Dunque
adesso abbiamo la prova: gli stranieri ben presto saranno la
maggioranza. Romeni o marocchini, non ha importanza: stranieri
comunque. È necessario, forse, ripetere ancora una volta che non
è la cittadinanza scritta all’anagrafe che crea
l’italianità? Sappiamo bene che è ciò che
affermano i nostri governanti, ma è un’affermazione
dettata esclusivamente dalla volontà di imporre con
l’esercizio del potere l’uguaglianza fra i popoli, negando
le differenze. Le caratteristiche di un popolo, di ogni popolo, si
tramandano a livello genetico, non soltanto fisico ma anche culturale,
perché quelle culturali dipendono per prima cosa da fattori
biologici. Il tipo di intelligenza, per esempio, la forma mentis,
è con tutta evidenza specifica negli individui appartenenti ai
diversi popoli. Nessuno si può sbagliare, leggendo un testo di
filosofia di un tedesco, e pensare che Kant avrebbe potuto essere
italiano o spagnolo o francese... Lo stesso vale per qualsiasi altra
espressione intellettuale. Monteverdi o Bellini o Puccini certamente
non avrebbero potuto scrivere la loro musica se non fossero stati
italiani, così come non l’avrebbero potuta scrivere Bach o
Wagner.
L’enorme produzione intellettuale e artistica dell’Europa
è dovuta alle differenze fra i suoi popoli, che si sono espresse
durante un lunghissimo itinerario storico e in differenze linguistiche,
economiche, politiche, religiose, e che ne hanno formato la particolare
cultura. Del resto è lo stesso processo che ha sempre seguito la
Natura: la differenziazione. L’uguaglianza uccide. Ed è
proprio questo che vogliono i nostri governanti: uccidere gli italiani.
Il perché è molto chiaro: l’idea dell’Unione
Europea è un’idea comunista, e pertanto un’idea
ugualitaria. L’ha detto perfino il famoso dissidente russo
Bukovski in una intervista rilasciata poco tempo fa in Austria che
l’Unione Europea somiglia pericolosamente all’Unione
Sovietica. Infatti è fondata, come voleva Marx, sulle strutture
economiche.
Il presidente Napolitano a sua volta ha affermato nel discorso di
auguri alla nazione che l’Italia crescerà. Era sottinteso
che crescerà il suo Prodotto interno lordo, ed è questo
che conta. Che importa se la lingua italiana deperisce e presto in
Europa scomparirà? (Se ne è lamentato il presidente
dell’Accademia della Crusca, ma non sembra che nessuno abbia
raccolto il suo dolore). Che importa se scompariranno le maggiori
espressioni artistiche che l’Italia ha donato al mondo? Che
importa se scomparirà il cattolicesimo nella terra dove risiede
il successore di Pietro? Questo deve essere detto chiaramente ai
governanti: gli stranieri trasmetteranno la propria cultura ai propri
figli, come è giusto e naturale che sia.
I governanti dicono che bisogna far venire gli stranieri perché
gli italiani fanno troppo pochi figli, ma è inutile ripetergli
quello che tutti i demografi sanno benissimo, ossia che siamo troppi e
che è questa la prima causa della bassa natalità. Ai
primi del Novecento eravamo 25 milioni, adesso siamo circa 60. Il
territorio è sovraffollato, ed è legge della natura la
regolazione demografica secondo il territorio. Bisogna aggiungere poi
che è proprio la politica seguita dai governanti, la prospettiva
di non avere un futuro che fa estinguere i popoli. Più stranieri
circolano, meno figli faranno gli italiani. Che cosa hanno da amare
tanto, infatti, da volerlo trasmettere ai propri figli? Non la patria,
non la lingua, non la religione, non la storia, non le tradizioni, non
i costumi, nulla.
Tante lamentele per la morte di Welby, ma almeno la voleva. Io spero ancora che gli italiani non la vogliano.
il
Giornale del 2-1-07 pagina 1
NOTA:
Dal 1° Gennaio 2007 la Bulgaria e la Romania sono state ammesse a far parte dell'Unione Europea.
I politici e giornalisti ne hanno dato quasi tutti la notizia con
grande allegria. L'Unione Europea è formata adesso da 27 Paesi
che parlano 27 lingue diverse.
L'informazione televisiva non ha fornito neanche il minimo dato sulla
realtà concreta, ed ha intervistato esclusivamente romeni e
bulgari, tutti ovviamente felicissimi. Agli italiani non è
stato chiesto nulla venendo meno così perfino alla tanto
vantata "par condicio", che è rispettata sempre anche quando si tratta delle squadre di calcio.
Segue un quadro sintetico che non ha altro scopo che fornire al lettore
alcuni dati essenziali su i due Paesi. |