Editoriale  

 


25 Aprile

Ma il Potere ci tradisce ancora

 

 
di Ida Magli
ItalianiLiberi | 25 Aprile 2003

Si celebra con solennità da tanti anni la festa del 25 aprile come festa della liberazione dell’Italia. Quest’anno, tuttavia, coincide con la perdita della libertà. E’ proprio in questi giorni, infatti, che i costruttori dell’Unione Europea stanno mettendo a punto quelle Istituzioni di governo e quella Costituzione che segnano la fine delle nazioni, delle patrie, della libertà. Non è un caso se il 25 Aprile è stato sempre rivendicato dalle sinistre come una festa loro, la festa della democrazia, in quanto per i comunisti l’aggettivo "democratico", di cui hanno sempre fatto un uso smodato per definire se stessi, implica un particolare concetto della libertà, quello della non-forma. L’estetica del promiscuo, della indistinzione fra pubblico e privato, dell’abbattimento e disgregazione delle forme dovunque esse appaiano: nella musica, nella pittura, nell’architettura, nella lingua, per quanto in apparenza teorizzato come rifiuto degli stili e abbandono alla realtà naturale, di fatto nasce dall’internazionalismo di Marx, leva disgregatrice degli Stati e dei confini fra i popoli.

E’ dunque questo il motivo per il quale l’Unione Europea piace tanto alle sinistre. Si tratta di un progetto "concettualmente" comunista che elimina i confini, le nazioni, gli Stati, le patrie; riduce al minimo le differenze fra i popoli, le lingue, le scuole, le economie, concentrando il potere in pochissime mani sulle quali i cittadini non possiedono nessuno strumento né di interferenza né di controllo. Insomma è la fine della libertà. Povera Italia, che ha dovuto combattere per duemila armi per avere il diritto a diventare una nazione e una patria e che adesso, dopo la tragica parentesi della dittatura e della guerra, depone ancora una volta nelle mani degli stranieri tutto quello che possiede; la libertà, la lingua (l'italiano non fa parte delle lingue ufficiali dell'Unione), il territorio.

Eppure i governanti hanno tanta paura che i popoli capiscano che l’informazione su quello che decidono a livello europeo avviene proprio nello stile tipico delle dittature: ci comunicano le decisioni, senza dibattito, senza dati su i pro e i contro, ed anzi come concessioni di diritti, di valori, di garanzie per il nostro massimo bene. Nella Costituzione che si sta approntando in questi giorni è prevista la cittadinanza europea per tutti i cittadini degli Stati membri in forma automatica. E’ la prima volta nella storia che la cittadinanza (concetto nato e sviluppato in Grecia e a Roma) viene imposta da un governo e da una patria che non esistono ). Fino ad oggi, infatti, è stata concepita come un diritto radicato nella nascita sulla terra dei padri, o concessa come un privilegio onorifico per chi, pur essendo straniero, aveva acquisito particolarissimi meriti. Ma la Patria è una sola. Dunque, almeno questo deve essere ben chiaro: a chi non vuole tradire la propria patria, non può esserne imposta un’altra, e, di conseguenza, la cittadinanza europea sarà richiesta dal cittadino che la vorrà. Qualsiasi automatismo deve essere eliminato.

Tuttavia queste sono battaglie minoritarie, lo sappiamo bene. I popoli obbediscono oggi, così come hanno obbedito ieri e l’altroieri. Per questo la coincidenza con il 25 Aprile è tragicamente significativa. Non hanno forse obbedito gli Italiani che hanno combattuto e sono morti in Africa, in Russia, nel mare di Grecia, convinti che il loro dovere fosse obbedire? Non hanno forse obbedito i Tedeschi che hanno combattuto fino all’ultimo respiro e sono morti in tutte le terre dove Hitler li ha mandati, convinti che il loro dovere fosse obbedire? E non hanno forse obbedito i Francesi combattendo fino alla morte per mare e per terra dovunque Napoleone li ha trascinati, convinti che il loro dovere fosse obbedire? E’ per questo che chi detiene il potere non si preoccupa del parere dei popoli. Dittature, Regni, Imperi, Democrazie: non è la ”forma” del governo che ci può salvare, ma il coraggio della coscienza critica da parte dei sudditi e il rispetto vero e l’amore per la propria terra da parte dei governanti. 

Noi, figli di una nazione che ha dato al mondo il più grande patrimonio di “ forma”: poesia, pittura, musica, architettura, diritto, scienza, troveremo almeno una volta nella nostra storia un governante che non ci tradisca, che non ci consegni agli stranieri? Soltanto il nome di questo governante rimarrà nei secoli fra i nomi dei “grandi”, perché di questo si può essere sicuri: l’Unione europea crollerà.

Ida Magli

 

 

  SOMMARIO