Il prezzo dell'Unione
di Ida Magli
ItalianiLiberi| Roma, 26 Settembre 2003
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Abbiamo cercato di dare sul nostro sito,
e con le nostre piccolissime forze, il maggior numero di
informazioni sui paesi che nei giorni scorsi hanno votato nei
referendum per l'adesione "all'unione europea".
I risultati hanno sancito con un No
quello tenutosi in Svezia, e con un Sì quelli tenutisi in
Estonia, Lettonia, Lituania. Il No, clamoroso per la sua
alta percentuale, della Svezia ha la sua vera spiegazione nel fatto
che ci sono dei partiti, come i Verdi, ma anche molti parlamentari
nella coalizione di maggioranza al governo, che sono contrari all'unione
e hanno quindi fatto una legittima e vigorosa campagna elettorale
per spiegare ai cittadini quale fosse la posta in gioco.
L'uccisione del Ministro Anna Lindh, prima vittima della politica
unionista, non ha inciso (come molti auspicavano, tanto da lasciar
intravedere la possibilità che la sua uccisione fosse stata
programmata appositamente) sul risultato del voto per il Sì, cosa
che dimostra, non soltanto che la discussione critica a viso aperto
con i cittadini è l'unica forza di un regime democratico, ma anche
e soprattutto la serietà di un popolo e la profonda convinzione dei
motivi della propria scelta.
Nei Paesi Baltici, invece, dove tutti i
governanti hanno fatto esclusivamente la propaganda per il Sì, i
referendum hanno sancito la loro adesione all'unione.
Tuttavia, non con la maggioranza schiacciante che ci si
attendeva, e comunque con qualche timida voce critica da parte dei
cittadini usciti stremati dalla lunga oppressione sovietica.
Qualche giornale ha titolato con un grande interrogativo: "Uscire
da un'Unione per entrare in un'altra?". Ma non era possibile,
con tutti i governanti che premevano per l'adesione, che i popoli
la rifiutassero. La speranza di essere protetti lungo il confine
con la Russia, di essere aiutati nelle economie disastrate,
specialmente dal punto di vista agricolo e tecnologico che il
comunismo sovietico ha ridotto dovunque ai limiti massimi di
sfruttamento finale, è stata più forte dell'amore per la libertà e
per l'indipendenza.
E' tuttavia sicuro che se i partiti di governo avessero
propagandato per il No, questo avrebbe vinto perché il cuore di
questi uomini, dilaniato da esportazioni di massa (vedi schede),
oppresso da uno straziante impoverimento malgrado la ricchezza e
l'inesauribile bellezza del proprio territorio, ha un solo
desiderio: ritrovarsi in se stesso, alzare gli occhi liberamente
verso l'orizzonte della propria terra dove foresta e cielo si
confondono, respirare a pieni polmoni l'essenza della propria
"unicità".
Così non è stato. E così non sarà
nell'unione europea che farà loro pagare, ancora più amaramente che
nell'Unione Sovietica, l'aiuto economico che riceveranno. Lo
pagheranno, lo pagheremo tutti come Faust: con la nostra anima.
Ida Magli
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Editoriale
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14 e 20 Settembre: referendum
per l'Ue |
Referendum
in Estonia e Lettonia
per l'adesione alla Ue
di Ida Magli
ItalianiLiberi |
29 Agosto 2003 |
Il prossimo 14 settembre si svolgerà in Estonia e
il 20 settembre in Lettonia un referendum per l'adesione di questi paesi all'Unione
Europea.
Come al solito i governanti di questi paesi, così come fanno tutti
gli altri governanti, incitano i cittadini a dire di sì, ma il
risultato è molto incerto. Noi daremo presto sul nostro sito
informazioni particolareggiate sulla situazione,facendo notare il
silenzio di tutti i mezzi d'informazione su avvenimenti determinanti
per gli Italiani. I giornalisti hanno dimostrato fino a che punto
sono in malafede quando rivendicano la libertà d'informazione,
proprio per quanto riguarda l'Unione Europea. Sanno bene di essere
esclusivamente dalla parte dei politici nel tenere nascosti il più
possibile i dati che dovrebbero suscitare almeno dibattito,
interesse, polemica nei poveri cittadini costretti a subire la
"fratellanza" con altri popoli di cui non sanno nulla. Ma i politici
allargano l'Impero per se stessi, per il proprio potere, per il
proprio prestigio, per i propri benefici economici, e soprattutto
perché, nell'Impero, siano liberi da qualsiasi possibilità di
controllo.
La rappresentanza democratica è una farsa laddove si parlano decine
di lingue diverse e dove il cosiddetto "Parlamento" non possiede
nessun potere né legislativo né esecutivo.
Vorremmo che ci fosse, sull'Unione Europea, almeno qualche puntata
del Processo di Biscardi, e non lo diciamo per scherzo. Ma
certo il calcio è di gran lunga più importante della democrazia,
della libertà, dell'Italia.
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Quando la Storia si ripete
In base alle poche informazioni che abbiamo fornito, sarà facile
comprendere che i tre paesi baltici hanno in comune fra loro soltanto
essere stati per mezzo secolo oppressi dall'URSS: popolazioni diverse,
lingue diverse, monete diverse, costumi e culture diverse. Ma se sono così
diversi fra loro, pur vicini territorialmente, cosa mai possono avere in
comune con gli Italiani tanto da dover annullare la propria identità nel
mare indistinto dell'identità geografica europea? E' questo il terribile
dramma che tutti i popoli vivono, in modo ancora il più delle volte
inconsapevole, assogget-tandosi al disegno politico che i governanti
vogliono realizzare a tutti i costi dell'Unione Europea. Naturalmente di
fronte al "sì" di vari referendum, la strategia dei governanti appare
"democraticamente" fondata. Ma noi, gli Italiani, sappiamo bene quali
strumenti siano stati usati: enorme pressione pubblicitaria ideale al
grido della "Pace"; nessuna conoscenza reale; consenso comprato con fiumi
di denaro proveniente dai cittadini stessi, ma a loro insaputa; divieto
assoluto di dibattito. Ma, soprattutto (di questo siamo sicuri):
l'impossibilità per i popoli di immaginare il futuro che è stato
predisposto dai politici. Un futuro che deve eliminare le diversità così
come ha eliminato le monete, e che finirà necessariamente in una
catastrofe perché, ammesso che si riesca a imporre con la forza
l'abbandono della propria identità, non esiste - e nessuno la può
inventare - quella da raggiungere.
In altri termini: si è tentato, attraverso i secoli, di costringere un
popolo ad assumere l'identità dei conquistatori, ma questa identità
possedeva dei tratti costituiti, quale, per esempio, quella russa appunto
nei paesi baltici operata dai sovietici. Ma siccome l'identità "europea"
non esiste, non si può "europeizzare" i popoli invece che "russificarli".
Quale volto, quale profilo europeo si propongono, nella loro smisurata
volontà di potenza insieme alla loro smisurata ignoranza, i costruttori di
Maastricht? □
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In
Lituania il referendum si è svolto il 10 e 11 Maggio 2003 con
un risultato, ahimé, quasi sovietico: quasi il 90% di sì. |
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LITUANIA
- La Lituania ha una superficie di 65.301 Km2, con una
popolazione di 3.724.000 (stima del 1994) e una densità di 57
abitanti per Km2. Situata nell'Europa nordorientale, è la più
meridionale e la meno aperta sul Baltico delle tre repubbliche. Il
territorio comprende più di 3.000 laghi con paludi che ricoprono il
6% della superficie complessiva. Il clima è continentale temperato
e favorisce la crescita della foresta mista di conifere e
latifoglie; foresta che, nonostante un intenso sfruttamento, copre
oggi un quarto del territorio.
La popolazione lituana, stabilitasi in questa zona intorno al X
secolo, subì per lungo tempo la pressione dei Cavalieri teutonici.
In seguito il suo destino fu legato a quello della Polonia, con i
suoi momenti di predominio e le sue ripetute, tragiche spartizioni
fino a quando, alla fine del '700, il territorio lituano venne
annesso alla Russia, fatta eccezione per il distretto di Memel che
rimase in mano tedesca fino al 1923. L'indipendenza, però, durò
poco. Nel 1940 fu occupata dall'URSS e la popolazione dilaniata: da
una parte i tedeschi che deportarono in Germania circa 250.000
persone (in maggioranza Ebrei) e dall'altra i sovietici che
deportarono in Siberia oltre 255.000 Lituani (chissà perché, però,
i crimini sovietici non compaiono mai nell'elenco di auelli
sottoposti ai tribunali internazionali).
La Lituania, uscita dal blocco sovietico nel 1990, è oggi una
repubblica parlamentare con un Presidente eletto a suffragio
diretto.
La moneta è il lita: La lingua ufficiale è il lituano, i cui primi
documenti scritti risalgono soltanto al XVI secolo, appartiene,
come il lettone, al gruppo delle lingue baltiche ma, data la sua
storia politica, vi si parlano anche il polacco e il russo.
La religione cattolica è praticata dal 78% della popolazione con
una minoranza di ortodossi.
L'economia è agricolo-industriale, con un ricco allevamento bovino.
Forte sfruttamento delle foreste con una sviluppata industria del
legno. Nella città di Igualina è stata costruita dall'URSS una
centrale elettronucleare con gli stessi criteri di quella di
Cernobyl, che fornisce alla Lituania il 70% del suo fabbisogno di
corrente elettrica, ma che dovrebbe essere chiusa nel 2009 con un
finanziamento di 3 miliardi di euro promessi dall'Unione Europea. □ |
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ESTONIA - L'Estonia ha una superficie di
45.226 Km², una popolazione di circa 1.500.000
persone con una densità di 33,1 abitanti per Km²;
affacciata sul mar Baltico nel nordest dell'Europa, in posizione di
penisola settentrionale rispetto agli altri due paesi baltici, la
Lettonia e la Lituania, l'Estonia si trova a un crocevia fra
l'entroterra continentale slavo e i paesi scandinavi. Il territorio
comprende circa 1.500 laghi di ogni dimensione e altrettante isole
e isolotti per circa il 10% del territorio, mentre vaste superfici
sono coperte da torbiere e paludi. Il 38,5% del rimanente
territorio è coperto dalla foresta temperata settentrionale e da
boschi fino nelle vicinanze dei centri urbani. Gli Estoni
discendono da popolazioni ugro-finniche stanziatesi in quest'area
negli ultimi secoli a.C. Invasi nel secolo IX dai Vichinghi,
successivamente in ondate ricorrenti dai Russi. Subirono poi una
lunga fase di germanizzazione tanto che il tedesco è stato per
secoli la lingua ufficiale. Alla "germanizzazione" subentrò, dal
1.700 in poi la "russificazione" sotto il dominio zarista, fino
alla rivoluzione bolscevica e alla indipendenza proclamata nel
1918. Ma le sofferenze degli Estoni non erano finite. Fra il 1918 e
il 1945 quando divenne parte dell'URSS, si ebbero due occupazioni
sovietiche ed una tedesca con deportazione di 60 mila Estoni in
Russia e una forte immigrazione russa che ha finito col diventare
il 30% della popolazione. Proclamata l'indipendenza dalla Russia
con un referendum nel 1991, oggi l'Estonia è una Repubblica
parlamentare con un Presidente eletto dal popolo.
La religione prevalente è evangelico-luterana con una minoranza
russo-ortodossa. L'economia è prevalentemente . L'economia è
prevalentemente agricolo-industriale: importante la produzione del
legno, l'allevamento suino e bovino, e la pesca. La moneta è la
corona estone (15,6466 al cambio con l'euro; 0,0698 al cambio col
dollaro in data 30 agosto).
La lingua ufficiale è l'Estone (appartiene al gruppo ugro-finnico
con influenze del suomi finlandese).
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LETTONIA - La Lettonia, situata
nell’Europa nord orientale, con 500 km di coste affacciate sul Mar
Baltico, ha una superficie di 64.610 Km²,
una popolazione di circa 2.552.000 abitanti con una densità di 39,5
abitanti per Km². Il clima, di tipo
continentale temperato, favorisce la crescita della foresta che
copre il 40% del territorio.
La popolazione, di origine ugro-finnica, si mischiò con una
popolazione baltica, i Letti in lingua finnica, da cui il nome di
Lettonia durante il IX secolo. La loro vita cambiò drammaticamente
con la cristianizzazione forzata operata dall’ Ordine dei
cavalieri teutonici rimanendo per circa due secoli sotto la
dominazione tedesca. L’adesione alla Lega Hanseatica nel 1280 stabilizzò
prima il predominio tedesco, poi il principato polacco-lituano,
infine un breve dominio svedese e infine il passaggio all’Impero
russo di Pietro il Grande con una massiccia “russificazione”.
Appena liberatasi dalla dominazione russa, in seguito alla
rivoluzione bolscevica, la Lettonia proclamò la propria
indipendenza nel 1918, ma ricadde sotto la dominazione russa con la
forzata annessione all’URSS avvenuta alla fine della 2a guerra
mondiale. Più che nelle altre due repubbliche baltiche, anch’esse
annesse all’URSS, Mosca perseguì in Lettonia una politica di
dispersione-distruzione del popolo che si può riassumere in questi
dati: vennero deportate in Siberia e nella zona russo-asiatica
centrale nel solo periodo fino al 1949 più di 77.000 persone. Nei
successivi quarant’anni di occupazione sovietica, i Lettoni, già
ridotti a tre quarti in conseguenza della deportazione (200.000
persone), sono diventati la metà a causa dell’immigrazione nel
loro paese, pianificata dall’URSS, di russi, bielorussi ed ucraini.
L’indipendenza è stata proclamata con un referendum dopo la caduta
dell’Unione Sovietica nel 1991.
Oggi la Lettonia è una Repubblica parlamentare. La lingua ufficiale
è il lettone, che appartiene al gruppo baltico delle lingue
indo-europee come il lituano (con alfabeto latino); ma è ovviamente
molto parlato anche il russo.
La moneta è il lat.
la religione prevalente è quella luterana (55%); quella cattolica
(24%) e quella ortodossa (9%) sono dovute, come è evidente, alle
immigrazioni di russi ed ucraini.
L'economia agricola è molto fiorente, come pure la zootecnia,
favorita dalla natura del territorio; infine la pesca e la
produzione di legname.
Come in tutti gli altri paesi, anche in Lettonia i governanti
sono favorevoli all'ingresso nell'Unione Europea, ma il risultato
del referendum popolare del prossimo 20 settembre è molto incerto.
Come vedremo anche per la Lituania, passare da una Unione (quella
sovietica) a un'altra, non entusiasma un popolo che ha già tanto
sofferto e che dai politici, quali che essi siano, non si aspetta
nulla di buono. □
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