Editoriale  

 


 

L'Italia, Stato Pontificio

 

 
di Ida Magli
ItalianiLiberi | 2 Marzo 2003

 

La situazione dell'Italia è paradossale e tragica. Lo è, in parte, anche quella di tutto il mondo occidentale; ma, come sempre lungo tutta la sua storia, quella dell’Italia presenta caratteristiche peculiari perché in essa ha sede il Papato. Karol Wojtyla gioca su due tavoli: Capo di uno Stato, con i suoi diplomatici, le sue rappresentanze, i suoi voti, e Capo della Chiesa Cattolica, il che vuol dire del cristianesimo dato il silenzio politico delle Chiese riformate e di quelle ortodosse. Ma, nella realtà concreta, è l'Italia che serve come vasto terreno pontificio, tanto più oggi dato che si finge la separazione, cosa che permette al Papa la massima libertà. Di fatto, se un periodico cattolico italiano ha potuto porre ai suoi lettori la domanda: “ State con Bush o con il Papa?” è perché si dà per scontato che l’Italia come Patria, come Nazione con la quale “stare”, per la quale combattere, nella quale credere, non esista.

Il problema più grave, comunque, è la commistione fra fondamentalismo religioso e fondamentalismo politico. Sì: fondamentalismo. Termine che siamo soliti adoperare per i musulmani ma che vale in tutte le occasioni nelle quali si affermano “assoluti”, proprio quegli assoluti che escludono la possibilità della trattativa, del compromesso, o meglio dell’uso della ragione, del giudizio pratico. Se si afferma, come si afferma: " la pace senza se e senza ma”, si assume, appunto, una posizione fondamentalista, religiosa, assoluta, che non ha nulla a che fare né con la politica, né con la ragione pratica. I comunisti sono sempre stati fondamentalisti ed è per questo che, dovunque hanno raggiunto il potere, alla fine sono crollati perché l’uomo (qualsiasi individuo così come qualsiasi popolo) si trova necessariamente in condizioni complesse nelle quali soltanto il buon senso, il giudizio logico, la salvaguardia realistica di se stesso sono in grado di guidarlo nel fare scelte non distruttive.

 Adesso è stato innalzato ad assoluto “la pace”, termine ambiguo, tanto più quando è desunto dal cristianesimo in quanto per i cristiani ha significato, lungo i molti secoli della sua storia, uno stato spirituale, la tranquillità della mente e del cuore indispensabili ad un proficuo colloquio con Dio. I maggiori teorici della “pace” sono infatti, nella letteratura cristiana, gli asceti, gli eremiti, i mistici, i monaci, alle prese, non con gli invasori o con i pirati (contro i quali hanno sempre preso le armi), ma con le tentazioni della carne, la lussuria, la gola, l’ambizione. Oggi, dunque, dobbiamo, o coniare nuovi termini per descrivere la situazione politica, oppure smettere di farci guidare dal fondamentalismo nella vita concreta. La parola "guerra", infatti, è tanto inadeguata quanto la parola "pace". Il mondo islamico ha invaso l'Europa senza armi, non per proprie virtù, ma perché, appunto, l'Europa definisce “guerra” soltanto quella con i carri armati. Perfino gli attacchi alle torri gemelle non vengono percepiti come guerra. Con la nostra squisita abitudine a non abbandonare mai i concetti già acquisiti, si continua a ritenere il terrorismo cosa diversa dalla guerra perché non è stata "dichiarata" da uno Stato tramite ambasciatori con tanto di giorno e di ora. Somigliamo molto da vicino a quei famosi americani che non riuscivano a credere all’attacco di Pearl Harbor perché "il Giappone non ha dichiarato la guerra".

Proviamo a guardarci con gli occhi degli Arabi: siamo degli imbecilli che è facile abbindolare mentre compiono tutti i loro rituali “democratici”, e si esauriscono nell'attesa di una guerra che ormai è già "dépassé". Tanto più che, in Europa, c’è chi si gingilla a fare a chi è il più forte nella “libido moriendi”, Francia o Germania, mentre in Italia, nell’imperversare di piatti succulenti e ricette sopraffine che straripano dai televisori a tutte le ore, c’è chi si prepara, obbediente, al giorno di digiuno proposto dal Papa, un digiuno che tutti i dietologhi consigliano se non altro per far riprendere una buona carnagione alle signore troppo golose.

A che pro discutere sul cristianesimo nella futura costituzione europea? Di questo cristianesimo, ridotto ad una "variante", comoda a tutti, dell'islamismo, non si sa che farsi. Qualcuno, fra i credenti, pensa forse che Gesù sarebbe stato ammazzato se il suo messaggio non fosse stato durissimo, di totale rottura con l’oriente antico? Il tragico equivoco dell’Europa odierna è credere che per amarsi si debba essere uguali, tanto grande è la sfiducia nelle capacità intellettuali ed affettive degli uomini. Per questo comunisti e cattolici si ritrovano insieme. E’ la fine della “persona”, individuata e unica; è la fine dell’amore vero nel quale l’altro tanto più è amato quanto più rimane “altro”; è la fine della civiltà occidentale.

Ida Magli

 

 

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