La
notizia della morte di Oriana Fallaci ha avuto ovunque grande risalto:
si tratta della scomparsa di una donna intrepida, ammirevole per il
coraggio delle sue idee espresse con sincera veemenza, senza scendere
mai a compiacenze e compromessi; aveva tra l'altro il dono di poter
esprimere le sue invettive con l'efficacia e la proprietà della
scrittrice.
Quel che principalmente mi colpisce, è la sua esplicita
dichiarazione di ateismo cristiano, frutto di una sincera macerazione
interiore.
Lei non credeva; ma questo non le impediva di praticare il
cristianesimo, non come religione rivelata, ma come rivoluzione
permanente per assicurare all'individuo la libertà, e
perciò la responsabilità dei suoi atti, delle sue
omissioni, dei suoi pensieri e sentimenti.
È il grande riscatto dell'uomo dalla condizione di oggetto per
renderlo soggetto del proprio destino - riscatto che ha diviso la
storia dell'umanità in "prima" e "dopo".
In virtù di tale aspirazione l'uomo non è condizionato
dalla volontà degli dei nè dal caso nè dal caos;
non si affida neppure alla provvidenza; si batte strenuamente per la
speranza e la carità anche senza il supporto della fede.
Non mi sento, umilmente, di partecipare a alcune preoccupazioni al
riguardo; mi permetto di ritenere che l'ateismo cristiano, tra l'altro
apostolicamente recuperabile alla fede, rappresenta una grande risorsa
a cui la Chiesa dovrebbe dedicare, e forse dedica, la massima
considerazione.
L'ateismo cristiano tra l'altro sembra la risposta al sempre più
diffuso cristianesimo ateo.
Al formalismo delle devozioni non mi pare che corrisponda sempre una
fede, consapevole o inconsapevole, radicata interiormente. Il
comportamento cristiano si riduce spesso all'osservanza dei precetti e
talvolta è dettato dall'ancestrale paura del castigo.
Nascono così, per esempio, le cosiddette conversioni in articulo
mortis, allo scopo gratuito e utilitaristico di assicurarsi il Paradiso
( se c'è).
Non sono però così disperato nel non riconoscere la
esistenza del Cristianesimo credente, illuminato dalla Grazia o
conquistato attraverso il tormento di crisi interiori. So che, anche
per esperienza acquisita nella mia ormai lunga vita, che sono in mezzo
a noi tante creature non elevate ufficialmente all'onore dell'altare, i
santi anonimi, più numerosi di quanto comunemente si creda.
Esiste poi, silenziosamente dilagante, la fede che si confronta giorno
per giorno ora per ora con il dubbio e con la ragione. È la fede
più sofferta, forse la più meritoria, che accetta la
prova tormentosa e aspra della lotta con l'Angelo.
Oriana Fallaci ci ha dato l'esempio di un cristianesimo inteso come
stile, come filosofia, applicato al sentimento e alle opere, un
cristianesimo di cui si aspetta solo la ricompensa che può darle
la sua coscienza. È un sacrificio che lei ha pagato di persona e
che merita rispetto.
Turi Vasile
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