editoriale

La finzione della Ue

di Ida Magli
il Giornale | 11 Novembre 2006



  Siamo governati in base al principio di contraddizione. O meglio: il principio di contraddizione è quello che permette ai nostri governanti di esercitare il massimo del proprio potere su ogni singolo cittadino fingendo invece di esservi costretto per garantire la nostra sicurezza. Facciamo soltanto alcuni esempi. Gli immigrati clandestini imperversano; si fanno addirittura dei muri all'interno delle nostre più nobili e belle città, ma non esistono confini (figurarsi muri) fra le varie Nazioni dell'Unione Europea così che chiunque può entrare in Italia, stabilirvisi, acquistare terreni ed edifici, usufruire dei nostri servizi sanitari e scolastici. Ovviamente questo significa anche che un clandestino entrato, per esempio, in Spagna, prende allegramente il treno e sbarca a Milano o in qualsiasi altra città senza che nessuno gli chieda documenti.
In altri termini, si fa il contrario di quello che con il semplice buon senso siamo soliti fare per arrestare le acque di un fiume che straripa: togliamo gli argini. La Francia al tempo degli attacchi terroristici in Spagna aveva ripristinato i propri confini, sospendendo il trattato di Schengen, il più scellerato dei trattati contro le patrie e contro il diritto di ogni cittadino di possedere il proprio territorio e di vivervi al sicuro. Noi non sappiamo se la Francia abbia mantenuto questa sospensione perché il fatto fondamentale che caratterizza l'Unione Europea è il silenzio che la circonda. In confronto, sembrerebbe che la nostra patria e i nostri interessi siano collocati nella striscia di Gaza, della quale sappiamo minuto per minuto quello che la riguarda. Sarebbe sufficiente questa concorde volontà di tenerci all'oscuro a darci la certezza che tutto ciò che viene deciso a livello di Unione Europea, è contro di noi.
Ma il sistema basato sul principio di contraddizione riguarda molte altre decisioni europee delle quali a stento trapela qualche notizia, senza neanche il minimo dubbio che debbano essere sottoposte alla discussione e al giudizio dei cittadini. Due fatti sono di questi giorni. Il primo è il silenzio che ha circondato un fatto clamoroso: la sospensione fino al 2009 dell'approvazione da parte del governo tedesco della Costituzione europea (ne ha scritto Alessandro Caprettini sul Giornale). Proprio così: dopo la bocciatura della Francia e dell'Olanda e il rinvio ad un futuro senza data da parte della Gran Bretagna, se manca l'approvazione della Germania che senso può avere questa Costituzione? Nel frattempo, però, si va avanti come nulla fosse a fingere che l'Ue esista. Esista con una sua politica estera (supportata con protervia da Prodi) ma purtroppo priva di forze militari sufficienti, come lamentano, chiedendo sempre più soldi, gli esponenti della Commissione. Esista approvando o disapprovando la manovra finanziaria del governo italiano, cosa di cui va fiero l'animo servo dei nostri governanti, come se non sapessero che l'Ue non può fare altro che fingere di possedere il potere di approvare o disapprovare. Che ne sarebbe dell'Europa, infatti, senza l'Italia? Dove collocherebbe i confini? Per questo ci ha dato tanti fondi per il famoso «corridoio» Torino-Lione, a noi del tutto inutile e dannoso: appropriarsi per sempre del territorio italiano.
Infine, la decisione più grave (che naturalmente esisteva fin da quando l'Ue è stata progettata): includere la Turchia. Il signor Barroso ha fatto la solita finta della faccia feroce dando alla Turchia «cinque settimane» (non ridete?) per riconoscere Cipro e per stabilire anche sul suolo turco la sacrosanta libertà d'espressione, quella sancita dall'Europa che condanna con l'arresto chiunque giudichi o esprima pareri difformi da quelli politicamente corretti sulle religioni, sulle razze, sui comportamenti sessuali, sulla storia nazista, ecc. ecc. Certo che per gli italiani l'ingresso nel Parlamento europeo e nel territorio, senza confini, di 70 milioni di musulmani, il problema più grave è quello della libertà di espressione... D'Alema si è affrettato ad affermare che la Turchia deve entrare senza ulteriori condizioni, confortato da tutti gli altri politici, inclusi quelli dell'opposizione. Dunque, è così. Non possiamo che constatarlo ancora una volta: i nostri governanti perseguono l'annientamento della indipendenza e della cultura italiana; vogliono la sua distruzione e la vittoria di quella musulmana.
Perché?

il Giornale n. 267 del 11-11-06 pagina 1

 
 
  
 
 
  

 

 
 
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