EDITORIALE

Riflessioni dolorose
ma indispensabili
sulla situazione
degli Italiani

di Ida Magli
ItalianiLiberi | 23 Luglio 2006

Provo a fare un quadro, sintetico e il più possibile chiaro della situazione che stiamo vivendo, sia per rispondere alle obiezioni e ai dubbi di coloro che ci hanno scritto ( le lettere pubblicate qui a fianco rappresentano il punto di vista di molti altri), sia perché siamo ormai giunti al momento che altre volte i popoli hanno sperimentato: trovare un’ultima strada per salvarsi e al tempo stesso lasciare una testimonianza di se stessi, dei motivi della propria fine.
   Lo faccio in prima persona, pur sapendo che gli Italiani Liberi condividono le mie valutazioni, per un motivo che vorrei che tutti coloro che mi leggono tenessero presente: io sono di professione un antropologo e gli antropologi hanno i popoli come loro oggetto di studio. Se mi richiamo alla mia professione è perché l’occhio dello specialista è diverso da quello di coloro che, anche se armati di buon senso e di intelligenza, non possiedono tuttavia tutti gli strumenti indispensabili per valutare le situazioni particolari. Ma anche perché l’eliminazione che i vari leader hanno fatto del sapere antropologico al fine di non esserne intralciati nelle loro strategie, è talmente indicativo di per sé della loro dispotica volontà nei confronti dei popoli e dello scacco finale cui condurrà questa strategia, che dovrebbe essere di per sé sufficiente a far comprendere a tutti coloro che ancora sono in grado di ragionare, che è indispensabile opporsi con tutte le proprie forze ai progetti dei politici.
   Cosa pensereste di politici che avessero deciso di costruire ponti dopo aver eliminato dalla società coloro che conoscono le leggi della fisica meccanica, tutti gli ingegneri? Cosa pensereste di un medico che curasse le metastasi dopo aver deciso di cancellare dal suo sapere la malattia chiamata cancro? E’ questa la situazione in cui ci troviamo. La volontà dei politici di realizzare una Europa nuova, senza confini, senza lingue, senza storia, cancellandone i connotati con la forza e la violenza della imposizione politica, e la loro presunzione nel perseguire quella che chiamano società multietnica, rappresenta l’assoluto distacco da ogni sapere reale, una patologia che se riguardasse un singolo individuo non esiteremmo a definire  “delirio“, ma che nessuno vuole guardare in faccia perché riguarda i detentori del Potere.
 E’ necessario e doveroso farlo, invece, come sarebbe stato necessario e doveroso che lo facessero i Francesi il giorno in cui Napoleone si è avviato verso la conquista della Russia; come sarebbe stato necessario e doveroso che lo facessero i Russi quando è stato loro comandato di eliminare i contadini; come sarebbe stato necessario e doveroso che facessero i Tedeschi quando Hitler ha avviato la persecuzione degli Ebrei; come sarebbe stato necessario e doveroso farlo quando Mussolini ha cominciato a vagheggiare un Impero italiano in Africa. Non serve a nulla chiederselo adesso se erano “folli”, o se erano criminali o che cosa altro, così come non serve cercare gli scopi, buoni o cattivi, di un progetto politico: quando è dichiaratamente fuori dalla realtà è sempre cattivo perché, come vi porterebbe un individuo, porta i popoli alla rovina.
   Dunque guardiamo a ciò che sta succedendo senza accantonare “la fissa dell’Europa” come qualcuno suggerisce di fare. Quello che stiamo vivendo sono metastasi del cancro “unificazione europea“, un cancro provocato, iniettato, volutamente, consapevolmente, dai governanti nelle vene delle più importanti Nazioni di Europa proprio per provocare la fine della Nazioni, delle Patrie affinché gli stranieri ne prendessero facilmente possesso e si trasferisse così in Europa il potere musulmano insieme ad una veloce sostituzione della popolazione con quella araba.
   Nel programma del Partito degli Italiani era (è) previsto che l’abbandono dell’unione europea avvenisse senza clamori o rotture eclatanti, ma a piccoli passi contro i quali il Trattato di Maastricht, come del resto tutti gli altri trattati, è del tutto impotente. Questa è infatti la stupidità e l’assoluta mancanza di realtà del progetto: chiunque può fare quello che vuole perché non esiste nessun governo centrale che possa impedirlo. Faccio un esempio: la Francia ha già da molto tempo sospeso il Trattato di Schengen (il più importante in quanto è quello che toglie i confini alla Nazione permettendo a chiunque di entrarvi e di stabilirvisi). A Bruxelles nessuno protesta, almeno ad alta voce. Il motivo è evidente: che può fare l’Unione Europea? Caccia dall’Unione la Francia? Manda le truppe che non possiede e che, comunque, farebbero capire subito a tutti cosa sia di fatto l’Unione Europea? Non può fare nulla e infatti non fa nulla. Facciamo un altro esempio: diverse nazioni hanno sforato già da tempo il famoso tetto del 3% del PIL, uno sforamento per il quale nel Trattato di Maastricht sono previste forti multe e l’estromissione dall’Unione se il paese inadempiente sfora per tre volte di seguito. Bene: avete mai visto delle norme più stupide, dico proprio stupide, di queste? Prima di tutto se un Paese ha difficoltà economiche, fargli pagare delle somme aggiuntive somiglia da vicino al comportamento di quell'usuraio che spinge alla morte il cliente inadempiente. Ma di fatto le minacce rimangono minacce perché non possono essere altro che minacce. Che potrebbe fare Bruxelles secondo voi? Estromettere la Germania o la Francia o l'Italia dall'Unione? Tanto varrebbe che dichiarasse fallito l’esperimento; quindi non lo fa. Sono soltanto i governanti italiani che sottolineano pomposamente di essere stati “chiamati” a sottoporre i propri conti all’Europa, perché la loro anima di servi si rallegra nel dimostrarsi serva e perché vogliono a tutti i costi che l’unione europea distrugga l’Italia e tutte le altre Nazioni.
   Questa è la prima cosa che gli Italiani debbono chiedere al Governo: sospendere immediatamente Schengen. Ma chiederla con manifestazioni eclatanti, ed è in questo che abbiamo bisogno di organizzazioni che ci aiutino. Bisogna sospenderlo tanto più che adesso, con l’ammissione dei paesi dell’Est, inclusa la Turchia, chiunque può installarsi legittimamente in Italia. Oppure pensate che saremo noi a trasferirci in Bulgaria o in Turchia? Ma i nostri governanti vogliono la morte degli Italiani. Dite che non se ne capisce il motivo e quindi che non vi riesce di crederci? Ebbene, io vi domando allora quale spiegazione date del loro comportamento. Siamo forse governati da idioti, con un quoziente d’intelligenza al di sotto di quello richiesto per chiunque voglia svolgere un lavoro? Allora, se è questo che pensate, a maggior ragione non possiamo e non dobbiamo seguirli. Io, però, non lo credo affatto. L’astuzia con la quale non permettono neppure il più piccolo dibattito su questi problemi, l’abilità con la quale sono riusciti a convincere i giornalisti di qualsiasi tendenza a non parlare mai dei problemi dell’Europa testimonia che un cervello lo possiedono; un cervello da traditori, ma sempre cervello (sono pronta a scommettere che sono molti i cittadini che non sanno che sotto il governo Berlusconi il Parlamento italiano ha ratificato la Costituzione europea; e che nei giorni scorsi il Governo di sinistra ha detto di sì all’ingresso dei paesi dell’est e della Turchia; così come credo che anche quelli che lo sanno, non conoscono però le drammatiche conseguenze che questo comporta se non altro perché si tratta di popoli quasi totalmente musulmani e che presto imporranno le loro leggi sia a Bruxelles che da noi.)
   Del resto i conti sono presto fatti. La densità demografica dell’Italia non permette l’aggiunta neanche di un solo individuo: non c’è lo spazio, non c’è l’aria (ogni individuo consuma ossigeno e produce inquinamento), ma i Verdi che si preoccupano di salvaguardare le riserve dei parchi, dell’aria che respiriamo non si preoccupano. Non parliamo, poi, di coloro che piangono sulla possibilità che una qualunque specie scompaia, che non si riproduca perché l’ambiente è troppo cambiato oppure perché vivono in cattività e che si commuovono per la nascita di un fenicottero rosa a Londra. Ebbene questa è la condizione degli Italiani: vivono in cattività; si contendono centimetri di spazio con invasori che giungono ogni giorno nella loro casa protetti dai nostri governanti i quali considerano la casa degli Italiani come una loro personale proprietà che possono regalare a ladri di ogni risma (clandestini è termine di comodo).
   Noi siamo troppi in rapporto all’estensione del nostro territorio. Esistono paesi sconfinati che hanno perfino bisogno di venire popolati: l’Australia, il Canada, la Russia, l’Africa, gli stessi Stati Uniti d’America, la cui densità demografica è di venti volte inferiore alla nostra. Ma no: sono gli Italiani che debbono venire uccisi, debbono scomparire dalla faccia della terra. Facciamo pochi figli? Ebbene questa è una legge della Natura, che regola le popolazioni in base ai territori. Più gente arriva dall’esterno, meno figli fanno gli Italiani. E poi, se tutte le migliori energie dei governanti vengono spese per gli stranieri, se la maggior parte dei nostri soldi vanno agli stranieri, quale speranza possono avere gli Italiani per il futuro? Le società  “multietniche” non esistono e non possono esistere: sono una invenzione dei nostri governanti (inclusi quelli d’Europa). C’è sempre una razza dominante sulle altre, una cultura, una personalità di base dominante. In Italia, in Europa già lo vediamo e lo sappiamo, anche se non ci viene permesso di dirlo, quale sarà: quella arabo-musulmana che ha già completamente dominato e sostituito geneticamente i vari popoli esistenti in Africa e adesso si appresta a dominare geneticamente l’Europa, in primis l’Italia.
   Qualcuno vuole forse obiettare che le razze (le “etnie “ è termine più edulcorato e, se volete, potete adoperarlo) convivono negli Stati Uniti d’America? Ebbene, l’esempio non è assolutamente valido. Prima di tutto perché coloro che hanno occupato il territorio che oggi forma gli States, hanno dovuto fare fuori gli abitanti del posto che non cedevano, i “selvaggi“, gli Indiani ( da noi non è necessario perché gli abitanti sono dei vili che accolgono gli invasori a braccia aperte), il che significa che sono accomunati dall’aver conquistato la terra dove abitano. Poi perché tutti coloro che sono sopraggiunti in seguito hanno avuto la consapevolezza che si trattava di una terra “nuova“, di un “nuovo Grande Paese“, nuovo nel senso che non aveva nessuna storia alle spalle e del quale quindi erano loro i primi a scriverla. Per questo, dunque, propria terra e propria patria. Gli Americani sono Americani, quale che sia il colore della loro pelle, quale che sia la loro fede religiosa, pronti a combattere per la loro bandiera e a difendere il loro nome. Non hanno altra storia che quella della conquista alle loro spalle: una storia breve e vittoriosa. Non possiedono altra lingua, altra letteratura, altra musica, e la cultura americana è l’unico modello nel quale si riconoscono. Ma soprattutto, possiedono  un territorio sconfinato, nel quale ognuno può fare il proprio nido senza dover togliere il nido agli altri. Provate ad andare nel Texas, in Arizona, e fate un confronto con il territorio di Venezia, di Firenze, di Roma e vi accorgerete di che cosa significa un orizzonte nel quale un campanile, una sinagoga, una moschea non segnano nessun panorama, non fanno cultura, non fanno storia, non incidono su nessuna civiltà precedente. Infine, c’è un altro motivo fondamentale per il quale non è possibile portare l’America come esempio di convivenza di popoli diversi: la competizione, l’aggressività degli uni verso tutti gli altri è un dato scontato ed anzi obbligatorio. Nessuna ipocrisia, nessuna falsa bontà: l’aggressività, la sfida fa parte dei rapporti quotidiani e, o accetti la competizione oppure perdi la partita. Né si creda che le differenze fra razze, fra culture, fra religioni, non si sentano e non comportino tensioni e lotte. Ma, appunto, in America l’aggressività fa parte delle virtù quotidiane. Quindi finiamola di prendere a modello l’America: non si può fare nessun confronto. E comunque con il miscuglio di popoli non si produce né la grande letteratura, né la grande musica, né la grande scienza, né la grande arte, ecc. ecc.
   Infine, veniamo a quello che ci riguarda più da vicino: le religioni sono creazioni dei popoli, e le diversità fra le une e le altre dipendono dalla personalità di base dei popoli. Della cultura italiana, della sua letteratura, della sua musica, della sua arte, con il massiccio ingresso dei musulmani non rimarrà nulla. Essi odiano qualsiasi forma di “ raffigurazione “ al punto da essersela fatta proibire dal loro Dio. Dunque distruggeranno tutto: Giotto o Raffaello, Michelangelo o Leonardo, per un motivo che nessuno sarà in grado di contestare: se hanno un soggetto religioso non possono sussistere. Lo stesso vale per la letteratura o per l’opera musicale: quello che conta non è il valore artistico, ma quello religioso. I nostri ottusi governanti contano di incrementare sempre più il turismo, ma contemporaneamente hanno tolto quasi del tutto dall’insegnamento scolastico la storia antica, la lingua latina e greca, l’archeologia e addirittura stanno abolendo anche la storia medioevale per superare con il silenzio l’imbarazzo delle guerre religiose con musulmani ed ebrei . Cancellare la storia rende più facile ai figli degli immigrati lo studio, uno studio che, con i soldi degli Italiani, viene loro offerto nelle scuole statali. Bene. Che interesse possono avere gli stranieri a venire in Italia quando nessuno saprà più nulla delle civiltà antiche e il paesaggio sarà fitto di moschee? Se l’Italia , che è di per sé un museo delle civiltà passate, è la prima a disprezzare queste civiltà e a volerle far dimenticare, allora sarà sicuramente più agevole godersi il mare alle Maldive dove non ci sarà la legge coranica ad impedire di indossare succinti costumi da bagno.
   Il quadro, a rapidissima evoluzione, è questo. I nostri giornalisti informano il meno possibile sulla “normalizzazione coranica “ attuata in questo periodo in Africa del Nord, sotto gli occhi tranquilli di Gheddafi, ormai capo indiscusso e punto di riferimento dei mussulmani per l’invasione e la conquista dell’Europa. Ma i nostri governanti, servili come sempre, esultano per il fatto che i Grandi abbiano scelto Roma per il loro vertice, come se non fosse proprio perché l’Italia è il posto più sottomesso del mondo che l’hanno scelto, come si sceglie un buon ristorante. Il buon senso vorrebbe che questi tipi di incontri si svolgessero su una portaerei, in qualche zona del Pacifico. Ma come si potrebbe dimostrare che i propri sudditi sono “sudditi”, ai quali si vieta l’uso della propria città per fare omaggio ai Grandi, con tutto il pericolo e il rischio, non soltanto per le persone, ma anche per gli edifici e i monumenti che gli eventuali attacchi comportano? L’esibizione del Potere questo impone, come quando facevano il proprio ingresso trionfale a Roma i vari Carlo Magno, Papi e Re. Il fallimento dei dodici anni che sono passati da quando Berlusconi è sceso in campo dicendo che non poteva permettere che l’Italia fosse governata dai comunisti, è oscenamente sotto i nostri occhi: finalmente i comunisti stanno al governo, a cominciare dal Presidente della Repubblica, il quale ovviamente ha subito detto che bisognava rilanciare l’Europa e il suo ruolo. Forse siamo perfino autorizzati a supporre che fosse questo il vero scopo dell’interregno berlusconiano: preparare una transizione soft ai governi comunisti e alla definitiva morte degli Italiani.

                                                    Ida Magli

   Roma, 23 Luglio 2006   


 Nel nostro sito, a cominciare da oggi, figureranno i titoli di alcuni dei libri usciti in questi anni su vari argomenti dei quali gli Italiani dovrebbero poter discutere e dei quali, invece, sono tenuti all’oscuro impedendo perfino che si sappia che esistono voci dissenzienti. Era più civile il Santo Uffizio, il quale rendeva obbligatoriamente pubblica la lista dei libri posti all’Indice; erano più civili gli uffici-censura dei vari Governi (sicuramente, ahimé, non “democratici”) che mettevano il timbro con la scritta “censurato” negli spazi bianchi delle righe o delle pagine che avevano cancellato e che chiamavano gli Autori a discutere con loro i testi sottoposti ad esame. Oggi le Autorità, con il complice silenzio dei giornalisti, adoperano la più efficace delle censure: il silenzio.
     

Fortuyn, Pim: Contro l’islamizzazione della nostra cultura,  ed. Associazione culturale Carlo Cattaneo, Pordenone 2005 ( per chi non lo ricordasse, Pim Fortuyn è stato ucciso in Olanda durante la campagna elettorale per il suo partito e i motivi sono di evidente carattere politico).
Damiano, Giovanni: Elogio delle differenze, ( Per una critica della globalizzazione ) ed. Ar   Padova 1999.
Ellul, Jacques: Anarchia e cristianesimo,  ed.  Elèuthera   Milano 1993.
Maris, Bernard: Lettera aperta ai guru dell’economia che ci prendono per imbecilli,  ed. Ponte alle Grazie  Milano 2000.
Della Luna, Marco- Miclavez Antonio: La Banca d’Italia- la grande frode del debito pubblico, i segreti del signoraggio,   Arianna Editrice  Bologna 2005.

 
 
  
 
 
  

 

 
 
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