L’Italia è il
Paese in cui la sensibilità cattolica ha radici popolari, e
forse per questo vi è un punto di convergenza tra
sensibilità cattolica e la sinistra che riguarda la concezione
della politica: la politica come compassione. Forse è per questo
che il nostro Paese è quello in cui esiste una sorta di
principio non scritto per cui l’unico atteggiamento giusto verso
l’immigrato è l’accoglienza. Al di là del
rispetto delle leggi. Il vescovo ausiliare di Brescia ha detto che la
carità cristiana va oltre la giustizia e quindi oltre la
legalità. Lo ha detto dopo i tre fatti di sangue che hanno
inciso profondamente sulla vita bresciana, tre omicidi, uno dei quali
motivato come il compimento della legge musulmana. Ciò
significa, secondo il vescovo, che la comunità ecclesiastica
bresciana non deve reagire alla violenza, ma considerarla una parte
della normalità.
L’amore di patria sembra finito in tanta parte del mondo
cattolico, sostituito dal principio di compassione per gli immigrati e
per gli immigrandi come se fosse dovere dell’Italia verso i
trenta milioni di africani che dalle regioni subsahariane e dal Corno
d’Africa tentano di salire verso l’Italia. Questo mondo
cattolico non considera l’Italia come una entità che ha
diritto di vivere la sua cultura e soprattutto non avere le sue donne
stuprate o i suoi anziani scippati. Occorre ricordare che integrare gli
immigrati non è un compito facile. Un musulmano non stuprerebbe
mai una donna musulmana, ma un miscredente non ha agli occhi del
musulmano alcun diritto.
Il problema della difesa dell’identità culturale e quello
della legalità sono principi che obbligano il cattolico, oppure
egli vive in un clima in cui la compassione determina la
moralità dell’atteggiamento? I cattolici italiani hanno
forse perso la cultura dell’identità del cattolicesimo e
quella delle nazioni europee, nonostante l’insistenza vaticana
sulle radici cristiane d’Europa?
Il mondo politico sembra oggi per i cattolici governato dalla
carità, in cui l’altro deve essere più considerato
di se stesso, in cui l’alienarsi dimenticandosi è la
perfezione cristiana. La carità non supera in questa concezione
soltanto la giustizia, ma la abolisce. Non vedo un cattolico che
difende, in quanto tale, i diritti della nazione a conservare la sua
cultura, la sua convivenza, la sua legalità, come valore
cristiano. Ritengo che ciò dipenda da una perdita del concetto
di Dio creatore e legislatore e di un Gesù diventato
l’assoluto amore come nell’«Idiota» di
Dostoevskij e di Nietzsche.
Anche la sinistra italiana nei filoni antagonisti pratica il principio
della compassione ma in forma rivoluzionaria, come principio di una
politica antiamericana e antioccidentale. La sinistra al governo
può praticare la politica della porta aperta verso gli immigrati
perché i cattolici hanno perso il sentimento di Dio creatore e
legislatore e del cattolicesimo come insieme di principi e dottrine.
Hanno cioè perso il senso della differenza delle
identità. Hanno perso la religione, annegandola nella
carità. Così tra la sinistra antagonista e tanta parte
del clero e del laicato cattolico si forma il concetto del diritto del
povero a emigrare nel Paese più ricco, intendendo la ricchezza
di questo Paese come peccato. L’opzione per i poveri, a lungo
predicata dalla Chiesa italiana, diventa l’opzione per coloro
che, a causa della loro povertà, hanno titolo ad emigrare nel
Paese ricco. La ricchezza è peccato, la povertà ha tutti
i diritti e tutti i poteri. Per questo l’Italia è il Paese
in cui l’estrema sinistra può praticare la politica della
porta aperta e i poveri degli italiani e le povere donne musulmane non
hanno alcun diritto. L’opzione per i poveri diventa opzione per
gli islamici. Sull’Islam la Chiesa tace, nonostante il dramma
delle donne cattoliche che sposano musulmani e perdono tutti i loro
diritti. La sharia si pratica in Italia, poligamia compresa, nel
silenzio dello Stato.
Provo un sottile filone gnostico in questo disprezzo della ricchezza,
un nuovo catarismo nasce in Italia, gli albigesi sono di nuovo tra noi,
essi che nel 1200 ebbero tanta influenza in Lombardia, Veneto e
Toscana. Oggi il cattolicesimo che corre è quello per cui esiste
solo la verità dell’altro e nel negare
l’identità cristiana per l’identità
dell’altro sia il massimo della carità. È
così che Enzo Bianchi esprime la differenza cristiana.
il Giornale n. 197 del 22-08-06 pagina 1
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