So
che è mio dovere commentare in qualche modo l’esito della
consultazione elettorale, ma confesso che lo faccio con grande fatica,
sapendo che non ci sono ormai che pochissime speranze perché
l’Italia abbia ancora un futuro come “Italia”. Quello
che mi addolora di più, poi, è avere avuto la prova del
buonsenso degli Italiani, della loro volontà di agire anche in
extremis per questa salvezza malgrado l’insipienza, gli errori,
gli interessi di parte con i quali si sono comportati i politici.
Sto parlando naturalmente dei politici di centro destra: di quelli di
sinistra non c’è da dire nulla di diverso dal solito. La
sicurezza “messianica” che sottende al marxismo non fa
cambiare mai il loro comportamento, come si è potuto vedere
anche quando sono stati costretti a passare dal trionfo ventilato
attraverso i sondaggi già da alcuni mesi e da quello al di sopra
di qualsiasi aspettativa emerso dagli exit poll, all’incerto
predominio di pochissimi voti nei conteggi finali. La loro sicurezza
messianica, appunto, è rimasta identica: “soltanto dalla
sinistra può giungere all’Italia la salvezza”.
Facciamo quindi una prima considerazione proprio sulle clamorose
distanze fra previsioni e realtà. Già da molti mesi si
davano per certe due cose. La prima: che molti non sarebbero andati a
votare e che ovviamente questi molti fossero gli eventuali
simpatizzanti per il centro destra. La seconda: che le sinistre
avrebbero vinto con molti punti di distacco. Come si è visto
ambedue queste previsioni erano sbagliate. Scartiamo subito
l’idea che le Agenzie incaricate dei sondaggi abbiano compiuto
degli errori così madornali. I sistemi di previsione statistica,
per quanto suscettibili di un certo grado di imprecisione, sono ormai
abbastanza raffinati da poter tenere presenti i vari fattori che
influiscono sull’attendibilità dei risultati e non
è quindi assolutamente credibile che siano incorse in infortuni
così gravi. I motivi veri sono da ricercare non nella maggiore o
minore abilità dei sondaggisti, ma nella situazione psicologica,
culturale e politica nella quale si trovano gli Italiani. Gli Italiani
non sono più liberi di esprimere le loro opinioni, non si fidano
più della garanzia dell’anonimato nelle interviste, non
riescono più a rivelare con serenità i propri sentimenti
e il proprio pensiero in determinati campi in quanto diventati oggetto
di tabuizzazione, di censura mentale, molto al di là ormai di
una eventuale penalità giuridica. E’ questo il motivo per
il quale lo strumento del sondaggio, così come quello degli exit
poll - strumenti nati in e per società libere, democratiche,
civili - non danno risultati in una società nella quale esiste
il reato d’opinione a tutti i livelli: nell’intenzione,
nella parola, nello scritto. Un reato passibile di condanne penali come
quello previsto dal mandato d’arresto europeo, per giudizi
espressi sulle religioni, sulle identità etniche e razziali, sui
comportamenti sessuali. Non è necessario che si sia al corrente
con precisione dell’esistenza di normative di legge su questi
reati. Non è necessario proprio perché la situazione
è molto più grave: è l’atmosfera culturale e
psicologica che fa nascere il tabù, non la legge. In Italia
questa atmosfera è diventata sempre più pesante e ha
indotto gli Italiani alla prudenza. Una prudenza che non è
vigliaccheria, ma soltanto doloroso buon senso.
Quali possono essere stati, dunque, gli argomenti sui quali i
sondaggisti hanno sbagliato le loro previsioni? Ne cito soltanto due
(anche se ce ne sarebbero molti altri): la simpatia o meno per gli
immigrati; la simpatia o meno per gli omosessuali. Naturalmente i
sondaggisti qualche errore comunque lo hanno fatto perché, se
avessero previsto di poter essere volutamente ingannati dagli
intervistati, avrebbero potuto predisporre i questionari in modo da
rivelare qualche contraddizione; tanto più questa precisazione
vale per gli exit poll. Però questa è una pesante prova
di quanto dicevo all’inizio. L’Italia non è libera;
ma coloro che la guidano non se ne sono accorti.
Naturalmente ci sarebbe molto da dire sugli errori compiuti
soprattutto da Berlusconi. Prima di tutto il federalismo concesso per
favorire la Lega e che ha tolto molti voti al centro destra senza
toglierne neanche uno alla sinistra. Alla sinistra il federalismo piace
perché non ama la Patria, non ama la Nazione, non ama
l’Italia, e siccome se lo era già fatto per conto suo,
quello stabilito dalla Lega non le ha tolto neanche un voto. Ne ha
tolti molti invece al centro destra perché l’amore per
l’Italia è quasi il suo unico collante rimasto, come
è dimostrato anche dal fatto che la Lega non è cresciuta:
gli innamorati di Bossi rimangono innamorati di Bossi e basta.
L’autonomia scolastica, la polizia locale, invece, lacerano
l’unità dello Stato e sono rifiutate da chi ama
l’Italia.
Anche sul piano cattolico Berlusconi, forse perché non lo
capisce, non ha fatto quello che avrebbe potuto e dovuto fare.
Affiancare semplicemente la Chiesa ufficiale, il Papato non serve a
Forza Italia come Partito di innovazione perché quello lo fanno
in modo pedissequo da sempre i Partiti che si dichiarano cattolici e
che, infatti, hanno avuto un certo incremento di voti. Berlusconi
avrebbe dovuto rivolgersi ai tanti che temono l’avventura del
dialogo con l’Islamismo perseguito dai Papi e che vorrebbero
invece opporcisi senza poterlo fare perché non sono
“coperti” da nessun potere né politico né
religioso. Parlo dei tanti sacerdoti, parroci o non parroci in
gravissima crisi (non è la folla in piazza S. Pietro cui si
esibisce una formula in 62 lingue che può salvare il
Cristianesimo), gli Ordini religiosi privi di vocazioni,
l’insofferenza per il blabla teologico lontano le mille miglia
dalla inquieta coscienza contemporanea, dalla sua ansia e dalla sua
solitudine. Cosa pensano che sia la fuga nella droga, per la quale
è stata apprestata la più stupida delle leggi, se non il
bisogno di combattere per qualche cosa per la quale valga la pena di
combattere? E combattere significa per prima cosa “durezza”
nel pensare, “durezza” delle idee sulle quali pensare e
delle quali discutere. C’è bisogno di un Pascal con le sue
lettere contro i Gesuiti, non di bambini che giocano con le palme. Ah!
Come vorrei che si facessero delle discussioni, delle battaglie
all’ultimo sangue, all’ultimo centimetro di piede come si
fanno per la vittoria o la sconfitta in una partita di calcio, sugli
argomenti tabù di questa povera Italia! Se Berlusconi pensa che
queste battaglie non troverebbero ascoltatori si sbaglia. La classe
media, quella alla quale lui crede di rivolgersi, è la classe
che “pensa”, quella borghesia che è sempre esistita
perché fatta dagli “intellettuali” anche quando non
si chiamava “borghesia” e i suoi rappresentanti erano
“schiavi” al servizio dei potenti. Al servizio dei potenti non
significava, al tempo dei Romani così come non lo significava al
tempo dei Medici o dei Visconti, che si inchinassero al loro potere o
volere; al contrario. Era proprio perché non ci si inchinavano
che erano utili e necessari.
Per questo Marx li ha tanto odiati! Non perché non
lavoravano con le mani, ma perché lavoravano le idee. La
trascuratezza di Berlusconi verso il partito di Forza Italia è
stata la più grave delle sue mancanze; e oggi ci appare tanto
più grave perché sarebbe bastato poco, pochissimo, a
fargli avere una grande vittoria.
Sarebbe bastato, per esempio, organizzare un Sindacato, sui generis quanto si vuole, ma
Sindacato. Ossia un organismo capace di raccogliere e di far sentire
nelle piazze e nell’aria le aspirazioni, le forze, le idee della
classe media, dando modo così di parlare anche a quella parte
che è costretta a tacere, per esempio nelle scuole, a causa
della maggioranza conformista di sinistra. Adesso è troppo
tardi. Io non credo che per l’Italia ci siano ancora speranze di
salvarsi dai futuri, assai prossimi conflitti. Conflitti interni con il
mondo islamico, conflitti interni ed esterni a causa della politica
degli Stati Uniti d’America e di quella “Europea”,
della quale durante la campagna elettorale nessuno ha parlato, ma che
anch’essa esiste e si farà sentire. I tumulti di Francia
ne sono l’avanguardia. Nelle piazze francesi in subbuglio, dove
si mescolano tutti i ribelli alla finzione della
“concordia” contrariamente a quelle italiane, non sventola
neanche una sola bandiera dell’Europa.
Per quanto tempo i politici italiani credono di poter continuare
a conservare il silenzio? Di poter fingere che gli unici problemi siano
quelli dello sviluppo dei mercati? L’Iran ha già risposto
alla stupida prosopopea europea, donando alla Palestina i soldi
negatigli dall’Europa. Questa è la realtà, cari
Italiani. E se si tratta di soldi, state sicuri che il mondo islamico
ne ha molti di più di noi. E oltre ai soldi ha il coraggio e la
fede.
Per oggi mi fermo qui. Vi chiedo di aver pazienza: presto
decideremo insieme cosa fare del Partito degli Italiani.
Intanto mandate qualcuna delle vostre idee.
Roma, 17 Aprile 2006
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