Editoriale  

Il sincretismo politico e religioso
che segna la fine
della civiltà euro-occidentale

 
di Ida Magli
Italiani Liberi | 9 Febbraio 2003

Nella situazione odierna di assoluta incertezza e confusione di idee su come comportarsi nei confronti dell’Irak (ma sarebbe meglio dire nei confronti dell’America), è abbastanza facilmente individuabile il punto di arrivo del lungo percorso compiuto verso la propria fine sia dai politici dei più importanti paesi europei che dalla Chiesa Cattolica attraverso la volontà di Wojtyla. E’ di fondamentale importanza analizzare l’intreccio, complicato e al tempo stesso chiarissimo, dei vari fattori che hanno portato a questo momento, un momento che è di per sé davvero tragico in quanto implica, quali che siano le scelte che verranno compiute, o la fine della civiltà euro-occidentale e, insieme ad essa, della libertà (in tutti i campi) dei suoi cittadini, oppure un ripensamento profondo della costruzione che è stata tentata "a tavolino”, senza principio di realtà, fermandone subito la direzione di senso. 

La costruzione di cui parlo è quella del “sincretismo”. Sincretismo politico, con l’Unione europea e la commistione, voluta e imposta dall’alto, di popoli, di lingue, di economie, di costumi, di storie, di personalità culturali; e, simultaneamente, da parte della Chiesa Cattolica, del cristianesimo con l’ebraismo e il musulmanesimo. Si è detto e ripetuto innumerevoli volte che questa operazione aveva come scopo la “pace”, in base al presupposto che si sia fatta la guerra in passato e che ce la faremmo ancor oggi perché siamo “diversi”. Mischiandoci in modo che ci siano fra noi il minor numero di differenze possibili, avremo la pace, il benessere, la solidarietà fra tutti. Si è trattato e si tratta (anche a non voler tenere conto degli scopi di maggiore potenza e dominio sui sudditi perseguiti nascostamente dai governanti) di una semplificazione abnorme della realtà storica e della natura stessa degli uomini, forniti di intelletto e di passione per la ricerca del vero e del giusto, e che quindi non possono rinunciare ad analizzare, a notare, a studiare, a capire “differenze”. Naturalmente i costruttori del “sincretismo” lo sanno benissimo; ed è questo il motivo per il quale sono stati silenziosamente eliminati dall’azione politica e da quella religiosa tutti i dissensi, ossia tutti coloro che pensano, avocando e concentrando nella persona dei detentori del potere - i governanti e il Papa - ogni azione teorica e concreta, ogni normativa etica e coercitiva, cosa di cui vediamo oggi le tragiche conseguenze. Se Famiglia Cristiana domanda: “State con Bush o con il Papa?”, non sbaglia affatto. E’ Karol Wojtyla che l’ha voluto.

La realtà, per quanto offensiva per i credenti, è proprio questa. La Chiesa ha cancellato, con il sincretismo giudaico— musulmano, il cristianesimo, Gesù, dall’Europa, perché Gesù è “rottura” con l’Antico Testamento e ha potuto fare presa soltanto nell’occidente impregnato della civiltà giuridica romana. L’Oriente gli è estraneo e non può in nessun modo esservi ricondotto. Cancellare Gesù in Europa, però, significa cancellarvi l’idea di Dio e la sua storia. Quale arte sarebbe stata possibile, tanto per fare un solo esempio, con l’ebraismo e Maometto che non ammettono nessuna rappresentazione visiva dei contenuti religiosi? Dunque, al posto di Gesù c’è rimasto il Papa, cui molti sacerdoti e teologi hanno tentato di contestare l’accentramento di ogni potere sulla sua persona. Ma, come sono stati messi a tacere i pensatori nella società laica, così sono stati messi a tacere i teologi nella società religiosa. E il Papa chiede ai cristiani di recitare il rosario, per scongiurare la guerra, preghiera orientale del tutto aliena allo spirito attento e fattivo dell’occidente, ma, soprattutto, traditore di quella parola di Gesù che contestava appunto la preghiera ripetitiva e impersonale, insegnando il rapporto diretto con Dio: “ Pregando non sprecate parole... non fate come coloro che credono di venire esauditi a forza di parole...”.

Il  sincretismo, dunque, privo di realtà, rappresenta una non-forma. Una fase di transizione verso l’annientamento e, in attesa che una forza nuova ne prenda il posto vincendolo, il momento più debole di una società. Per questo la famosa Europa dell’Unione è debolissima e non può diventare forte, secondo le aspirazioni e il vuoto pensiero dei politici, perché il sincretismo non si trasforma mai in forma. Le scelte che verranno fatte in questi giorni segneranno perciò, non il futuro dell’Irak, ma quello nostro. Degli Italiani per prima cosa, che sono i più deboli a causa del delirante desiderio di unione europea che alimenta i loro politici e, al tempo stesso, per la loro posizione territoriale e la presenza del Papa. Gli sforzi compiuti da Berlusconi per tirarsi fuori dalla tenaglia dei cattolici e dei comunisti e affermare, almeno una volta nella storia, che non dipendiamo da nessun straniero e che non siamo un’appendice dello Stato pontificio, vengono ostacolati in tutti i modi, proprio per la loro carica di concreto buon senso. 

E’ stolto, infatti, credere che non siamo in guerra, Il mondo musulmano la guerra la fa già da molto tempo ed usa intelligentemente i mezzi che possiede. Invade il territorio che vuole conquistare - l’occidente europeo - inviando masse di uomini, donne e bambini inermi che possiede in abbondanza, invece che aerei da combattimento che non possiede a sufficienza, perché è fornito di intelligenza e di astuzia come tutta la specie umana. L’attacco alle Torri Gemelle è stato pensato dall’Ulisse di turno, il quale ha trovato la brillante soluzione al problema di come fare la guerra alla maggiore potenza del mondo: il cavallo di Troia. Prima, però, si è assicurato di avere dalla propria parte la maggioranza degli Stati europei, pronti a favorirlo in odio all’America, e una Chiesa che ha ridotto il cristianesimo ad una variante dell’ebraismo e dell’islamismo.

Perciò questi sono giorni decisivi per noi, gli Italiani. L’idea di Francia e Germania: mandare i caschi blu (quali, quanti, e, senza gli Americani, con le forze e con i soldi di chi?) sarebbe un’avventura che finirebbe ugualmente con le armi se non si vuole far morire i ragazzi  sotto i loro caschi blu, oppure con il cedimento e comunque una vittoria di Saddam. Francia e Germania vogliono essere protagonisti, misurandosi con l’America anche a costo di far prevalere il mondo islamico, e non permettono che diventi protagonista l’Italia di Berlusconi, per la prima volta un’Italia realista e non succube.

Ida Magli

Roma, 9 Febbraio 2003

 

 

 

 

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