Adesso
che siamo usciti dalla “Giornata della Memoria“,
sarà forse possibile fare una riflessione sincera su tale
celebrazione; una riflessione che in realtà è
indispensabile se si vuole davvero evitare che l’antipatia verso
gli Ebrei non sedimenti, più o meno oscuramente, anche
nell’anima delle persone più tranquille. I primi a capirlo
dovrebbero essere gli Ebrei, ma questo è molto difficile anche
perché nessuno si azzarda a dire loro quello che pure la grande
maggioranza ha pensato di fronte all’imposizione della giornata
della memoria, con il suo accompagnamento di programmi televisivi tutti
dedicati esclusivamente agli Ebrei negli anni della seconda guerra
mondiale e della persecuzione. Proviamo dunque a dirlo. Prima di tutto,
ovviamente, che in quella guerra sono morti 80 milioni di individui e
che un numero incalcolabile ha sofferto fame, freddo,
distruzioni, lutti e paure inenarrabili in ogni parte del mondo; non
soltanto gli Ebrei. Di questo non è stata detta una parola come
se non si sapesse che le guerre vengono decise dai governanti e che i
popoli ne sono vittime sia che appartengano agli aggressori, sia
che appartengano agli aggrediti.
Il fatto è che gli Ebrei
continuano a inseguire il loro ruolo di “vittime assolute“, un ruolo che gli appartiene in base all’Antico
Testamento e al quale, per quanto sia terribile dirlo, lo sterminio
nazista sembra aver apposto una suprema ratifica. Il problema,
naturalmente, consiste nel voler far coincidere gli avvenimenti della
storia terrena, umana, con la storia “trascendente“,
quella della colpa e della condanna da parte di Dio, che trova
perciò sempre disposti gli Ebrei a sottolineare le loro
sofferenze, le persecuzioni, gli odi di cui sono vittime purché
questi siano “diversi“ da quelli di ogni altro popolo in
quanto segno di Dio. Non si rendono conto, purtroppo, che proprio
questa voluta diversità suscita sempre nuovi odi in quanto viene
percepita come noncuranza e dispregio delle sofferenze di tutti gli
altri uomini e come il vero razzismo, quello contro il quale vogliono
combattere. L’ennesima prova di questo tragico circolo vizioso si
è avuta con l’approvazione da parte dell’ONU della
risoluzione che condanna chiunque neghi lo sterminio degli Ebrei;
un atto gravissimo, denso di conseguenze negative sia per gli Ebrei che
per tutto il mondo, ma in particolare per noi, per la civiltà
occidentale. Il 26 gennaio 2007 l’Assemblea generale delle
Nazioni Unite (cito dal Corriere della Sera): “Ha approvato la
risoluzione americana contro la negazione dell’Olocausto,
sponsorizzata da 104 Paesi, con l’assenza di 22 e un solo no,
quello dell’Iran. Il testo condanna senza riserve qualsiasi
diniego dell’Olocausto, sollecita tutti i membri a
respingerlo, che sia parziale o totale, e a respingere iniziative in
senso contrario”. Richiamo l’attenzione dei lettori sul
fatto che in un testo politico ufficiale viene usato un termine,
“olocausto“, che non appartiene a nessuna strategia
bellica, ma esclusivamente al linguaggio tecnico del Sacro.
L’olocausto è un particolare tipo di offerta sacrificale,
la più solenne ed eccezionale, nella quale la vittima animale
viene (veniva) consumata totalmente, tranne la pelle, con il
fuoco. L’olocausto è presente nell’Antico
Testamento, ma anche presso i Greci, i Fenici, forse gli Arabi
preislamici e altri popoli dell’area mesopotamica.
Perché gli Ebrei vogliono identificarsi
con le vittime di un sacrificio religioso? Perché hanno imposto
il ricordo della strage nazista come “olocausto“, anzi
come l’Olocausto per eccellenza, ponendosi così fuori
dalla realtà della storia, e impedendo perciò a tutti di
comprendere ciò che è avvenuto con gli strumenti normali
dell’analisi storica? E’ probabile che abbiano provocato in
questo modo, se non altro come reazione psicologica, proprio
quello di cui si lamentano: la negazione dello sterminio. Fino a
quando lo chiameranno “olocausto “ potrà facilmente
succedere che qualcuno lo neghi, se non altro perchè non
corrisponde alla realtà. E’ chiaro che i campi di
sterminio non erano pensati affatto da Hitler come altari sacrificali e
che gli ebrei che vi venivano uccisi (come del resto tutte le altre
vittime: zingari, omosessuali, vecchi) non erano offerti come vittime
a nessun dio. Disprezzati al massimo, ritenuti esseri inferiori e
incapaci per razza di diventare diversi, non avrebbero mai potuto
essere offerti a nessuna divinità, neanche dal più pazzo
degli Hitler, in quanto ai propri Dei o al proprio Dio si offre
il meglio di ciò che si possiede, la cosa più pregiata o
perché vale molto sul mercato o perché è la
più cara al proprio cuore: un bambino, una vergine, il
figlio maschio primogenito. Incombe su tutti noi il dovere di
richiamare gli Ebrei alla necessità di storicizzare gli
avvenimenti, anche quelli che li riguardano in modo così
tragico, se vogliono davvero far sì che fatti simili non
accadano più.
Inoltre c’è in gioco qui non soltanto il futuro
nostro e degli Ebrei, ma anche lo strumento più prezioso della
civiltà occidentale, la capacità di fare storia. E’
l’ unica tecnica che ci contraddistingue come esseri liberi,
proiettati verso il divenire; la stessa tecnica di cui usufruiscono
tutte le scienze: poter riflettere in continuazione su ogni fatto, su
ogni problema, rimettendolo sempre in discussione senza alcun timore,
con la certezza che scopriremo ancora qualche altra cosa. Insomma il
principio del dubbio in ogni disciplina, in ogni ramo del sapere, ivi
incluso ovviamente il sapere storico. La risoluzione dell’ONU
rappresenta perciò non soltanto l’atto più incivile
che l’Occidente oggi potesse immaginare, ma anche quello che un
organismo politico laico non ha il diritto di emanare in quanto nella
ricerca storica esistono sempre e soltanto “errori“, non “eresie“ da condannare.
Quello che fa più paura, però, in questo atto e che
deve indurre maggiormente a riflettere, è il fatto che sia
stato compiuto da un organismo sovra nazionale. Questo significa (cosa
di cui siamo stati sempre convinti e che ci siamo affannati a ripetere
per anni) che più si unificano i centri decisionali e più
facilmente si incorre nell’assolutezza del potere. Le dittature
nascono così.
ItalianiLiberi.it - Roma, 28 Gennaio 2007
Negazionism
by Ida Magli
ItalianiLiberi | 28th January 2007
Now
that the "Giornata della Memoria" (Memorial Day) finished, we could
make one true reflection about it; an indispensable reflection if we
want to avoid a kind of growing indifference towards the Hebrew people,
also in the spirit of the calmer persons. Firsts to understand it they
would have to be the same Hebrews, but it's hard also because nobody
risks to tell them what also the great majority has thought about the
imposition of the "Memorial Day", with its suite of TV programs
exclusively dedicated to Hebrews during the years of the WWII and their
persecution by Nazis. That's what we try to do. First of all,
obviously, is clear that in WWII died 80 million people and that a
greater number of one suffered hunger, cold, distruction, mournings and
fears all around the whole world; it didn't involved the only hebrew
people then. Just silence about this as if nobody knew the wars are
planned from the governors and the peoples are just victims wheter they
were the aggressors or not. The fact is that the Hebrews continue to
chase their role of "absolute victims", a role assigned them by the Old
Testament; and the Nazi persecution seemed, even if is terrible to say,
to affix a supreme seal to this sort of role. The problem,
naturally, is the try to let coincide the human events with the
"trascendental" ones, that one of the guilt and of the sentence from
God, which leads the Hebrews to enphasize their sufferings, the persecutions,
the hatreds of which they're victims, provided that these are
"different" from those of every other people like it was a sign of God. Hebrews
do not understand, unfortunately, that is just this will of
"difference" which rises always new hatreds, because it is felt as
indifference and disparagement of the sufferings of all the other men
and as the real racism, which is exactly what they want to fight. The
UN's passage of the risolution which sentences everybody denies the
Hebrew holocaust, is the nth proof of this tragic vicious circle; a
very serious action, full of negative consequences either for the
Hebrews or for the whole world, but particularly for us, the western civilization. January
the 26th the UN Shareholders' meeting (I cite from the "Corriere della
Sera"): "Approved the american resolution against the Holocaust denial,
proposed by 104 Nations, with 22 abstaining and just one contrary vote:
the iranian one. The resolution's text sentences every Holocaust
denial, and solicits all UN members to refuse every kind, partial o
total, of denial, and to reject resolution-opposite initiatives". I
callback the attention of readers that in this official politic text is
used a word,"Holocaust", which does not belong to any war strategy, but
it just belongs to the technical language of the Sacred. The
holocaust is a particular kind of sacrifical offer, the most solemn and
exceptional one, in which everything but the skin of the animal victim
is (was) consumed by fire. The holocaust is described in the Old
Testament, but also in the Greek, Fenician, and maybe pre-islamic
Arabian civilization, plus many other people of the same mesopotamic
geographical area. Why do Hebrews want to identify themselves as the
victims of a religious sacrifice? Why did they impose the memory of the
Nazi massacre like "holocaust", or better like "Holocaust"
pre-eminently, putting them so out of the truth of hystory, and
preventing, in this way, the chance for everybody to understand what is happened for real using the normal instruments of the hystorical analysis? Maybe
they caused, acting in this way, just the psychological reaction they
mourn about: the denial of the extermination. Well, till they call it
"holocaust", there will be easily someone who denies it, and simply
because this sort of definition does not reflect the reality. It's
clear that the extermination camps were not thinked from Hitler like
sacrificial altars and the Hebrews (just like all the other victims
like gipsies ,homosexuals, old men) were not offered like victims to
any god. Despited, thought inferior beings and not able, for race,
to become something different, they could not be ever offered to any
god, neither by the creaziest of Hitler, because is used to offer to
own Gods or to own God the most valuable thing just because it is worth
a lot on the market or because it is beloved to the heart: a baby, a
maiden, the eldest male son. A duty is incumbent on all us: to
recall Hebrews to the necessity of "hystoricizing" the events, also
those so tragic for them, if they really want to avoid them for the
rest of time. Moreover here is involved not only the future of us all
and of the same Hebrews, but also the most precious instrument of the
western civilization, the ability of making history. It is the only
technique which makes us free men projected into the becoming; the same
technique used by all the sciences: to have to possibility of thinking
about everything, about each problem, for debating it again and again
with no fear of discovering something new. So the principleof the doubt
in every discipline, every branch of the knowledge, included obviously
the historical knowledge. The UN risolution represents not only the
most uncivil act the West could imagine now, but also the act of a
politic laical organism which has not the right to emanate it because
in the hystorical research we cannot find "heresies" to sentence, but
only "errors". What could lead us to think in this act is that it
was made up by a sovra-national politic organism. This means (something
we have known all the time and repeated for years) that more the
decision-making centers are unified, more easily appears the
absoluteness of power. This is how the dictatorships are born.
ItalianiLiberi.it - Rome, 28th Jan 2007
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