EDITORIALE

Dio è amore
e le parole del Papa
sono soldi

 di Ida Magli
ItalianiLiberi | 22 Gennaio 2006

 
  Il quotidiano La Stampa ha pubblicato ieri (21 Gennaio 2006) un lungo articolo riguardo alle normative decise con un decreto vaticano intorno alla pubblicazione di “tutti gli atti e i documenti attraverso i quali il Pontefice esercita il proprio Magistero”. Proprio così: quelli in cui esercita il proprio Magistero. Non come autore, quindi, di poesie, di romanzi o di qualsiasi altra forma letteraria, ma come Sacerdote, come Rappresentante di Dio, come messaggero di Gesù.
  E’ la prima volta nella storia della Chiesa - sottolinea il giornalista Marco Tosatti della Stampa - che devono essere pagati i diritti per tutti gli scritti, i discorsi e le allocuzioni del Papa, sia di quello attuale che dei predecessori fino a 50 anni addietro (il decreto infatti è retroattivo). Lo stesso avviene per i documenti degli organismi della Santa Sede. La norma vale in perpetuo e per tutto il mondo. “Una casa editrice milanese che aveva utilizzato in un’antologia ragionata sul Papa complessivamente una trentina di righe (in pratica una pagina) del discorso pro eligendo pontifice tenuto da Ratzinger in Conclave e di quello di incoronazione, si è già vista chiedere un acconto di 15 mila euro, un compenso del 15% su ogni copia venduta al netto dell’Iva e 3.500 euro di spese di assistenza legale. Una richiesta analoga è partita verso un’altra casa editrice.
Insomma dobbiamo aspettarci una battaglia per i diritti sulle parole del Papa – conclude l’articolista – oltre a quelli per le partite di calcio.”
  Noi non crediamo che sia così. Il calcio appassiona miliardi di persone in tutto il mondo, quale che sia la loro religione, perché vi si identificano, fanno il tifo per la propria squadra, e sono capaci di analizzarne tutte le prestazioni con la sicurezza di conoscerne ogni particolare. Far pagare le parole del Papa sarà un bel boomerang: sul piano della sua immagine spirituale non vi è dubbio, ma anche sul piano della semplice “simpatia” che la diffusione che da anni erano abituati a farne i giornalisti, era riuscita a suscitare in tutti, credenti e non credenti.
  Sorprende il quasi silenzio che i giornalisti oggi si sono imposti, visto che i colpiti da questa legge sono soprattutto loro e gli editori. Come mai una notizia così clamorosa non viene fatta conoscere e non viene dibattuta davanti al pubblico? La Chiesa ha imposto forse o si aspetta un rispettoso assenso alle sue decisioni? Non lo sappiamo. Quello che pensiamo noi, invece, è che i Papi continuano ad usare due Poteri: usufruire della loro posizione di Capi di uno Stato per emanare leggi che però riguardano la loro attività religiosa. Hanno sempre fatto così, come gli Italiani ben sanno essendo stati vittime di questi due poteri per tanti secoli.
  Ci verrebbe voglia di chiedere al Vaticano i danni economici per tutti i libri posti all’indice e dei quali è stata impedita la diffusione, a cominciare dal Dialogo dei Massimi Sistemi di Galileo. La retroattività vale soltanto per i Papi? 


                                                                             
Roma, 22 Gennaio  2006


 

 La Stampa
del 21-01-06 pagina 16

Atti, encicliche e discorsi
Il Papa mette il copyright

di MARCO TOSATTI

 

 Il Giornale
del 25-01-06 pagina 14

Se il Vaticano blinda
con il copyright
le parole del Papa

di ANDREA TORNIELLI

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