Si
decide di imporre a centinaia di milioni di persone, diverse per
struttura fisica, per lingua, per storia, per religione, per
carattere, una convivenza assoluta, sulla base di una firma che i loro
governanti pongono sotto un testo cui si è dato il nome di
Costituzione. Questo testo che, nell’edizione in lingua italiana
curata dagli Uffici di Bruxelles, occupa 333 pagine, nessun cittadino
l’ha letto, nessun giornalista ha ritenuto fosse necessario darne la
minima informazione. In Italia si dà per scontato che gli Italiani
siano d’accordo; talmente d’accordo che vengono additati come reprobi
- ed è questa l’unica cosa che trapela - i governi della Spagna e
della Polonia che creano qualche difficoltà.
Dunque succede esattamente quello che succedeva nei primi secoli
di diffusione del cristianesimo: il capo decideva che gli conveniva
per ragioni politiche battezzarsi e il suo popolo si trovava
“convertito e battezzato”.
Ma qui si tratta di perdere l’indipendenza, la libertà, la
propria identità, la propria patria, la propria terra. Si tratta di
sottomettersi, nelle apparenze di una pseudo-democrazia formale, alla
dominazione Franco-Tedesca cui, per secoli e secoli i governanti
italiani, Papi, Duchi, Principi, hanno retto lo strascico, chiamando
ora l’uno ora l’altro a calpestarci. Abbiamo combattuto per tutto
l’Ottocento per liberarcene. Abbiamo l’immensa, tragica collina di
Redipuglia a ricordarci i morti della prima guerra mondiale; della
seconda neanche i cimiteri appositi per quanto vaste sono state le
distruzioni e le morti. Ancora una volta i governanti vogliono
costringere gli Italiani a perdere la libertà; ancora una volta
affermano che senza gli stranieri non possiamo vivere. Dunque, Hitler
ha vinto. Con la “pace” invece che con la “guerra”, ma ha vinto.
Questo significa, infatti, l’unione europea. La
vittoria finale di Hitler.
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