No.
Il 25 Aprile non è la festa di tutti; anzi non è, non può, non deve
essere una festa. Noi, gli Italiani, non potremo mai perdonare ai
partigiani di averci consegnato alla Storia come il più barbaro dei
popoli, di aver fatto in nostro nome quello che né i selvaggi né i
civili hanno mai fatto anche quando hanno condannato a morte i propri
governanti, i propri re. Piazza Loreto non ci appartiene; ma noi non
finiremo mai di piangere sulla nostra ignominia conservandone la
memoria, perché ben sappiamo che ha concluso in maniera
oscena una guerra che tutti i responsabili, i governanti di ogni parte
hanno condotto in modo osceno. Nessuno vuole farne davvero la storia?
Nessuno vuole riconoscere che i popoli non hanno scelta quando i
governanti perdono il principio di realtà? Non sono stati soltanto
Hitler e Mussolini a perdere il principio di realtà. Lo ha perso anche
Churchill che si è ostinato a non cercare altra alternativa che
continuare la guerra, a porre guerra contro guerra, incurante della
morte dei suoi soldati, dei suoi marinai, dei suoi piloti, fino alla
distruzione delle città, allo sterminio dei civili inermi sotto i
bombardamenti, privi di case, di cibo, intenti soltanto a piangere i
loro morti, a tremare per i loro cari dispersi nei fronti più lontani
dei quali fino al giorno prima non avevano mai conosciuto neanche il
nome. Lo hanno perso i generali inglesi e americani con il loro
incredibile progetto di invasione della Normandia, fieri del dispendio
di mezzi e di vite che questo avrebbe comportato, fieri della fiducia
richiesta a coloro che erano chiamati ad effettuarlo. Davvero non si
poteva trovare un altro modo per eliminare Hitler ? E cosa
dovrebbero dire gli Americani dei loro governanti che li hanno
consegnati alla Storia come il popolo che ha sganciato la bomba
atomica? Chi potrà mai cancellare dalla memoria del mondo la nube nera
di Hiroshima, quella di Nagasaki ? Esiste, forse, soltanto la memoria
degli Ebrei? Vogliamo una buona volta deciderci a riconoscere che
la seconda guerra mondiale avrebbe potuto svolgersi in modo molto
diverso se i governanti di Francia, di Inghilterra, di Russia, di
America avessero studiato preventivamente e con obiettività le
mosse di Hitler e non fossero stati decisi a condurla in modo da
annientare a qualsiasi costo e una volta per sempre la forza della
Germania? Era quello che avevano voluto raggiungere già alla fine della
prima Grande Guerra e, se i trattati di pace non fossero stati
allora troppo pesanti e ingiusti, probabilmente il popolo tedesco non
avrebbe obbedito a Hitler con tanta convinzione. Comunque la
storia è utile soltanto se la si fa dal punto di vista di tutti i
popoli e non per esaltare i governanti vincitori. Per quanto
riguarda l’Italia, poi, i nostri politici non hanno ancora capito che
vogliamo verità e non feste. La storia del loro rapporto di fiducia
verso la casa Savoia, verso Mussolini, non è stata ancora fatta; o
almeno quella che è stata fatta non corrisponde ai sentimenti degli
Italiani. Sono stati sempre e soltanto i comunisti a odiare la
monarchia e il fascismo e non per amore verso l’Italia ma perché
guardavano all’Unione Sovietica, volevano che l’Italia ne seguisse
l’esempio. Non è possibile soffermarsi qui su questo argomento, ma
almeno una cosa bisogna dirla: sono stati sempre i governanti, i
generali, i re, i papi a tradire il popolo italiano durante i
millenni che hanno alle spalle, tradendo anche di volta in volta i loro
alleati e lasciando così che si formasse nella fantasia collettiva
l’immagine della inaffidabilità e della vigliaccheria italiana.
Festeggiare come una vittoria il 25 Aprile significa ribadire agli
occhi del mondo questa immagine; tanto più poi se vi si associa, per
sfruttarne la indicibile tragicità, l’evento di Cefalonia. Nessun
detentore del potere si azzardi ad appropriarsi di Cefalonia perché
Cefalonia appartiene soltanto ed esclusivamente agli Italiani, al loro
coraggio, alle loro assolute virtù militari ed umane, in una
paradossale situazione bellica quale forse nessun drammaturgo avrebbe
potuto immaginare, ma che si addice soltanto alla straordinaria storia
dell’Italia.
Roma, 26 Aprile 2007
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