STAMPA

I senatori copiano
i deputati: stipendi più alti

I parlamentari si aumentano le indennità del 4% annuo fino al 2008. La spesa passa da 80 a 83,7 milioni di euro per poi arrivare a 86,7

di Gianni Pennacchi

il Giornale | 4 Ottobre 2006



  Pensavate che i senatori fossero da meno dei deputati? Quest’ultimi si sono aumentati l’indennità mercoledì scorso, e i “padri” hanno atteso soltanto una settimana per adeguarsi. Sai com’è, tocca ai giovani sfondare. Ma se alla Camera la busta paga parlamentare se l’erano aumentata del 4% abbondante per l’anno prossimo, visto che quest’anno l’avevano tagliuzzata rispetto al 2005 (totalizzando però un aumento dell’8,2% nel 2008), a Palazzo Madama che di tagliarsi qualcosa non ci pensan proprio se l’aumentano anch’essi e allegramente del 4,23%.
Alla faccia dell’inflazione programmata e ancor più della stangata che il governo di centrosinistra ha appena varato con la Finanziaria per il 2007, a beneficio del popolo sovrano. Le nostre buste paga oltre tutto, son tassate sino all’ultimo centesimo. Quelle di lor signori invece, non va dimenticato, son tassate soltanto parzialmente. E ora se le aumentano pure. Al Senato, con lo stesso candore - è un eufemismo, ovviamente - di Montecitorio: perché anche qui i senatori questori hanno il coraggio di dire che «è prevista una riduzione del 10% sull’indennità e i vitalizi dei senatori, con un risparmio di 24 milioni di euro».
Dov’è il mendacio? Lasciamo parlare le cifre del bilancio interno approvato ieri dall’aula del Senato pressoché all’unanimità. Spesa complessiva per lo stipendio dei 322 senatori, comprensiva di indennità parlamentari, diarie e compensi vari, nel 2006: 80 milioni 360 mila euro. Per il 2007: 83 milioni 760 mila. Nel 2008: 86 milioni 760 mila. Insomma, 3 milioni di euro all’anno in più. Però va detto che l’anno prossimo, sì quello della stangata per la gente comune, un senatore ci costerà 260.124 euro, imponibili solo in parte limitata. Mentre un deputato, anch’egli a tassazione paritariamente molto ridotta, ci costerà 10 mila euro in più, per l’esattezza 272.120.
Dei vitalizi, cioè le pensioni degli ex senatori, inutile dire: essendo agganciati alle indennità dei senatori in carica, crescono anch’essi automaticamente e proporzionalmente. Consolazione riparatrice e risparmiatrice: le spese per i viaggi degli ex, ovviamente a carico di Palazzo Madama, restano ferme per l’intero triennio a un milione 400 mila euro all’anno.
Come i loro colleghi deputati, il collegio senatoriale dei questori - Gianni Nieddu Ds, Helga Thaler Autonomie, Romano Comincioli Fi - si sbraccia però a sbandierare austerità e rigore, annunciando in tre anni «tagli alla spesa complessiva per 70 milioni di euro». Lasciamo parlare ancora le cifre, quelle della dotazione finanziaria (che son poi i soldi del contribuente che il palazzo si fa dare dal Tesoro): erano 471 milioni di euro nel 2005, son saliti a 487 milioni nel 2006, saliranno a 503 nel 2007 e a 519 milioni di euro nel 2008. Vi sembrano tagli, questi? Per far la prova del nove, dalla voce d’entrata andiamo a quella d’uscita. Totale dei capitoli di spesa corrente e in conto capitale nel 2005: 500 milioni 26 mila 400 euro e 5 centesimi. Preventivate nel 2006: 566 milioni 510 mila euro. Previste nel 2007: 582 milioni 339 mila. Nel 2008: 601 milioni 180 mila euro. Non c’è niente da fare, conta e riconta la spesa non diminuisce affatto e invece aumenta, anche qui molto più dell’inflazione programmata.
Ma c’è unità di intenti e di parola tra i due rami del Parlamento. I quali ora, probabilmente per indorar la stangata da propinare ai contribuenti, hanno scoperto il gioco delle tre carte in uso nelle fiere del santo patrono e a Porta Portese: spendono e spandono con l’acceleratore, gonfiano il loro stipendio, ma proclamando invece che stan tagliando a tutto spiano e senza misericordia.
Se son così generosi con se stessi, volete che si mostrino avari coi loro dipendenti? È noto che anche per lo Stato ci son figli e figliastri, ma gli oltre mille dipendenti a ruolo del Senato non possono lamentarsi se il monte delle retribuzioni che quest’anno è di 126 milioni e mezzo di euro, salirà a 136 l’anno prossimo e a 146 milioni di euro nel 2008: un aumento salariale del 16% in due anni. Non che i circa 1.800 dipendenti di Montecitorio piangano, se lì il totale delle retribuzioni sale dai 212 milioni 600 mila euro di quest’anno a 222 milioni e mezzo l’anno prossimo e a quasi 230 milioni nel 2008. Però aumentano «soltanto» dell’8%, la metà rispetto ai lavoratori di Palazzo Madama. Segno forse che Franco Marini, come sindacalista, è sempre più bravo di Fausto Bertinotti?

 
 
  
 
 
  

 

 
 
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