EDITORIALE

I discorsi dei Potenti

 di Ida Magli
ItalianiLiberi | 1 Gennaio 2005

 
 Abbiamo avuto sotto gli occhi in questi giorni in che modo si falsifichi la storia. Un modo che è giunto al suo compimento con quanto hanno detto solennemente ai loro sudditi i detentori del potere la sera dell’ultimo dell’anno. Noi non dobbiamo avere il minimo dubbio: è stato sempre così. La storia che conosciamo è falsa perché è quella che ci viene tramandata dai detentori del potere, con la certezza che essi vi infondono che l’unica cosa giusta sia quello che hanno fatto e alla quale i sudditi debbono credere, ringraziandoli.
   Non un minimo cenno di autocritica, neanche il più piccolo gesto di modestia è stato esibito da chi, detenendo tutti i poteri, detiene anche quello di poter parlare senza preoccuparsi perfino delle norme consuete della buona educazione che vietano di lodarsi con eccessiva compiacenza. E’ talmente stupefacente sentire affermare il contrario di quanto la logica, e gli avvenimenti stessi, dimostrano, che potrebbe perfino indurci nel dubbio che lo credano davvero, che si possa salvare in essi almeno la buona fede. Ma no, non cediamo a questo dubbio. Il disegno di distruzione delle Nazioni, e per prima la distruzione della Nazione Italia, prosegue sulla strada predisposta fin dall’inizio e non per nulla i discorsi cominciano con l’esaltazione dei simboli italiani: la bandiera, l’inno, per poi procedere con l’esaltazione della libertà di cui godono i giovani “europei”.
   Dunque è così che i detentori del potere hanno sempre costruito la storia: falsificandola a proprio uso e consumo e inculcandone ai sudditi il significato falso come se fosse vero.
Gli operatori finanziari, i banchieri, si sono impadroniti del potere con il progetto dell’unificazione europea ed è per questo che sono alla ribalta. Sono loro i nuovi Imperatori. Come tutti gli Imperatori, si combattono fra loro, perdono o vincono usando i beni dei sudditi ed esaltano le proprie armi, la “competizione” del mercato (non sta bene chiamarla guerra anche se provoca lo sterminio economico dei nuovi “soldati”, gli investitori e risparmiatori). E’ la “libertà” del mercato quella che è stata promessa agli “europei”. A questa libertà è stato sacrificato tutto il meglio che possedevano e che ancora di più dovranno sacrificare in futuro: l’indipendenza e la libertà dell’Italia, l’appartenenza alla propria patria della quale non esistono più i confini, la lingua italiana, cancellata dalle lingue ufficiali di quell’Europa che canta inni tedeschi su musiche tedesche. Non per nulla il Teatro alla Scala, al servizio di quella Germania che ha voluto a tutti i costi l’unificazione dell’Europa pur di poter continuare a dominarla, ha eseguito e trasmesso a tutto il mondo, la Nona Sinfonia di Beethoven come Concerto di Natale. La Nona Sinfonia significa l’Inno alla Gioia, l’Inno ufficiale dell’UE.
   E’ questa l’identità italiana di cui tanto si vantano i Governanti, come sempre umili servi degli stranieri… Povero Beethoven, povero Schiller! Loro sì che amavano la libertà.
Amavano la bellezza che non può esistere se non si ama la libertà. Adesso sono stati condannati ad esaltare, con la meravigliosa grandezza della loro arte, l’ottusa miseria di coloro che amano soltanto banche e mercati, e che sono stati spietati nell’uccidere ogni bellezza e ogni libertà sull’altare delle monete.
Una moneta è la loro bandiera.


                                                                             
Roma, 1 Gennaio  2006


 

 

 

 

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