L’Africa
è oggi non soltanto quasi del tutto musulmana, ma anche arabizzata.
Questo significa che molti dei caratteri psicologici e culturali che
l'Europa conosceva, oggi non esistono più. Il ricordo della storia
passata, inoltre, per la maggior parte degli Africani è incancellabile
quale che sia la generosità degli aiuti e i rapporti di simpatia che
varie nazioni europee, ivi inclusa l'Italia, cercano in tutti i modi di
stabilire. Il «tempo» per i musulmani è sempre presente; il concetto di
storia che per noi è una forma di «tecnica del divenire», che ci aiuta
appunto a far diventare passato ciò che è accaduto, non è neanche
pensabile nel mondo coranico, che lo sentirebbe come un tradimento
verso Allah. Naturalmente è proprio questo atteggiamento mentale che
in qualche modo obbliga i musulmani a vivere più o meno come vivevano
un millennio e mezzo fa, ma noi dobbiamo convincerci che non abbiamo né
il diritto né la possibilità di cambiare il loro modo di pensare e di
vivere. La Chiesa deve anch'essa convincersi che l'universalismo cristiano non si può più realizzare, e che
forse, era perfino sbagliato crederlo anche quando l'impero romano
sembrava aver unificato quasi tutto il mondo raggiungibile partendo dal
centro dell'Europa. Ma questa è soltanto una premessa di carattere
teorico. La realtà culturale e politica, che pure i governanti sembrano
non voler comprendere, è che esiste un Islam che ormai ha già coperto
il Medio Oriente e l'Africa e sta penetrando in India e in Cina,
congiungendosi in modo da formare l'arco che attraverso l'immigrazione
sgretolerà la struttura culturale dell'Europa. Stranamente, invece,
l'Europa si comporta come fosse convinta che possa, o meglio che debba
avvenire il contrario; ossia che il modello europeo della uguaglianza,
della solidarietà, della non violenza, del benessere sarà quello
vincente, che tutti vorranno abbracciare. Si tratta di un errore
gravissimo, compiuto da politici-economisti, per i quali la libertà del
mercato è in assoluto la libertà per gli uomini. E, di conseguenza, la
pace, la felicità. È indispensabile, dunque, che l'Europa rimetta i
piedi per terra. Che la Chiesa, se vuole sussistere nella sua essenza
evangelica, rimetta i piedi per terra. Non diventerà più forte né più
credibile riallacciandosi all'Antico Testamento, o cercando le analogie
e punti di contatto con Maometto. I Vangeli sono una realtà unica; Gesù ha combattuto contro
i precetti dell'Antico Testamento, ha messo le donne alla pari con gli
uomini; ha gridato con tutte le sue forze che a Dio non servono i
sacrifici degli animali, non servono le ripetizioni di preghiere e di
gesti sempre uguali. Ma non servono neanche le masse.
Roma, 4 Settembre 2007
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