governo Prodi e il ricorso a nuove elezioni perché la promessa
che aveva fatto fin dall'inizio, e nella quale tanti italiani hanno
avuto fiducia, di non lasciare spazio ai comunisti, sta per essere
contraddetta in maniera tale da far quasi pensare che l'intervallo
berlusconiano sia servito ai comunisti per assestarsi nel migliore dei
modi. Noi - quelli che amano l'Italia - vogliamo dimostrare che non
è così, e vogliamo farlo subito, siamo pronti a
combattere subito.
Il Giornale n. 58 del 2007-03-09 pagina 1
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