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In morte di Oriana Fallaci. L'ateismo cristiano

di Turi Vasile

Agenzia Radicale
Supplemento telematico quotidiano di Quaderni Radicali
| News del 18 Settembre 2006


La notizia della morte di Oriana Fallaci ha avuto ovunque grande risalto: si tratta della scomparsa di una donna intrepida, ammirevole per il coraggio delle sue idee espresse con sincera veemenza, senza scendere mai a compiacenze e compromessi; aveva tra l'altro il dono di poter esprimere le sue invettive con l'efficacia e la proprietà della scrittrice.

Quel che principalmente mi colpisce, è la sua esplicita dichiarazione di ateismo cristiano, frutto di una sincera macerazione interiore.
Lei non credeva; ma questo non le impediva di praticare il cristianesimo, non come religione rivelata, ma come rivoluzione permanente per assicurare all'individuo la libertà, e perciò la responsabilità dei suoi atti, delle sue omissioni, dei suoi pensieri e sentimenti.

È il grande riscatto dell'uomo dalla condizione di oggetto per renderlo soggetto del proprio destino - riscatto che ha diviso la storia dell'umanità in "prima" e "dopo".
In virtù di tale aspirazione l'uomo non è condizionato dalla volontà degli dei nè dal caso nè dal caos; non si affida neppure alla provvidenza; si batte strenuamente per la speranza e la carità anche senza il supporto della fede.

Non mi sento, umilmente, di partecipare a alcune preoccupazioni al riguardo; mi permetto di ritenere che l'ateismo cristiano, tra l'altro apostolicamente recuperabile alla fede, rappresenta una grande risorsa a cui la Chiesa dovrebbe dedicare, e forse dedica, la massima considerazione.
L'ateismo cristiano tra l'altro sembra la risposta al sempre più diffuso cristianesimo ateo.

Al formalismo delle devozioni non mi pare che corrisponda sempre una fede, consapevole o inconsapevole, radicata interiormente. Il comportamento cristiano si riduce spesso all'osservanza dei precetti e talvolta è dettato dall'ancestrale paura del castigo.
Nascono così, per esempio, le cosiddette conversioni in articulo mortis, allo scopo gratuito e utilitaristico di assicurarsi il Paradiso ( se c'è).

Non sono però così disperato nel non riconoscere la esistenza del Cristianesimo credente, illuminato dalla Grazia o conquistato attraverso il tormento di crisi interiori. So che, anche per esperienza acquisita nella mia ormai lunga vita, che sono in mezzo a noi tante creature non elevate ufficialmente all'onore dell'altare, i santi anonimi, più numerosi di quanto comunemente si creda.

Esiste poi, silenziosamente dilagante, la fede che si confronta giorno per giorno ora per ora con il dubbio e con la ragione. È la fede più sofferta, forse la più meritoria, che accetta la prova tormentosa e aspra della lotta con l'Angelo.

Oriana Fallaci ci ha dato l'esempio di un cristianesimo inteso come stile, come filosofia, applicato al sentimento e alle opere, un cristianesimo di cui si aspetta solo la ricompensa che può darle la sua coscienza. È un sacrificio che lei ha pagato di persona e che merita rispetto.

Turi Vasile

 
 
  
 
 
  

 

 
 
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