Abbiamo
avuto sotto gli occhi in questi giorni in che modo si falsifichi la
storia. Un modo che è giunto al suo compimento con quanto hanno
detto solennemente ai loro sudditi i detentori del potere la sera
dell’ultimo dell’anno. Noi non dobbiamo avere il minimo
dubbio: è stato sempre così. La storia che conosciamo
è falsa perché è quella che ci viene tramandata
dai detentori del potere, con la certezza che essi vi infondono che
l’unica cosa giusta sia quello che hanno fatto e alla quale i
sudditi debbono credere, ringraziandoli.
Non un minimo cenno di autocritica, neanche il più
piccolo gesto di modestia è stato esibito da chi, detenendo
tutti i poteri, detiene anche quello di poter parlare senza
preoccuparsi perfino delle norme consuete della buona educazione che
vietano di lodarsi con eccessiva compiacenza. E’ talmente
stupefacente sentire affermare il contrario di quanto la logica, e gli
avvenimenti stessi, dimostrano, che potrebbe perfino indurci nel dubbio
che lo credano davvero, che si possa salvare in essi almeno la buona
fede. Ma no, non cediamo a questo dubbio. Il disegno di distruzione
delle Nazioni, e per prima la distruzione della Nazione Italia,
prosegue sulla strada predisposta fin dall’inizio e non per nulla
i discorsi cominciano con l’esaltazione dei simboli italiani: la
bandiera, l’inno, per poi procedere con l’esaltazione della
libertà di cui godono i giovani “europei”.
Dunque è così che i detentori del potere
hanno sempre costruito la storia: falsificandola a proprio uso e
consumo e inculcandone ai sudditi il significato falso come se fosse
vero.
Gli operatori finanziari, i banchieri, si sono impadroniti del potere
con il progetto dell’unificazione europea ed è per questo
che sono alla ribalta. Sono loro i nuovi Imperatori. Come tutti gli
Imperatori, si combattono fra loro, perdono o vincono usando i beni dei
sudditi ed esaltano le proprie armi, la “competizione” del
mercato (non sta bene chiamarla guerra anche se provoca lo sterminio
economico dei nuovi “soldati”, gli investitori e
risparmiatori). E’ la “libertà” del mercato
quella che è stata promessa agli “europei”. A questa
libertà è stato sacrificato tutto il meglio che
possedevano e che ancora di più dovranno sacrificare in futuro:
l’indipendenza e la libertà dell’Italia,
l’appartenenza alla propria patria della quale non esistono
più i confini, la lingua italiana, cancellata dalle lingue
ufficiali di quell’Europa che canta inni tedeschi su musiche
tedesche. Non per nulla il Teatro alla Scala, al servizio di quella
Germania che ha voluto a tutti i costi l’unificazione
dell’Europa pur di poter continuare a dominarla, ha eseguito e
trasmesso a tutto il mondo, la Nona Sinfonia di Beethoven come Concerto
di Natale. La Nona Sinfonia significa l’Inno alla Gioia,
l’Inno ufficiale dell’UE.
E’ questa l’identità italiana di cui
tanto si vantano i Governanti, come sempre umili servi degli
stranieri… Povero Beethoven, povero Schiller! Loro sì che
amavano la libertà.
Amavano la bellezza che non può esistere se non si ama la
libertà. Adesso sono stati condannati ad esaltare, con la
meravigliosa grandezza della loro arte, l’ottusa miseria di
coloro che amano soltanto banche e mercati, e che sono stati spietati
nell’uccidere ogni bellezza e ogni libertà
sull’altare delle monete.
Una moneta è la loro bandiera. □
Roma, 1
Gennaio 2006
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