Tutto il peso
dell'Unione

 

di Ida Magli
ItalianiLiberi | 16 Gennaio 2004

 
 

   

   I costruttori dell’unione sovietica europea, proseguendo nella loro imperterrita opera di cancellazione del nome, della identità, della differenza creativa delle Nazioni e dei Popoli, hanno deciso di mettere il marchio “UE” su tutti i prodotti dei paesi membri. Quale vantaggio potrà portare alla moda Italiana o ai profumi francesi l’eliminazione del Made in Italy o del Made in France possiamo immaginarlo. Fortunatamente sembra che ci sia molta resistenza da parte dei singoli Stati, i quali hanno proposto che il marchio UE affianchi quello che identifica la nazione. Ma nessuno si faccia illusioni: passerà poco tempo, poi l’uso che tende sempre ad abbreviare le sigle, farà prevalere quella onnicomprensiva su quella particolare.
   
Tuttavia, se richiamiamo l’attenzione degli Italiani su questa, fra le innumerevoli normative che ogni giorno vengono sfornate dal Parlamento o dalla Commissione europea, non è soltanto per il suo intrinseco significato di cancellazione della individualità dei Popoli, ma anche per sottolineare una volontà di potenza imperiale che nessun evidente scacco, nessun risultato negativo, nessun danno arrecato ai propri sudditi induce al più piccolo dubbio, ad una pausa di riflessione.
   Pensiamo, infatti, a tutto quello che è successo negli ultimi due anni: le divisioni fra i paesi più importanti nei confronti dell’America e della guerra in Irak; la contrazione dell’economia in tutta l’area dell’euro, e in primis in quella che in partenza era la più ricca: la Germania. L’aumento della disoccupazione in Francia e in Germania, e l’impossibilità a farla diminuire negli altri paesi; il disaccordo sulle multe previste dal Trattato di Maastricht per gli Stati che non si fossero attenuti ai parametri di bilancio (anche qui Francia e Germania) con il conseguente conflitto di competenze fra il Consiglio dei Ministri dell’ Economia e il Governo (Commissione) europeo.
  Il catastrofico impatto della moneta unica sulla capacità di acquisto e sul reddito dei cittadini, soprattutto quelli, dipendenti e pensionati, privi di qualsiasi possibilità di rivalsa. Infine (si fa per dire) la mancata firma sulla vantatissima Costituzione Europea, di cui non si è neanche cominciato a discutere pubblicamente data la certezza, acquisita nei colloqui ristretti ad alto livello, di non poter raggiungere un accordo.
   Qualcuno, fra gli innumerevoli parlamentari, istituti di controllo, commissioni di esperti, tecnici di cui non conosciamo neanche l’esistenza e che pure pesano enormemente sulle tasse degli oltre 350 milioni di sudditi dell’impero, si è forse fermato un momento a tirare le somme di tutto questo? Nessuno l’ha fatto né lo farà, neanche in Italia dove il Governo Berlusconi, assediato dalle violente critiche della Sinistra, potrebbe a buon diritto far ricadere almeno alcuni degli aspetti negativi della sua gestione sulle vicende europee. L’Impero sta a cuore ai governanti più di qualsiasi cosa proprio in quanto “Impero”: estensione territoriale del potere, moltiplicazione di poltrone, di benefici, di stipendi, fiumi di denaro che i cittadini non sono in grado in nessun modo di controllare, alleanze dei Partiti al di sopra dei singoli Stati, dominio sulla libertà e sul pensiero dei sudditi senza che essi se ne rendano neanche conto.
   Dunque, tocca a noi, singole persone armate soltanto del buon senso e della logica, oltre che dell’amore per la propria patria e per la propria identità, fare quei bilanci e trarre quelle conclusioni che i politici si rifiutano di trarre. Le riassumo molto semplicemente in due azioni indispensabili: disinnescare nei diversi settori della vita sociale gli effetti dell’unione europea senza provocare il trauma, che a questo punto sarebbe disastroso, di una vera e propria sconfessione. Quindi: fermare ogni passo verso l’unificazione dei popoli e degli Stati, optando a poco a poco, ossia nelle singole occasioni, per una libera alleanza. Prima di tutto, quindi, riacquistare la libertà economica, coniando un euro italiano (come succede con il dollaro canadese, per esempio) che sia in grado di fluttuare in rapporto a quello degli altri Stati dell’Unione e rimettere in moto il mercato dei prodotti italiani. Un solo esempio, fra i tanti possibili: il fatturato della Fiat è diminuito nel 2003 del 10,5%. Sappiamo bene che è stata l’unificazione monetaria a determinare tutti i precedenti crolli, al limite del fallimento. Se le auto Fiat sono state sempre scadenti, in confronto a quelle tedesche o francesi, venivano comprate in base alla convenienza del prezzo fornito dal cambio. Oggi, o si riduce moltissimo il prezzo – cosa impossibile per la normativa sindacale che protegge il salario degli operai – oppure la Fiat fallirà.
  Dire che aver creato il mercato unico europeo e contemporaneamente la moneta unica è la cosa più stupida che sia mai stata pensata dai governanti, è verissimo ma non serve. E siccome lo stesso ragionamento vale per tutte le altre produzioni, dalla moda al latte, dobbiamo tirarcene fuori in fretta, senza aspettare che gli altri Paesi o che i governanti d’Europa siano d’accordo.

  
 L’altra cosa che bisogna fare è prepararsi alle elezioni europee in base a gruppi di convenienza sociale, civile, economica italiana, non delegando le liste ai Partiti. I Consumatori, già riuniti in associazioni o disposti a farlo, mandino i propri rappresentanti; lo stesso facciano gli Industriali, soprattutto i Giovani Industriali che sono ben consapevoli di quali danni abbia portato l’unione europea e quali conseguenze ancor più catastrofiche porterà l’ingresso dei paesi dell’Est, abituati a produrre a bassissimo costo. In un Convegno tenutosi nel novembre scorso a Lecco, i Giovani Industriali, reduci appunto da un giro nei paesi dell’Est che hanno aderito all’unione europea, non hanno esitato a mettere in luce tutte le loro preoccupazioni in proposito. L’adozione dell’euro e delle normative europee avrà un costo altissimo, un costo che saremo noi a pagare in quanto è soltanto a questa condizione che Polonia, Ungheria, Slovacchia ecc. hanno accettato di entrare a far parte dell’Unione.
   Infine, ancora una parola sulla moneta unica. Il cambio euro-Lira non è stato affatto un “rapporto di cambio”, ma l’introduzione di una moneta pesante che ha di colpo dimezzato il reddito dei cittadini facendogli pagare così, senza dirglielo, un assetto politico ed economico del tutto nuovo. Una moneta pesante significa dunque che i conti appaiono liberati da molti zeri, ma che non corrispondono alla realtà. Per questo anche l’inflazione è priva di realtà in quanto è mascherata dalla pesantezza dell’euro.

   
Il caro, vecchio padre Dante non ha esitato nella Divina Commedia a indicare nel Re Filippo il Bello l’uomo più corrotto di tutti i tempi, nuovo Pilato, per aver raggiunto i suoi scopi di “potenza” falsificando la moneta. Non sappiamo come giudicherebbe gli inventori di un modo moderno di falsificare la moneta. □

 

 

 

 

 

 

 
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