editoriale

Due libri sui ladrocini
di Stato

di Ida Magli
ItalianiLilberi | 16 Novembre 2006



  Presento qui un breve commento a due libri che ho letto attentamente in questi giorni e di cui i lettori del sito troveranno l’indicazione bibliografica nella nostra apposita rubrica. Si tratta di due libri, uno in vendita in edicola insieme al quotidiano Libero e che costa soltanto 3 euro, dal titolo di per sé estremamente interessante: Prodi, Telecom & C. L’altro, pubblicato da Mondadori, si presenta in maniera meno esplosiva con il titolo: Una repubblica fondata sulle rendite, ma in realtà altrettanto interessante. I loro autori sono Davide Giacalone e Geminello Alvi. Detto in breve: siamo di fronte al panorama dell’Italia nata dalle mani di economisti, esperti di finanza, banchieri, allo scopo di concentrare su di sé tutto il potere politico e di distruggerla come nazione e come stato indipendente consegnandola nuda di qualsiasi proprietà a quell’acropoli di ladri dei beni dei popoli che se ne stanno arroccati nella Torre di Francoforte. Sono quelli che hanno scritto e firmato il trattato di Maastricht, con il quale si giustifica la rapina visto che le singole nazioni azzerano la propria esistenza a cominciare dalla moneta.
Alcuni titoli del libro di Geminello Alvi, fine economista che scrive da molti anni sul Corriere della Sera, non sono usciti dalla mia mente “ossessionata dall’Europa “,  come qualcuno potrebbe pensare, anzi io glieli invidio: Il silente saccheggio di Maastricht; L’euro, ovvero mentire al popolo; Veridica storia dell’ultima lira, tanto per fare soltanto qualche esempio.
Cito dal capitolo All’ombra dell’euro in fiore:
“Nel cervello dell’assessore di sinistra… è tutto un impeto di dire che l’euro ci ha salvati; che l’Europa qua, e per i nostri figli là; che nel 1998 ci riuscì un trionfo epocale; che la sinistra dovette fare la destra; che i lavoratori si sono per dedizione sacrificati e via così, in ritmato svolgersi di trombonate consimili. Perché volendo riformare i bilanci statali, un’altra maniera e logicissima c’era: bastava tagliare le spese, anzitutto quelle correnti….Le algebre di Maastricht sono solo servite al miracolo di riuscire, tassando, a far peggiorare una redistribuzione già perversa… Fingere ben fatto e concluso quanto non lo era affatto, anzi s’era appena iniziato, fu tutt’uno col vanto d’aver ottenuto, nel 1998, l’euro. Non bastò, con la famosa Eurotassa, d’aver aggiustato la soglia prevista da Maastricht. Fingendo che un prestito forzoso fosse una tassa e scrivendolo nel conto di reddito, dove serviva, invece che in un conto di patrimonio, come obbligava la legge…”.

Dal libro di Davide Giacalone, invece, che è il seguito di quello intitolato Il grande intrigo, dovrei citare, facendoli miei, tutti i capitoli riassumendoli in una sola immagine: la malaprivatizzazione. Riporto qui, dunque, soltanto la pagina 16: basterà leggere le cifre. Nient’altro. 

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 "Leggetele, le cifre. Nel 1997 lo Stato vendette il controllo di Telecom Italia incassando 11.82 miliardi di euro, quattro anni dopo l’Enel, società dello Stato, decide di entrare nel mercato delle telecomunicazioni acquistando un concorrente di Telecom, Infostrada, per 11 miliardi di euro (ne pagherà meno, ma solo grazie alla lentezza con cui l’affare fu definito). Si vende un colosso e si tenta di comperare un nano, per una differenza di  820 milioni! Ed i soldi, non dimenticatelo, sono dei cittadini, perché stiamo parlando di quote e società pubbliche. Chiaro? Ancora un dato, cos’era l’Infostrada che Enel acquistava? Era una società di Olivetti, che aveva nella pancia la rete di telecomunicazioni delle Ferrovie dello Stato  (sempre soldi pubblici). Quella rete era stata venduta ad Olivetti, nel miracoloso 1997, per 700 miliardi di lire, pagabili in quattordici anni. L’anno successivo, quando ancora le rate erano tutte da pagarsi, Olivetti rivendette Infostrada alla tedesca Mannesman, per 14mila miliardi di lire, da pagarsi immediatamente.
Rileggete il periodo precedente, riflettete sulle cifre. Non ci vuole né il master né la laurea, è più che sufficiente il normale buon senso per accorgersi dell’evidenza: fu un immane salasso di soldi pubblici, trasferiti nelle tasche di pochi privati. Eccovela, la mitica stagione delle privatizzazioni. Guardatela, ammiratela, cercate di capirla, perché è rincitrullendo il pubblico con linguaggi iniziatici che il magheggio è avvenuto. In quel momento siamo diventati tutti più poveri, ci siamo tenuti il debito pubblico, ma abbiamo dato via una fetta succosa di patrimonio pubblico. Di che altro dovrebbe mai essere accusata, una classe politica?"

Tratto da PRODI, TELECOM & C., a cura di Vittorio Feltri e Renato Brunetta di Davide Giacalone, Ed. Libero Free  foundation. Manuali di Conversazione Politica n.9
        

Ida Magli
Roma, 16 Novembre 2006

 
  
 
 
  

 








  Alvi, Geminello: Una repubblica fondata sulle rendite, Mondadori, 2006

 Giacalone, Davide: Prodi, Telecom & C. (a cura di V. Feltri e R. Brunetta)    Libero Free, € 3 insieme al quotidiano Libero.
 
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