di Ida Magli
il Giornale
| 24
Marzo 2003 |
Quello che maggiormente preoccupa negli
avvenimenti di questi giorni è il distacco dalla realtà, da qualsiasi
pensiero ragionevole da parte dei "pacifisti", usati più o meno
inconsapevolmente da coloro che sono nemici dell'America, ma soprattutto
nemici nostri, dell'Italia. Nemici della nostra civiltà, della nostra
libertà, di tutto ciò che è "bello"
nel pensiero dell'uomo occidentale e che sono soprattutto gli Italiani, il
genio italiano, ad aver portato al massimo sviluppo. Due attori, dunque,
nel movimento dei pacifisti: quelli che sognano la pace e quelli che
odiano l'occidente euro-italiano. L'attuale buonismo trasformato in
pacifismo richiama alla memoria l'ottimismo metafisico di Gottfried
Leibnitz, o il progetto di pace universale di Immanuel Kant, i quali, come
succede quasi sempre ai filosofi, non avevano il senso della storia, del
continuo cambiamento della storia, che trasforma i costumi dei popoli e
l'agire dei governanti: ma soprattutto non ritenevano che i governanti
potessero essere traditori e nemici dei propri sudditi.
Che cosa è la "pace" di cui tanto si parla
se non un bene privo di connotati concreti, realistici: senza i bisogni, i
desideri, i contrasti culturali, politici nei quali vivono, se vogliono
vivere, gli uomini? E' evidente che, se si pensa di poter eliminare i
conflitti fra i popoli, si debbono far sparire dal concetto di popolo gli
individui, i quali vogliono essere se stessi, migliorare la propria
carriera o il proprio status sociale, vogliono che vinca la propria
squadra di calcio o la propria azienda, in uno sforzo, in una "tensione"
psicologica che è vita. La "depressione" è, di fatto, la caduta di questa
tensione, la non-vita. E, in questo caso, tutti sappiamo bene che l'altro
sarà pronto a passarci avanti, o a disprezzarci, o, alla fine, ad
eliminarci. La guerra è più violenta? Ci sarebbe molto da discutere sul
concetto di violenza, e qui non è il caso. Ma non c'è dubbio che la
virulenza dei movimenti pacifisti ha assunto in Italia un messaggio di
odio che, non è soltanto odio verso l'America, ma anche e soprattutto odio
contro quegli Italiani che hanno votato per Berlusconi e che, quindi, sono
anticomunisti e anti orientalizzazione-islamizzazione, per non parlare
dell'odio contro gli Ebrei che cova sotto le ceneri.
In Italia si sommano tutti gli odi contro
l'America a causa della presenza, attraverso la "sinistra", di un
comunismo che ha soltanto cambiato nome dopo la caduta del Muro. Gli
uomini, infatti, sono in buona parte gli stessi data la lunga durata della
vita individuale in confronto alla celerità dei cambiamenti
storico-politici. Coloro che avevano amato svisceratamente l'Unione
Sovietica, tifano comunque per l'Est e per la posizione di veto
all'America di quel medesimo capo del KGB che prima fronteggiava la guerra
fredda. Coloro che avevano riposto la loro fiducia nel fascismo, sono
anch'essi, sia pure più silenziosamente, contrari alla visione del mondo
americana e, alla pari dei Tedeschi, non riescono a perdonare all'America
la propria sconfitta nella guerra. A costoro si sommano i "cattolici", i
quali, facendosi avallare dal Papa nell'inno alla pace, in realtà
esprimono il loro disappunto per la minorità nei confronti di Berlusconi e
l'evidente crollo del castello costruito in nome della pace universale con
l'Unione europea. Questa, infatti, era basata, insieme all'esautoramento
di qualsiasi potere dei popoli e delle nazioni, sulla propaganda
assillante del vecchio ottimismo metafisico camuffato con un pizzico di
sovranazionalità kantiana.
Adesso cosa rimane di tale distacco dalla
realtà? L'esibizione di una Europa "invertebrata", come la chiamerebbe
Ortega y Gasset, che faciliterà la sua conquista da parte del mondo
musulmano, mentre non si capisce come si possa credere, da parte della
Chiesa, che gli Italiani, malgrado i buonismi dei loro governanti, si
lasceranno indurre alla islamizzazione del cristianesimo. Pacifismo o no,
questo non potrà avvenire senza lotta.
Ida Magli