L'arma impropria

 

di Piero Ostellino
Corriere della Sera| 8 Febbraio 2004

 
 

          

Costituzione vigente, uno sciopero dei magistrati - mi si perdoni la metafora – è un po’ come bestemmiare in chiesa. Si i magistrati sono i sacerdoti dell’ordinamento giuridico, cioè i custodi della legge, allora un loro sciopero che metta in discussione lo stesso iter previsto dalla Costituzione, cioè il processo attraverso il quale le leggi si formano e diventano esecutive, è una bestemmia. Prima di diventare legge dello Stato, un disegno di legge deve superare il vaglio definitivo del Parlamento, il giudizio del presidente della Repubblica, che lo può rinviare alle Camere, e, infine, passare al vaglio della Corte costituzionale che lo può bocciare in parte o parzialmente per incostituzionalità. Ma già la corporazione dei magistrati indice uno sciopero ritenendo il progetto di riforma governativo dell’ordinamento giudiziario pericoloso perché minaccerebbe la sua indipendenza e svuoterebbe le competenze del Consiglio superiore.
  Inoltre, imporrebbe alla magistratura un’organizzazione burocratizzata e gerarchizzata e attenterebbe alle sue stesse libertà costituzionali. Ora, una qualsiasi categoria di lavoratori che si metta in sciopero per contestare l’approvazione di una legge che essa ritenga lesiva dei propri interessi, esercita puramente e semplicemente un diritto costituzionale proprio di ogni cittadino, il diritto di sciopero. Ma l’ordinamento giudiziario che sciopera contro i poteri politici (legislativo ed esecutivo), invocando il diritto di sciopero per contestare il processo di formazione delle leggi, entra inevitabilmente in contraddizione col principio costituzionale della divisione dei poteri e finisce per assumere una connotazione impropria. Diventa esso stesso potere politico e i magistrati, pretendendo di esercitare un potere che la stessa Costituzione non riconosce loro, diventano, “cittadini più uguali degli altri” . L’avevo già scritto e lo ripeto. Si decidano. O sono una lobby, o sono dipendenti pubblici, cioè cittadini come gli altri che perseguono legittimamente i propri interessi, o sono un potere (ordinamento) dello Stato, vincolato al rispetto delle funzioni, con i relativi limiti, che la Costituzione assegna loro. Non possono pretendere di essere tutti e tre. □

 

 

 

 

 

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