I
motivi espliciti della decisione presa dalla Commissione Ue contro
l'ingresso della Turchia riguardano l'annosa questione del
riconoscimento di Cipro. È lecito supporre, però, o
almeno lo si spera, che un qualche residuo di buon senso abbia ispirato
una Europa che fino ad oggi non ha quasi mai dimostrato di possederlo.
Non è possibile, infatti, essere ciechi di fronte agli enormi
problemi di carattere culturale, religioso, storico, psicologico, che
avrebbe portato con sé la presenza di oltre 70 milioni di turchi
nel centro più sensibile, più connotato dalla
civiltà occidentale, quale l'Italia, la Francia, la Spagna,
l’Austria, la Germania.
D'altra parte è proprio la struttura che si è voluta
imporre con il trattato di Maastricht e con i trattati che gli hanno
fatto da corollario (ad esempio Schengen) a creare situazioni
drammatiche in quanto non si possono mescolare e far convivere popoli
dal carattere totalmente diverso. Adopero volutamente la parola
«carattere», termine che è stato bandito dal galateo
politico, perché è finalmente giunto il momento per
convincere i governanti europei del fatto che non sono onnipotenti; che
non possono imporre agli uomini, soltanto perché sono loro a
volerlo, il modo di essere, di sentire, di pensare, di amare, di
soffrire. Se si fossero proposti come meta, invece che una impossibile
unità e integrazione, delle collaborazioni in ogni campo,
economico, militare, politico, oggi avrebbero potuto semplicemente
concordare dei trattati di alleanza con la Turchia, lasciandole quel
ruolo assegnatole da tanto tempo di confine con l'Oriente.
Si è percepito del resto, proprio in questi giorni, a causa
dell'improvviso malore di Berlusconi, un senso nuovo di pericolo, di
vuoto, di fragilità democratica, un senso sul quale varrebbe la
pena di riflettere. La decisione sul non ingresso della Turchia, per
quanto possa apparire del tutto slegata da questo evento, tuttavia va a
far parte di questo quadro di ripensamento, segnala una svolta:
l'idillio utopico sul destino gioioso ed eternamente pacifico
dell'Europa è finito. Perché la possibilità che
Berlusconi abbandonasse la politica si è configurata come un
pericolo? Perché i vari partiti si reggono come un palazzo senza
fondamenta, appoggiati l'uno all'altro e sarebbe sufficiente che Forza
Italia si staccasse, per far precipitare tutti nel vuoto. Il vuoto
è la rappresentanza senza i cittadini. Lo stesso è
successo nell'Unione Europea: tutto è stato fatto senza i
cittadini. Qualcuno ha forse chiesto agli italiani se gradivano la
presenza di milioni di turchi? Un referendum avrebbe dato senza meno
risposta negativa. La crisi della democrazia è evidente anche
nel modo con il quale l'attuale governo ha guardato alle manifestazioni
di piazza contro la Finanziaria. È stato detto perfino che un
popolo che protesta è pazzo. Ebbene, quando si arriva a un tale
disprezzo per i propri rappresentanti, la democrazia non esiste
più.
Sì, sono convinta (non è soltanto una speranza) che la
decisione di non far entrare la Turchia nell'Unione Europea,
segnerà un modo diverso di costruire i rapporti fra i vari
Stati, rivedendo delle norme assolutamente incompatibili con
l'indipendenza, la libertà, la identità culturale,
storica, psicologica, religiosa dei singoli popoli, e al tempo stesso
richiamerà i governanti a non cullarsi nella pazienza dei
cittadini: la pazienza comincia ad apparire ormai alle coscienze come
una forma di vigliaccheria. Il tempo dell'essere, o anche soltanto
dell'apparire vigliacchi, è finito.
il
Giornale del 30-11-06 pagina 1
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