Provo a fare un quadro, sintetico e
il più possibile chiaro della situazione che stiamo vivendo, sia
per rispondere alle obiezioni e ai dubbi di coloro che ci hanno scritto
( le lettere pubblicate qui a fianco rappresentano il punto di vista di
molti altri), sia perché siamo ormai giunti al momento che altre
volte i popoli hanno sperimentato: trovare un’ultima strada per
salvarsi e al tempo stesso lasciare una testimonianza di se stessi, dei
motivi della propria fine.
Lo faccio in prima persona, pur sapendo che gli Italiani
Liberi condividono le mie valutazioni, per un motivo che vorrei che
tutti coloro che mi leggono tenessero presente: io sono di professione
un antropologo e gli antropologi hanno i popoli come loro oggetto di
studio. Se mi richiamo alla mia professione è perché
l’occhio dello specialista è diverso da quello di coloro
che, anche se armati di buon senso e di intelligenza, non possiedono
tuttavia tutti gli strumenti indispensabili per valutare le situazioni
particolari. Ma anche perché l’eliminazione che i vari
leader hanno fatto del sapere antropologico al fine di non esserne
intralciati nelle loro strategie, è talmente indicativo di per
sé della loro dispotica volontà nei confronti dei popoli
e dello scacco finale cui condurrà questa strategia, che
dovrebbe essere di per sé sufficiente a far comprendere a tutti
coloro che ancora sono in grado di ragionare, che è
indispensabile opporsi con tutte le proprie forze ai progetti dei
politici.
Cosa pensereste di politici che avessero deciso di
costruire ponti dopo aver eliminato dalla società coloro che
conoscono le leggi della fisica meccanica, tutti gli ingegneri? Cosa
pensereste di un medico che curasse le metastasi dopo aver deciso di
cancellare dal suo sapere la malattia chiamata cancro? E’ questa
la situazione in cui ci troviamo. La volontà dei politici di
realizzare una Europa nuova, senza confini, senza lingue, senza storia,
cancellandone i connotati con la forza e la violenza della imposizione
politica, e la loro presunzione nel perseguire quella che chiamano
società multietnica, rappresenta l’assoluto distacco da
ogni sapere reale, una patologia che se riguardasse un singolo
individuo non esiteremmo a definire “delirio“, ma che
nessuno vuole guardare in faccia perché riguarda i detentori del
Potere.
E’ necessario e doveroso farlo, invece, come sarebbe stato
necessario e doveroso che lo facessero i Francesi il giorno in cui
Napoleone si è avviato verso la conquista della Russia; come
sarebbe stato necessario e doveroso che lo facessero i Russi quando
è stato loro comandato di eliminare i contadini; come sarebbe
stato necessario e doveroso che facessero i Tedeschi quando Hitler ha
avviato la persecuzione degli Ebrei; come sarebbe stato necessario e
doveroso farlo quando Mussolini ha cominciato a vagheggiare un Impero
italiano in Africa. Non serve a nulla chiederselo adesso se erano
“folli”, o se erano criminali o che cosa altro, così
come non serve cercare gli scopi, buoni o cattivi, di un progetto
politico: quando è dichiaratamente fuori dalla realtà
è sempre cattivo perché, come vi porterebbe un individuo,
porta i popoli alla rovina.
Dunque guardiamo a ciò che sta succedendo senza
accantonare “la fissa dell’Europa” come qualcuno
suggerisce di fare. Quello che stiamo vivendo sono metastasi del cancro
“unificazione europea“, un cancro provocato, iniettato,
volutamente, consapevolmente, dai governanti nelle vene delle
più importanti Nazioni di Europa proprio per provocare la fine
della Nazioni, delle Patrie affinché gli stranieri ne
prendessero facilmente possesso e si trasferisse così in Europa
il potere musulmano insieme ad una veloce sostituzione della
popolazione con quella araba.
Nel programma del Partito degli Italiani era (è)
previsto che l’abbandono dell’unione europea avvenisse
senza clamori o rotture eclatanti, ma a piccoli passi contro i quali il
Trattato di Maastricht, come del resto tutti gli altri trattati,
è del tutto impotente. Questa è infatti la
stupidità e l’assoluta mancanza di realtà del
progetto: chiunque può fare quello che vuole perché non
esiste nessun governo centrale che possa impedirlo. Faccio un esempio:
la Francia ha già da molto tempo sospeso il Trattato di Schengen
(il più importante in quanto è quello che toglie i
confini alla Nazione permettendo a chiunque di entrarvi e di
stabilirvisi). A Bruxelles nessuno protesta, almeno ad alta voce. Il
motivo è evidente: che può fare l’Unione Europea?
Caccia dall’Unione la Francia? Manda le truppe che non possiede e
che, comunque, farebbero capire subito a tutti cosa sia di fatto
l’Unione Europea? Non può fare nulla e infatti non fa
nulla. Facciamo un altro esempio: diverse nazioni hanno sforato
già da tempo il famoso tetto del 3% del PIL, uno sforamento per
il quale nel Trattato di Maastricht sono previste forti multe e
l’estromissione dall’Unione se il paese inadempiente sfora
per tre volte di seguito. Bene: avete mai visto delle norme più
stupide, dico proprio stupide,
di queste? Prima di tutto se un Paese ha difficoltà economiche,
fargli pagare delle somme aggiuntive somiglia da vicino al
comportamento di quell'usuraio che spinge alla morte il cliente
inadempiente. Ma di fatto le minacce rimangono minacce perché
non possono essere altro che minacce. Che potrebbe fare Bruxelles
secondo voi? Estromettere la Germania o la Francia o l'Italia
dall'Unione? Tanto varrebbe che dichiarasse fallito
l’esperimento; quindi non lo fa. Sono soltanto i governanti
italiani che sottolineano pomposamente di essere stati
“chiamati” a sottoporre i propri conti all’Europa,
perché la loro anima di servi si rallegra nel dimostrarsi serva
e perché vogliono a tutti i costi che l’unione europea
distrugga l’Italia e tutte le altre Nazioni.
Questa è la prima cosa che gli Italiani debbono
chiedere al Governo: sospendere immediatamente Schengen. Ma chiederla
con manifestazioni eclatanti, ed è in questo che abbiamo bisogno
di organizzazioni che ci aiutino. Bisogna sospenderlo tanto più
che adesso, con l’ammissione dei paesi dell’Est, inclusa la
Turchia, chiunque può installarsi legittimamente in Italia.
Oppure pensate che saremo noi a trasferirci in Bulgaria o in Turchia?
Ma i nostri governanti vogliono la morte degli Italiani. Dite che non
se ne capisce il motivo e quindi che non vi riesce di crederci? Ebbene,
io vi domando allora quale spiegazione date del loro comportamento.
Siamo forse governati da idioti, con un quoziente d’intelligenza
al di sotto di quello richiesto per chiunque voglia svolgere un lavoro?
Allora, se è questo che pensate, a maggior ragione non possiamo
e non dobbiamo seguirli. Io, però, non lo credo affatto.
L’astuzia con la quale non permettono neppure il più
piccolo dibattito su questi problemi, l’abilità con la
quale sono riusciti a convincere i giornalisti di qualsiasi tendenza a
non parlare mai dei problemi dell’Europa testimonia che un
cervello lo possiedono; un cervello da traditori, ma sempre cervello
(sono pronta a scommettere che sono molti i cittadini che non sanno che
sotto il governo Berlusconi il Parlamento italiano ha ratificato la
Costituzione europea; e che nei giorni scorsi il Governo di sinistra ha
detto di sì all’ingresso dei paesi dell’est e della
Turchia; così come credo che anche quelli che lo sanno, non
conoscono però le drammatiche conseguenze che questo comporta se
non altro perché si tratta di popoli quasi totalmente musulmani
e che presto imporranno le loro leggi sia a Bruxelles che da noi.)
Del resto i conti sono presto fatti. La densità
demografica dell’Italia non permette l’aggiunta neanche di
un solo individuo: non c’è lo spazio, non c’è
l’aria (ogni individuo consuma ossigeno e produce inquinamento),
ma i Verdi che si preoccupano di salvaguardare le riserve dei parchi,
dell’aria che respiriamo non si preoccupano. Non parliamo, poi,
di coloro che piangono sulla possibilità che una qualunque
specie scompaia, che non si riproduca perché l’ambiente
è troppo cambiato oppure perché vivono in
cattività e che si commuovono per la nascita di un fenicottero
rosa a Londra. Ebbene questa è la condizione degli Italiani:
vivono in cattività; si contendono centimetri di spazio con
invasori che giungono ogni giorno nella loro casa protetti dai nostri
governanti i quali considerano la casa degli Italiani come una loro
personale proprietà che possono regalare a ladri di ogni risma
(clandestini è termine di comodo).
Noi siamo troppi in rapporto all’estensione del
nostro territorio. Esistono paesi sconfinati che hanno perfino bisogno
di venire popolati: l’Australia, il Canada, la Russia,
l’Africa, gli stessi Stati Uniti d’America, la cui
densità demografica è di venti volte inferiore alla
nostra. Ma no: sono gli Italiani che debbono venire uccisi, debbono
scomparire dalla faccia della terra. Facciamo pochi figli? Ebbene
questa è una legge della Natura, che regola le popolazioni in
base ai territori. Più gente arriva dall’esterno, meno
figli fanno gli Italiani. E poi, se tutte le migliori energie dei
governanti vengono spese per gli stranieri, se la maggior parte dei
nostri soldi vanno agli stranieri, quale speranza possono avere gli
Italiani per il futuro? Le società
“multietniche” non esistono e non possono esistere: sono
una invenzione dei nostri governanti (inclusi quelli d’Europa).
C’è sempre una razza dominante sulle altre, una cultura,
una personalità di base dominante. In Italia, in Europa
già lo vediamo e lo sappiamo, anche se non ci viene permesso di
dirlo, quale sarà: quella arabo-musulmana che ha già
completamente dominato e sostituito geneticamente i vari popoli
esistenti in Africa e adesso si appresta a dominare geneticamente
l’Europa, in primis
l’Italia.
Qualcuno vuole forse obiettare che le razze (le
“etnie “ è termine più edulcorato e, se
volete, potete adoperarlo) convivono negli Stati Uniti d’America?
Ebbene, l’esempio non è assolutamente valido. Prima di
tutto perché coloro che hanno occupato il territorio che oggi
forma gli States, hanno
dovuto fare fuori gli abitanti del posto che non cedevano, i
“selvaggi“, gli Indiani ( da noi non è necessario
perché gli abitanti sono dei vili che accolgono gli invasori a
braccia aperte), il che significa che sono accomunati dall’aver
conquistato la terra dove abitano. Poi perché tutti coloro che
sono sopraggiunti in seguito hanno avuto la consapevolezza che si
trattava di una terra “nuova“, di un “nuovo Grande
Paese“, nuovo nel senso che non aveva nessuna storia alle spalle
e del quale quindi erano loro i primi a scriverla. Per questo, dunque,
propria terra e propria patria. Gli Americani sono Americani, quale che
sia il colore della loro pelle, quale che sia la loro fede religiosa,
pronti a combattere per la loro bandiera e a difendere il loro nome.
Non hanno altra storia che quella della conquista alle loro spalle: una
storia breve e vittoriosa. Non possiedono altra lingua, altra
letteratura, altra musica, e la cultura americana è
l’unico modello nel quale si riconoscono. Ma soprattutto,
possiedono un territorio sconfinato, nel quale ognuno può
fare il proprio nido senza dover togliere il nido agli altri. Provate
ad andare nel Texas, in Arizona, e fate un confronto con il territorio
di Venezia, di Firenze, di Roma e vi accorgerete di che cosa significa
un orizzonte nel quale un campanile, una sinagoga, una moschea non segnano nessun panorama, non fanno
cultura, non fanno storia, non incidono su nessuna civiltà
precedente. Infine, c’è un altro motivo fondamentale per
il quale non è possibile portare l’America come esempio di
convivenza di popoli diversi: la competizione,
l’aggressività degli uni verso tutti gli altri è un
dato scontato ed anzi obbligatorio. Nessuna ipocrisia, nessuna falsa
bontà: l’aggressività, la sfida fa parte dei
rapporti quotidiani e, o accetti la competizione oppure perdi la
partita. Né si creda che le differenze fra razze, fra culture,
fra religioni, non si sentano e non comportino tensioni e lotte. Ma,
appunto, in America l’aggressività fa parte delle
virtù quotidiane. Quindi finiamola di prendere a modello
l’America: non si può fare nessun confronto. E comunque
con il miscuglio di popoli non si produce né la grande
letteratura, né la grande musica, né la grande scienza,
né la grande arte, ecc. ecc.
Infine, veniamo a quello che ci riguarda più da
vicino: le religioni sono creazioni dei popoli, e le diversità
fra le une e le altre dipendono dalla personalità di base dei
popoli. Della cultura italiana, della sua letteratura, della sua
musica, della sua arte, con il massiccio ingresso dei musulmani non
rimarrà nulla. Essi odiano qualsiasi forma di “
raffigurazione “ al punto da essersela fatta proibire dal loro
Dio. Dunque distruggeranno tutto: Giotto o Raffaello, Michelangelo o
Leonardo, per un motivo che nessuno sarà in grado di contestare:
se hanno un soggetto religioso non possono sussistere. Lo stesso vale
per la letteratura o per l’opera musicale: quello che conta non
è il valore artistico, ma quello religioso. I nostri ottusi
governanti contano di incrementare sempre più il turismo, ma
contemporaneamente hanno tolto quasi del tutto dall’insegnamento
scolastico la storia antica, la lingua latina e greca,
l’archeologia e addirittura stanno abolendo anche la storia
medioevale per superare con il silenzio l’imbarazzo delle guerre
religiose con musulmani ed ebrei . Cancellare la storia rende
più facile ai figli degli immigrati lo studio, uno studio che,
con i soldi degli Italiani, viene loro offerto nelle scuole statali.
Bene. Che interesse possono avere gli stranieri a venire in Italia
quando nessuno saprà più nulla delle civiltà
antiche e il paesaggio sarà fitto di moschee? Se l’Italia
, che è di per sé un museo delle civiltà passate,
è la prima a disprezzare queste civiltà e a volerle far
dimenticare, allora sarà sicuramente più agevole godersi
il mare alle Maldive dove non ci sarà la legge coranica ad
impedire di indossare succinti costumi da bagno.
Il quadro, a rapidissima evoluzione, è questo. I
nostri giornalisti informano il meno possibile sulla
“normalizzazione coranica “ attuata in questo periodo in
Africa del Nord, sotto gli occhi tranquilli di Gheddafi, ormai capo
indiscusso e punto di riferimento dei mussulmani per l’invasione
e la conquista dell’Europa. Ma i nostri governanti, servili come
sempre, esultano per il fatto che i Grandi abbiano scelto Roma per il
loro vertice, come se non fosse proprio perché l’Italia
è il posto più sottomesso del mondo che l’hanno
scelto, come si sceglie un buon ristorante. Il buon senso vorrebbe che
questi tipi di incontri si svolgessero su una portaerei, in qualche
zona del Pacifico. Ma come si potrebbe dimostrare che i propri sudditi
sono “sudditi”, ai quali si vieta l’uso della propria
città per fare omaggio ai Grandi,
con tutto il pericolo e il rischio, non soltanto per le persone, ma
anche per gli edifici e i monumenti che gli eventuali attacchi
comportano? L’esibizione del Potere questo impone, come quando
facevano il proprio ingresso trionfale a Roma i vari Carlo Magno, Papi
e Re. Il fallimento dei dodici anni che sono passati da quando
Berlusconi è sceso in campo dicendo che non poteva permettere
che l’Italia fosse governata dai comunisti, è oscenamente
sotto i nostri occhi: finalmente i comunisti stanno al governo, a
cominciare dal Presidente della Repubblica, il quale ovviamente ha
subito detto che bisognava rilanciare l’Europa e il suo ruolo.
Forse siamo perfino autorizzati a supporre che fosse questo il vero
scopo dell’interregno berlusconiano: preparare una transizione
soft ai governi comunisti e alla definitiva morte degli Italiani.
Ida Magli
Roma,
23 Luglio 2006
Nel nostro sito, a cominciare da oggi, figureranno i titoli di
alcuni dei libri usciti in questi anni su vari argomenti dei quali gli
Italiani dovrebbero poter discutere e dei quali, invece, sono tenuti
all’oscuro impedendo perfino che si sappia che esistono voci
dissenzienti. Era più civile il Santo Uffizio, il quale rendeva
obbligatoriamente pubblica la lista dei libri posti all’Indice;
erano più civili gli uffici-censura dei vari Governi
(sicuramente, ahimé, non “democratici”) che
mettevano il timbro con la scritta “censurato” negli spazi
bianchi delle righe o delle pagine che avevano cancellato e che
chiamavano gli Autori a discutere con loro i testi sottoposti ad esame.
Oggi le Autorità, con il complice silenzio dei giornalisti,
adoperano la più efficace delle censure: il silenzio.
Fortuyn, Pim: Contro
l’islamizzazione della nostra cultura, ed.
Associazione culturale Carlo Cattaneo, Pordenone 2005 ( per chi non lo
ricordasse, Pim Fortuyn è stato ucciso in Olanda durante la
campagna elettorale per il suo partito e i motivi sono di evidente
carattere politico).
Damiano, Giovanni: Elogio delle
differenze, ( Per una critica della globalizzazione ) ed.
Ar Padova 1999.
Ellul, Jacques: Anarchia e cristianesimo, ed.
Elèuthera Milano 1993.
Maris, Bernard: Lettera aperta ai
guru dell’economia che ci prendono per imbecilli,
ed. Ponte alle Grazie Milano 2000.
Della Luna, Marco- Miclavez Antonio: La
Banca d’Italia- la grande frode del debito pubblico, i segreti
del signoraggio, Arianna Editrice Bologna 2005.
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