Per
prima cosa neghiamo che il riconoscimento delle coppie omosessuali sia
una questione che riguarda i cattolici, o soprattutto i cattolici.
Riguarda tutti noi, anzi soprattutto i laici. La sopravvivenza della
specie umana, la più debole per natura fra tutte le specie,
è affidata per prima cosa al pensiero, al suo sistema logico,
alla capacità di comprendere le leggi che reggono l'universo
usandole per costruirsi un ambiente funzionale ai suoi bisogni primari.
La formazione di una «società» è uno fra i
più indispensabili di questi bisogni ed è assicurata
dallo scambio matrimoniale ai fini della procreazione. Non è
questione di religioni, o della morale di una particolare religione fra
le altre. Si tratta di stabilire se vogliamo che la nostra
società, quella «italiana», sopravviva, oppure se la
decisione del riconoscimento delle coppie omosessuali (maschili, sia
ben chiaro, sono i maschi che lo perseguono a tutti i costi) segnala,
come ormai da diverso tempo appare sempre più chiaro, l'ultimo
passo verso la sua dissoluzione.
Ho accennato al sistema logico che regge la specie umana perché
è in base a questo sistema logico che, se non se ne prevedono in
tempo le conseguenze, le situazioni diventano legate l'una all'altra al
punto tale da apparire quasi «normali», inevitabili.
È caduto il principio fondamentale sul quale si regge ogni
società, quello che le dà forma, che la definisce: il
limite, il confine. «Confine» è diventato adesso un
concetto mostruoso. Via i confini alle diverse nazioni; via i confini
alle diverse popolazioni; via i confini alle diverse religioni (abbiamo
sentito il Papa affermare che crediamo nello stesso Dio di Maometto,
svuotando così di ogni senso la nascita e la morte di
Gesù); via dunque anche i confini fra i sessi. Seppure l'Italia
riuscisse oggi a bloccare il governo nel varare la legge sui Pacs, si
troverebbe a dover cedere domani di fronte alla maggioranza dei
parlamentari d'Europa.
Perché l'Europa questo persegue: la dissoluzione dei propri
popoli, oltre che degli Stati. Ha predisposto per tempo la legislazione
che ne garantisce l'attuazione: l'invasione di immigrati soprattutto
africani e mediorientali e la loro libera circolazione in tutto il
territorio; il divieto di giudizio sulle razze, sulle religioni, sui
costumi sessuali e il diritto di ciascuno a comportarsi come vuole, il
che significa, anche se non è stato detto esplicitamente, il
predominio, la libertà dell'omosessualità. Una
libertà, nel mondo musulmano africano e medio orientale che gli
omosessuali, inclusi quelli italiani, conoscono bene in quanto Marocco,
Tunisia, Algeria, Egitto, Turchia, Albania, Grecia, sono state sempre
le mete preferite e più vicine dei loro viaggi di piacere.
Nessuno pensa che l'omosessualità debba essere condannata, ma
non è segno di tranquillità il non poter neanche
discutere dei tanti fattori che oggi ne moltiplicano la presenza, quale
per esempio la quasi totale femminilizzazione della scuola, con
l'impossibilità dei maschi adolescenti di trovare una figura di
riferimento psicologico e culturale nelle insegnanti.
Quello che accusiamo esplicitamente qui è la gestione del
Potere. I politici, i governanti sono venuti meno al loro dovere
primario che è quello della conservazione e prosecuzione della
vita del proprio popolo, della società formata da questo popolo.
Probabilmente il tarlo che corrode la gestione del potere in questa
direzione è l'enorme errore che si nasconde dietro la
Dichiarazione dei diritti e di cui sarebbe ora di discutere. Diritti
del singolo individuo o diritti di un popolo? Coloro che detengono il
potere ne hanno approfittato per ingigantirlo occupandosi soprattutto
dei diritti del singolo in modo che non esista più nulla di
«privato». Gli omosessuali sono cascati in questa trappola.
Invece di godersi la loro nuova libertà, si affrettano a
sottoporsi a quello che è l'eterno rischio, o il desiderio, di
chi è sottoposto alla legge: perderla. Ritorna alla mente un
vecchio libro di Eric Fromm dal titolo emblematico e molto amato dalla
sinistra cattolica: Fuga dalla libertà.
il
Giornale del 11-12-06 pagina 1
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