Il
quotidiano La Stampa ha
pubblicato ieri (21 Gennaio 2006) un lungo articolo riguardo alle
normative decise con un decreto vaticano intorno alla pubblicazione di
“tutti gli atti e i documenti attraverso i quali il Pontefice
esercita il proprio Magistero”. Proprio così: quelli in
cui esercita il proprio Magistero. Non come autore, quindi, di poesie,
di romanzi o di qualsiasi altra forma letteraria, ma come Sacerdote,
come Rappresentante di Dio, come messaggero di Gesù.
E’ la prima volta nella storia della Chiesa - sottolinea
il giornalista Marco Tosatti della Stampa
- che devono essere pagati i diritti per tutti gli scritti, i discorsi
e le allocuzioni del Papa, sia di quello attuale che dei predecessori
fino a 50 anni addietro (il decreto infatti è retroattivo). Lo
stesso avviene per i documenti degli organismi della Santa Sede. La
norma vale in perpetuo e per tutto il mondo. “Una casa editrice
milanese che aveva utilizzato in un’antologia ragionata sul Papa
complessivamente una trentina di righe (in pratica una pagina) del
discorso pro eligendo pontifice
tenuto da Ratzinger in Conclave e di quello di incoronazione, si
è già vista chiedere un acconto di 15 mila euro, un
compenso del 15% su ogni copia venduta al netto dell’Iva e 3.500
euro di spese di assistenza legale. Una richiesta analoga è
partita verso un’altra casa editrice.
Insomma dobbiamo aspettarci una battaglia per i diritti sulle parole
del Papa – conclude l’articolista – oltre a quelli
per le partite di calcio.”
Noi non crediamo che sia così. Il calcio appassiona
miliardi di persone in tutto il mondo, quale che sia la loro religione,
perché vi si identificano, fanno il tifo per la propria squadra,
e sono capaci di analizzarne tutte le prestazioni con la sicurezza di
conoscerne ogni particolare. Far pagare le parole del Papa sarà
un bel boomerang: sul piano della sua immagine spirituale non vi
è dubbio, ma anche sul piano della semplice
“simpatia” che la diffusione che da anni erano abituati a
farne i giornalisti, era riuscita a suscitare in tutti, credenti e non
credenti.
Sorprende il quasi silenzio che i giornalisti oggi si sono
imposti, visto che i colpiti da questa legge sono soprattutto loro e
gli editori. Come mai una notizia così clamorosa non viene fatta
conoscere e non viene dibattuta davanti al pubblico? La Chiesa ha
imposto forse o si aspetta un rispettoso assenso alle sue decisioni?
Non lo sappiamo. Quello che pensiamo noi, invece, è che i Papi
continuano ad usare due Poteri: usufruire della loro posizione di Capi
di uno Stato per emanare leggi che però riguardano la loro
attività religiosa. Hanno sempre fatto così, come gli
Italiani ben sanno essendo stati vittime di questi due poteri per tanti
secoli.
Ci verrebbe voglia di chiedere al Vaticano i danni economici per
tutti i libri posti all’indice e dei quali è stata
impedita la diffusione, a cominciare dal Dialogo dei Massimi Sistemi di
Galileo. La retroattività vale soltanto per i Papi? □
Roma, 22
Gennaio 2006
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