E’ con l’unificazione europea
che il mondo musulmano è diventato il “problema”. L’attacco alle
Torri Gemelle è stato compiuto nel momento in cui, con la
realizzazione dell’euro, le nazioni europee si sono volontariamente
suicidate; ossia quando il progetto islamico di guerra all’Occidente
ha avuto le spalle coperte: l’Europa si era consegnata non soltanto
all’impotenza ma anche e soprattutto alla disgregazione di se stessa.
Se è vero che si vuole recuperare una cultura e una politica della
“destra”, adesso è il momento:
1) di ritirarsi
dal trattato di Schengen, ripristinando i confini dello Stato e,
contemporaneamente, il proprio territorio come Patria. Quale forza
possono avere i cittadini privati della Patria e del proprio
territorio da difendere? E chi può affermare di impedire gli attacchi
terroristici eliminando dighe e barriere?
2) La cosiddetta
“tolleranza” di voltairiana memoria non ha nulla a che fare con la
difesa della propria patria e della propria cultura. Il problema era
allora il rogo degli eretici, la tortura e la flagellazione dei
pensatori davanti ai teologi dell’Inquisizione. Adesso siamo noi,
quelli che vogliono combattere contro l’assolutismo dogmatico dei
governanti che negano l’esistenza delle Nazioni, delle Patrie, delle
Religioni, che Voltaire difenderebbe. E avrebbe dalla sua perfino un
Papa, San Leone Magno, il quale rimarrebbe inorridito davanti alla
Chiesa Wojtyliana, affermando che “Non è lecito difendere ciò che non
è lecito credere” (Epistola n. 93)
3) E’ probabile
una forte perdita di consensi per l’attuale maggioranza se non
prende una posizione chiara sul punto dell’islamismo e sull’Unione
Europea. Non si vuole riconoscere che l’economia non cresce perché non
è autonoma ma un fattore, fa parte del sistema totale di cui un
popolo vive storia, carattere, costumi, identità, scopi da
raggiungere. Si è tolto, col progetto europeo, tutto questo non
soltanto all’Italia ma anche alle altre Nazioni e tuttavia si
pretenderebbe che l’economia “crescesse”. O il governo Berlusconi si
decide a denunciare le vere cause dell’impoverimento (se le capisce)
oppure sarà facile alle sinistre attribuire a lui tutte le sconfitte,
in quanto per le sinistre l’assolutezza dell’economia è un dogma
marxista mai revocato in dubbio. Per l’Italia, poi, le conseguenze
della perdita d’identità sono più gravi che per gli altri paesi perché
gli Italiani hanno doti creative incomparabili in confronto agli altri
popoli ma, come tali, impossibili da ridurre nel grigiore
dell’uniformità economico-comunista.
4) Gli Italiani
non sono gli Africani. L’islamizzazione così facile in Africa, non
sarà facile in Italia, salvo che con la violenza, quale che sia il
tradimento della Chiesa e quello dei governanti. Per quanto il
cristianesimo non sia più, per la maggioranza degli Italiani una fede
religiosa, esso è però un connotato culturale permeato del carattere
degli Italiani: la passione per la “forma”, per la “bellezza” della
forma. Si può, infatti, affermare che sono i popoli a plasmare le
religioni, non le religioni a plasmare i popoli. La violenza di chi
mutila il pene, di chi sgozza gli agnelli, di chi umilia se stesso,
prostrandosi con la fronte a terra davanti al suo dio, non può fare
presa sugli Italiani se non annientandoli. Annientandoli culturalmente
prima che fisicamente. Gli Arabi lo sanno. Per questo popolano
l’Europa e l’Italia ogni giorno con gruppi sempre più numerosi.
Quindi: o resistiamo oppure moriamo.
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