Pensavate
che i senatori fossero da meno dei deputati? Quest’ultimi si sono
aumentati l’indennità mercoledì scorso, e i
“padri” hanno atteso soltanto una settimana per adeguarsi.
Sai com’è, tocca ai giovani sfondare. Ma se alla Camera la
busta paga parlamentare se l’erano aumentata del 4% abbondante
per l’anno prossimo, visto che quest’anno l’avevano
tagliuzzata rispetto al 2005 (totalizzando però un aumento
dell’8,2% nel 2008), a Palazzo Madama che di tagliarsi qualcosa
non ci pensan proprio se l’aumentano anch’essi e
allegramente del 4,23%.
Alla faccia dell’inflazione programmata e ancor più della
stangata che il governo di centrosinistra ha appena varato con la
Finanziaria per il 2007, a beneficio del popolo sovrano. Le nostre
buste paga oltre tutto, son tassate sino all’ultimo centesimo.
Quelle di lor signori invece, non va dimenticato, son tassate soltanto
parzialmente. E ora se le aumentano pure. Al Senato, con lo stesso
candore - è un eufemismo, ovviamente - di Montecitorio:
perché anche qui i senatori questori hanno il coraggio di dire
che «è prevista una riduzione del 10%
sull’indennità e i vitalizi dei senatori, con un risparmio
di 24 milioni di euro».
Dov’è il mendacio? Lasciamo parlare le cifre del bilancio
interno approvato ieri dall’aula del Senato pressoché
all’unanimità. Spesa complessiva per lo stipendio dei 322
senatori, comprensiva di indennità parlamentari, diarie e
compensi vari, nel 2006: 80 milioni 360 mila euro. Per il 2007: 83
milioni 760 mila. Nel 2008: 86 milioni 760 mila. Insomma, 3 milioni di
euro all’anno in più. Però va detto che
l’anno prossimo, sì quello della stangata per la gente
comune, un senatore ci costerà 260.124 euro, imponibili solo in
parte limitata. Mentre un deputato, anch’egli a tassazione
paritariamente molto ridotta, ci costerà 10 mila euro in
più, per l’esattezza 272.120.
Dei vitalizi, cioè le pensioni degli ex senatori, inutile dire:
essendo agganciati alle indennità dei senatori in carica,
crescono anch’essi automaticamente e proporzionalmente.
Consolazione riparatrice e risparmiatrice: le spese per i viaggi degli
ex, ovviamente a carico di Palazzo Madama, restano ferme per
l’intero triennio a un milione 400 mila euro all’anno.
Come i loro colleghi deputati, il collegio senatoriale dei questori -
Gianni Nieddu Ds, Helga Thaler Autonomie, Romano Comincioli Fi - si
sbraccia però a sbandierare austerità e rigore,
annunciando in tre anni «tagli alla spesa complessiva per 70
milioni di euro». Lasciamo parlare ancora le cifre, quelle della
dotazione finanziaria (che son poi i soldi del contribuente che il
palazzo si fa dare dal Tesoro): erano 471 milioni di euro nel 2005, son
saliti a 487 milioni nel 2006, saliranno a 503 nel 2007 e a 519 milioni
di euro nel 2008. Vi sembrano tagli, questi? Per far la prova del nove,
dalla voce d’entrata andiamo a quella d’uscita. Totale dei
capitoli di spesa corrente e in conto capitale nel 2005: 500 milioni 26
mila 400 euro e 5 centesimi. Preventivate nel 2006: 566 milioni 510
mila euro. Previste nel 2007: 582 milioni 339 mila. Nel 2008: 601
milioni 180 mila euro. Non c’è niente da fare, conta e
riconta la spesa non diminuisce affatto e invece aumenta, anche qui
molto più dell’inflazione programmata.
Ma c’è unità di intenti e di parola tra i due rami
del Parlamento. I quali ora, probabilmente per indorar la stangata da
propinare ai contribuenti, hanno scoperto il gioco delle tre carte in
uso nelle fiere del santo patrono e a Porta Portese: spendono e
spandono con l’acceleratore, gonfiano il loro stipendio, ma
proclamando invece che stan tagliando a tutto spiano e senza
misericordia.
Se son così generosi con se stessi, volete che si mostrino avari
coi loro dipendenti? È noto che anche per lo Stato ci son figli
e figliastri, ma gli oltre mille dipendenti a ruolo del Senato non
possono lamentarsi se il monte delle retribuzioni che quest’anno
è di 126 milioni e mezzo di euro, salirà a 136
l’anno prossimo e a 146 milioni di euro nel 2008: un aumento
salariale del 16% in due anni. Non che i circa 1.800 dipendenti di
Montecitorio piangano, se lì il totale delle retribuzioni sale
dai 212 milioni 600 mila euro di quest’anno a 222 milioni e mezzo
l’anno prossimo e a quasi 230 milioni nel 2008. Però
aumentano «soltanto» dell’8%, la metà rispetto
ai lavoratori di Palazzo Madama. Segno forse che Franco Marini, come
sindacalista, è sempre più bravo di Fausto Bertinotti?
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